Pandemia, guerra, crisi del gas, impennata dei prezzi, incertezza politica. Ce n’era abbastanza per mettere in ginocchio l’intero Paese. Bonus e sussidi governativi hanno evitato il default definitivo e resilienza è diventata la parola più diffusa. Si poteva, in questo scenario d’incertezza e depressione prevedere che un settore del nostro Made in Italy come la nautica da diporto potesse registrare percentuali di crescita a due cifre, incrementando produzione, vendite, export, fatturati e persino ordini proiettati fin oltre il 2024?
Due anni fa, quando il virus maledetto s’infiltrò nelle nostre vite, nessuno avrebbe potuto ipotizzarlo. E invece la nautica italiana, da sempre un comparto poco assecondato dalla politica (che mai ha compreso realmente il valore dell’economia del mare), ha letteralmente conquistato il mondo, incrementando produzione, vendite, export, occupazione. Un boom inatteso, che si è plasticamente manifestato in occasione dei saloni nautici di Cannes e Genova, il primo andato in scena dal 6 all’11 settembre, il secondo inaugurato giovedì scorso (chiuderà domani).
Qui, lungo il litorale franco-italiano tra Costa Azzurra e Liguria, il Made in Italy del mare ha messo in mostra il meglio delle nostre capacità in materia di stile, design, tecnologia, innovazione. Valori che hanno generato risultati inimmaginabili: nell’anno nautico 1 settembre 2021-31 agosto 2022 la produzione è cresciuta del 31%, toccando i 6 miliardi e 110 milioni di valore. L’incremento del fatturato è stato del 31,1%; l’export (ben sostenuto dall’ICE) ha toccato il massimo storico di 3,37 miliardi; +9,7% la crescita degli addetti.
E la crisi ucraina? Il costo del gas e delle materie prime? Gli oligarchi russi nella black list? Allo stato attuale – viene assicurato da Confindustria Nautica – tutti i maggiori gruppi hanno registrato semestrali positive e non si registrano problemi per le commesse già in portafoglio, che prevedono consegne fino a tre anni. Quanto al mercato russo, rappresenta per l’Italia il 6/8%, e gli oligarchi amici di Putin inseriti nella black list sono armatori di navi oltre i 100 metri, una cantieristica diffusa prevalentemente nei Paesi del Nord, come Olanda e Germania.
Secondo Alberto Galassi, ceo di Ferretti Group (la super holding quotata alla Borsa di Hong Kong che controlla i marchi Ferretti, Riva, Pershing, Itama, Wally, CRN, Custom Line) le ragioni di questo boom maturato nel pieno della pandemia sono legate proprio all’emergenza virus, che ci ha privati della libertà. “Noi produttori – sostiene l’avvocato-manager – vendiamo isole private, dove non ti senti costretto ma libero. E poi, il nostro mercato è mondiale, e in giro per il pianeta c’è più liquidità di quanto si possa immaginare”.
Questo scenario da favola probabilmente sbalordisce gran parte dei comuni mortali angustiati dal problema delle bollette e dell’inflazione, e tra gli stessi operatori della cosiddetta piccola nautica (quella dei gommoni e delle barchette fuoribordo) non manca chi teme una stretta dei consumi, se non proprio una ritirata del ceto medio. Che cosa accadrà? Secondo il presidente della Fondazione Edison Marco Floris, che cura il dossier annuale “La nautica in cifre”, occorre cautela. “Tra bonus e incentivi – osserva – l’economia ha reagito al periodo complesso ed è probabile che il terzo trimestre prosegua positivamente, ma le incognite sono concentrate sul quarto trimestre. E le sfide – aggiunge – sono legate ai settori energivori e delle materie prime, centrali per le nostre filiere”.
Ciò detto, i nostri cantieri più importanti – Ferretti Group in testa – si sono presentati a Cannes e a Genova con flotte di yacht e superyacht capaci di recitare il ruolo dei protagonisti, esibendo autentici gioielli di un Made in Italy illuminato e proiettato sull’innovazione. Che non riguarda solo l’ingegneria navale, meccanica e prestazioni, ma anche lo stile, la ricerca degli spazi vivibili a bordo, del comfort e del rapporto sempre più diretto con il mare. Di spicco, tra le tante new entry, la flotta di ben 25 imbarcazioni, tra le quali 5 anteprime mondiali, per i brand Ferretti Yachts, Riva e Custom Line, oltre al model year 2022 dell’Itama 62RS. Sia a Cannes che a Genova hanno conquistato la scena l’innovativo flybridge del nuovo Ferretti 860 e l’esclusivo Riva Anniversario, creato per celebrare i 60 anni del mitico Aquarama.
Tra i protagonisti di questo made in Italy vincente anche Sanlorenzo, che è tornato a uno stile meno anticonformista con la linea SP (Sport Performance) e a Genova ha conquistato la scena con l’SD118, ammiraglia del salone con i suoi 35,75 metri, un soffio più dell’Amer 120 del gruppo Permare, che a Cannes ha ricevuto il premio “Cantiere dell’anno 2022”.
Tra le new entry più ammirate il Fiart P54 progettato dall’archistar Stefano Pastrovich, l’intera gamma Pardo e le più recenti creazioni di Absolute, Arcadia, Canados, Cranchi, EVO, Rio, Rizzardi, Solaris. Interessanti anche i nuovi gozzi di Apreamare e Mimì, e molte le novità nel comparto dei fuoribordo, con Honda e Suzuki in primo piano.
Come sempre affollatissimo il comparto dedicato ai gommoni: in evidenza il primo battello pneumatico costruito da Rio, l’Inagua S di 10 metri, che ha ricevuto il premio Design Innovation Award. Tra i maxi-RIB hanno debuttato i 50 piedi di Capelli Tempest, Prince Nuova Jolly e Pirelli P50 by Tecnorib, tutti protagonisti di un comparto ricchissimo, all’interno del quale spicca anche l’Anvera 58, gigante in carbonio di 17 metri.