Bruno Famin dal 2022 è responsabile per lo sviluppo del motore di Formula 1 di Alpine e si sta occupando anche di quello per competere dal 2024 nelle corse di durata ai massimi livelli

Famin (Alpine): «La nostra LMDh progettata per apparire un’Alpine e semplice per l’affidabilità»

di Nicola Desiderio
  • condividi l'articolo

Bruno Famin è di quelli che hanno le corse nel sangue e quando gli si chiede come è cambiato il mondo delle competizioni in tutti gli anni nei quali vi si è dedicato, il sorriso e gli occhi gli si accendono. «Penso che non sia cambiato nulla. La cosa fondamentale è andare più forte degli altri e tagliare per primi il traguardo» mentre guarda la Alpine A424_ꞵ, il prototipo presentato a Le Mans e con il quale il marchio francese vuole competere ai massimi livelli del WEC già dal prossimo anno. Famin è nel motorsport dal 1989 e ha messo la zampino nella 905 Spider, nella 908 che ha vinto al Le Mans nel 2009 e nelle altre Peugeot che hanno vinto a Dakar tra il 2016 e 2018 prima di entrare all’interno dell’organo di governo degli sport motoristici per la FIA. Dal 2022 è il responsabile del motore dell’Alpine di Formula 1 e dalle sue direttive sta nascendo il V6 3.4 che deve essere integrato all’interno del telaio Oreca con la parte elettrica standard per costituire il sistema di propulsione ibrido previsto dal regolamento LMDh.

Questa vettura condivide lo stesso telaio con l’Acura che corre nell’IMSA, ma ha apparentemente un approccio più conservativo. Perché questa scelta?

«Perché volevamo prenderci l’opportunità data dalle regolamentazioni di far apparire la nostra vettura come una vera Alpine. Gli altri hanno scelto approcci diversi e questo ci interessa poco perché l’aspetto estetico è una delle chiavi di questa categoria, ma senza compromessi in termini di performance».

Per il motore avete scelto ancora una volta Mecachrome con un V6 dotato di bancate a 90 gradi e un solo turbocompressore. Perché?

«Semplicità. Quello che non c’è non si rompe e l’affidabilità è un aspetto chiave delle corse di durata».

Anche l’Isotta Fraschini ha scelte simili. Secondo lei per gli stessi motivi?

«Sì, perché le bancate un po’ più aperte permettono di fare un motore più compatto e di avere una migliore integrazione con la vettura. Secondo la mia filosofia: più semplice è la macchina e meglio è. Non ho dubbi».

Il regolamento tecnico LMDh per le GTP dell’IMSA e le Hypercar nel WEC è lo stesso. In teoria, i due campionati avrebbero bisogno di due approcci progettuali diversi?

«No, non lo credo. La nostra vettura sarà omologata per il WEC e per l’IMSA, ma penso che per il 2024 ci concentreremo dapprima per il campionato mondiale. Per il 2025 puntiamo a quello americano, o direttamente o attraverso un team cliente. Ne saremmo molto felici».

Che tipo di tecnologia derivata dalla Formula 1 è applicabile a una vettura come questa?

«Non posso entrare ovviamente nel dettaglio, ma posso dire che non c’è tanto una tecnologia specifica. Il principale fattore di collegamento è soprattutto il know-how, in particolare per la gestione dell’energia».

Lei ha vinto la 24 di Le Mans nel 2009 con la Peugeot 908 dotata di un poderoso motore diesel V12. Che differenze ci sono tra quel mondo delle corse è questo?

«Penso nessuna. Alla fine ha ragione Colin Chapman il quale diceva: per finire primi le gare, bisogna prima finirle. Nelle corse, soprattutto quelle di durata, l’affidabilità è fondamentale. È sempre stato così e lo sarà sempre».

Avete preso alcuna decisione riguardo ai piloti?

«Qualcuna sì, ma c’è ancora tempo per completare la nostra linea di piloti. La comunicheremo a tempo debito».

Nel frattempo avete già fatto sapere che l’auto scenderà in pista già dal mese prossimo. Avete già pronti i piloti per svilupparla?

«Assolutamente sì, siamo pronti e abbiamo già stabilito un programma di sviluppo ben definito».

  • condividi l'articolo
Domenica 11 Giugno 2023 - Ultimo aggiornamento: 13-06-2023 10:38 | © RIPRODUZIONE RISERVATA