La Ferrari 499P di Alessandro Pier Guidi, Antonio Giovinazzi e James Calado ha vino l'edizione del centenario della 24 Ore di Le Mans, la decima nella storia del Cavallino Rampante

Ferrari vince la 24 Ore di Le Mans del centenario con Pier Guidi, Giovinazzi e Calado. Toyota battuta

di Nicola Desiderio
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La Ferrari vince la 24 Ore di Le Mans, la 91ma della storia e quella del centenario, a 50 anni dalla sua ultima partecipazione nella massima categoria, e lo fa con la 499P numero 51 guidata al traguardo da Alessandro Pier Guidi, artefice di questo trionfo insieme ad Antonio Giovinazzi e a James Calado.

La Rossa si è imposta sulla Toyota GR010 numero 8 guidata da Sebastien Buemi, Ryo Hirakawa e Brendon Hartley, vincitrice lo scorso anno, che è arrivata a meno di un minuto in mezzo dalla testa mentre sale sull’ultimo gradino del podio la Cadillac V-Series.R numero 2 di Earl Bamber (vincitore nel 2015 con la Porsche), Alex Lynn e Richard Westbrook di fronte all’altra numero 3 di Sebastien Bourdais, Renger Van Der Zande e Scott Dixon completando per il marchio americano il miglior risultato mai ottenuto a Le Mans.

L’altra Ferrari, la numero 51, è arrivata al quinto posto a 6 giri a causa di un problema al raffreddamento del motogeneratore anteriore avuto intorno alle due di notte. L’equipaggio firmato da Antonio Fuoco, Miguel Molina e Nicklas Nielsen lascia comunque la pista de La Sarthe con la pole position (3:22.982), il miglior tempo sul giro in gara (3:26:984, tornata 306 sulle 341 in totale) e la velocità più elevata registrata su rettilineo dell’Heunaudieres: 347,85 km/h.

 

Numeri che spiegano un dominio prestazionale che, nell’economia della gara, è stato tutt’altro che facile da imporre fino alla fine. All’inizio infatti la Toyota sono balzate in avanti e poi è stato un continuo alternarsi di bandiere gialle che hanno spezzato il ritmo, ma hanno anche permesso a tutte le case ufficiali di condurre la gara alimentando lo spettacolo e la competizione. Tra queste, la Porsche che con le sue quattro 963 (tre ufficiali e una del team Hertz Jota) è riuscita a portarne al traguardo solo due, una a 13 e l’altra addirittura a 22 giri.

Pari ha fatto la Peugeot che, con la caduta della pioggia all’arrivo dell’oscurità, ha fatto valere la possibilità di attivare la trazione integrale da 150 km/h rispetto a Ferrari e Toyota e di avere le ruote anteriori di pari misura a quelle posteriori. In quella fase la 9X8 numero 94 si è issata in prima posizione prendendo tutti di sorpresa visti i risultati deludenti nel corso delle prime tre gare del WEC. La macchina francese, guidata da Duval-Menezes-Müller ha mantenuto anche un buon ritmo, ma alla lunga ha pagato una serie di guai ed incidenti che hanno relegata le 9X8 all’8° e al 12° posto rispettivamente a 12 e 30 giri.

Oggi le auto che potevano davvero giocarsi la vittoria erano Toyota e Ferrari. La Rossa sembrava allora allungare, ma ecco che intorno alle mezzanotte sono arrivati due colpi di scena. Il primo con la 499P di Pier Guidi che alle 23:57 è uscito sulla ghiaia, ma è riuscito ad arrivare ad una striscia di cemento lungo le protezioni. Ne ha approfittato allora la Toyota di Kamui Kobayashi che, a mezzanotte in punto, ha trovato alle curve Dunlop una Ferrari 488 ferma e a luci spente. Il giapponese aveva già rallentato per evitarla, ma dietro di lui è arrivata l’Alpine numero 35 di Rojas che tamponava violentemente entrambe le vetture. Il “Koba” ha provato a ripartire, ma alla Tertre Rouge non ha potuto far altro che fermarsi sull’erba e togliersi il casco.

La Ferrari numero 50 ha allora iniziato a volare, ma alle 2 si è dovuta fermare lasciando lo spazio all’altra 499P e alla GR010 numero 7 che, da quel momento in poi, hanno iniziato un duello a distanza che più tardi ha visto un’altra possibilità per la Toyota. La numero 51 infatti, rientrata ai box, non ne voleva sapere di ripartire, ma Pier Guidi ha riavviato l’intero sistema riuscendo a ripartire. E la circostanza si è ripetuta per altre due volte, l’ultima delle quali a soli 25 minuti dalla fine facendo gelare il sangue all’interno del box Ferrari dove, insieme al ceo Benedetto Vigna e al presidente John Elkann, c’erano a sorpresa il ceo di Volkswagen AG, Oliver Blume, e Wolfgang Porsche oltre a Charles Leclerc.

Con questa vittoria la Ferrari porta il suo bottino a Le Mans a 10 vittorie entrando nel ristretto club della doppia cifra con Audi (13) e Porsche (19) e lo fa con un equipaggio per due terzi italiano del quale fa parte il veterano Alessandro Pier Guidi. Non a caso, il pilota di Tortona (AL) è stato quello designato a vedere dall’abitacolo la bandiera a scacchi. Lui ha dato al Cavallino tre titoli WEC, altrettante vittorie nella categoria GTE a Le Mans e lo scorso anno ha sommato, ai già citati trofei, anche la International GT Challenge. È stato sempre lui a compiere lo shake-down della 499P a Fiorano e a fare, insieme al suo fido compagno James Calado, da chioccia ad un Antonio Giovinazzi che finalmente ha potuto ascoltare l’inno di Mameli.

Per la Toyota una sconfitta amara, ma non troppo. Ha perso infatti contro una macchina fortissima e con un balance of performance non certo favorevole, dimostrando ancora una volta un’affidabilità totale. A non funzionare stavolta sono stati la strategia e il sangue freddo di qualche pilota come Ryo Hirakawa che in un solo stint al mattino presto ha sperperato un vantaggio di 40 secondi nei confronti di Pier Guidi e, ad un’ora e mezza dalla fine, è andato dritto alla curva Mulsanne mentre era a 12 secondi dalla vetta con tempi pari o migliori alla Ferrari.

Nella LMP2, categoria che il prossimo anno è destinata a scomparire, si è imposta la Oreca-Gibson numero 34 della Inter Europol Competition guidata da Scherer-Smichowsky-Costa che ha avuto la meglio sulle due vetture del team WRT, dal prossimo anno impegnato con la BMW nel WEC nella categoria Hypercar, insieme agli altri nuovi arrivi di Alpine, Lamborghini e Isotta Fraschini. Anche le LMGTE Am il prossimo anno spariranno dando spazio alla LMGT3 derivata dalla GT3 internazionale. L’ultima vittoria di questa classe è della Chevrolet Corvette C8.R di Nicky Catsburg, Ben Keating, Nicolas Varrone.

La vettura americana, alla nona vittoria a Le Mans e la prima con il motore centrale, completa l’ottimo risultato della Cadillac per la General Motors e si conferma davvero la più forte dopo due vittorie nel campionato WEC, nonostante i diversi problemi meccanici e i piccoli incidenti in gara. Dopo l’alternarsi delle varie Ferrari 488 e Porsche 911 RSR alla testa della gara, la vettura numero 33 di Nicky Catsburg, Ben Keating e Nicolas Varrone ha preso il sopravvento a qualche ora dalla fine mantenendo la testa fino alla fine e arrivando davanti alla Aston Martin Vantage della ORT by TF numero 25 di Al Arthy-Dinan-Eastwood e alla Porsche 911 RSR numero 86 di Wainwright-Barker-Pera.

Altra piccola affermazione americana di GM – ma solo virtuale – è quella della Chevrolet Camaro ZL 1 numero 24 della NASCAR che, gareggiando fuori regolamento per il Garage 56, è arrivata al traguardo al 39° posto senza neppure un graffio. A condurla per 24 Ore a Le Mans un team molto speciale composto da Jimmie Johnson (7 volte campione NASCAR), Mike Rockenfeller (due volte vincitore a Le Mans e non solo) e il campione del mondo 2009 di Formula 1, Jenson Button.

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Domenica 11 Giugno 2023 - Ultimo aggiornamento: 12-06-2023 15:50 | © RIPRODUZIONE RISERVATA