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FRANCOFORTE - Non è facile sostituire una leggenda. Ci vuole tempo, e Land Rover lo ha dimostrato nei fatti, procedendo con i piedi di piombo quando si è trattato di rimpiazzare il suo modello simbolo, il Defender con il quale il brand è nato, sul quale ha costruito prestigio e successo e grazie al quale si è ritagliato un ruolo da protagonista assoluto nella storia dell’automobile e dell’off-road. Sono passati 8 anni da quando al Salone di Francoforte il concept DC100 – accolto con interesse ma anche con qualche perplessità per il suo stile ritenuto troppo di rottura – fece capire che per l’icona del fuoristrada mondiale si avvicinava l’ora del pensionamento, e ne sono trascorsi più di tre da quando – il 29 gennaio 2016 – l’ultimo Defender «classico» ha lasciato le linee di montaggio di Solihull. Oggi l’erede è stato finalmente svelato, sempre a Francoforte, nel corso di una spettacolare presentazione che l’ha visto raggiungere il palcoscenico scendendo da una rampa dalla pendenza vertiginosa, esibendo uno stile che, pur ispirandosi al capostipite nelle linee squadrate del capostipite, nel posteriore tagliato con l’accetta, nella ruota di scorta applicata all’esterno del portellone, evidenzia alcuni trattamenti estetici sofisticati, soprattutto nel frontale che rappresenta la rottura più evidente rispetto al passato e che per questo diventa l’elemento forse più divisivo nella sterminata platea dei “defenderiani”.
Non pochi di loro, infatti, parlano di un nuovo Suv di lusso, supportando questa convinzione con la scelta della scocca portante e l’addio al telaio a longheroni che per gli appassionati duri e puri è il prerequisito fondamentale di ogni vero fuoristrada. A questi rilievi il costruttore risponde enfatizzando la robustezza del nuovo pianale D7x, il più rigido mai prodotto in Land Rover, studiato per superare le procedure di prova più severe del costruttore, che vanno ben oltre gli standard normalmente previsti per i Suv.
Di certo i numeri, profondità di guado 90 cm, altezza da terra 291 mm, 900 kg di capacità di carico, angoli di attacco e uscita ottimizzati (38° e 40° rispettivamente), e il supporto di tecnologie sofisticate – la funzione Wade di ausilio al superamento dei guadi profondi, il Terrain Response 2 configurabile per l’off-road e il ClearSight Round View che rende visibile il terreno antistante le ruote normalmente nascosto dal cofano – disegnano l’identikit di un mezzo quasi inarrestabile. I motori previsti per il nuovo Defender, tutti della famiglia Ingenium, sono i 4 cilindri 2.0 diesel twin turbo da 200 e 240 cv e 2.0 turbo a benzina da 300 cv, mentre al vertice dell’offerta si colloca il 6 cilindri a benzina da 400 cv dotato di tecnologia Mild Hybrid con rete di bordo a 48 Volt. A dare il via alle consegne, all’inizio del 2020, sarà il Defender 110 a 5 porte, disponibile con un listino che parte da 57.400 euro nelle configurazioni e 5, 6 o 5+2 posti e personalizzabile con ben 4 pacchetti di accessori specifici denominati Explore, Adventure, Country e Urban.
Nel corso dell’anno – quando con il Model Year 2021 sarà svelata anche la versione ibrida plug-in – la gamma verrà arricchita con il più compatto Defender 90 (nonché con due derivativi per impieghi commerciali) disponibile a 5 o 6 posti a partire da 51.400 euro, che con la “sorella maggiore” condivide motori e pacchetti, nonché l’intero catalogo di accessori singoli che con 170 voci è il più ricco mai proposto da una Land Rover. Se a tener banco è stato ovviamente il ritorno delle leggenda, non si può dimenticare il rinnovamento di un altro cavallo di battaglia del brand britannico come la Discovery Sport, il cui listino parte ora da 39.000 euro. Una vera campionessa di versatilità grazie alle 24 possibili configurazioni dell’abitacolo in cui possono trovare posto fino a 7 occupanti.
Se il restyling ha portato più spazio a passeggeri e bagagli (il volume loro destinato arriva a 1.794 litri), tecnologie d’avanguardia per l’assistenza alla guida, la connettività e l’infotainment, la novità più importante riguarda la propulsione: l’aggiornamento alla piattaforma Pta ha permesso di affiancare a tutti i motori benzina e diesel un sistema mild hybrid, mentre nella gamma entra per la prima volta una versione ibrida plug-in con motore termico 3 cilindri a benzina.