Nissan, Qashqai e X-Trail con l'ibrido da favola. Si rifornisce nel modo tradizionale ma la spinta è quella di un motore ad elettroni
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FE, Volpe (Nissan): «Sorpreso dalla Kiro. Noi vorremo arrivare a Londra e essere in lotta per almeno uno dei tre titoli»
SAN PAOLO – Lo hanno subito chiamato e messaggiato dal quartier generale in Giappone. Tommaso Volpe, il manager calabrese che dirige il motorsport e, in particolare, le operazioni in Formula E di Nissan, aveva spinto per rilevare la scuderia e-dams e ne aveva poi modificato il modo di lavorare, spostato la sede e ingaggiato nuove persone. Si è messo in gioco e, seppur grazie alla scuderia cliente che porta peraltro un nome importante, Neom McLaren, ha ottenuto il primo e storico successo nel mondiale elettrico di una monoposto giapponese. E questo proprio alla vigilia dello sbarco del campionato a Tokyo, dove Nissan arriva forte dei due podi consecutivi conquistati da Oliver Rowland, il pilota che Volpe aveva assolutamente voluto riportare a “casa” dopo l'anno alla Mahindra.
«Speriamo non siano casi isolati – sorride sollevato Volpe a pochi passi dal tracciato del Sambodromo di San Paolo – e che si verifichino il più spesso possibile durante la stagione».
Sei più contento per il doppio podio di Rowland o sei più dispiaciuto che la prima vittoria sia arrivata grazie alla McLaren?
(ride) «Bella domanda... Per la verità adesso che è stato istituito il titolo costruttori i loro punti contribuiscono alla nostra classifica, ma sarebbe stato indubbiamente meglio se avessimo vinto noi per primi. Diciamo che questi sono bei problemi da avere».
Il doppio podio di San Paolo è la conferma che la macchina è migliorata.
«Abbiamo ancora un gap con le monoposto più forti, anche perché non potendo intervenire sull'hardware abbiamo potuto lavorare solo sui sistemi di controllo. Sicuramente siamo un passo avanti rispetto all'anno scorso. Non credo che nell'economia della stagione ci saranno grandi cambiamenti dei valori, però qualche sorpresa qui e lì, magari...».
Parliamo del ritorno di Rowland, fortemente voluto da te: una scelta non scontata.
«Oggi posso dire che è una bella soddisfazione, anche personale. Quando ho cominciato a condividere questa idea, pur spettando a me la decisione finale, è stata considerata controversa».
In teoria le migliori credenziali per l'esordio della Formula E in Giappone.
«Per Nissan è il mercato domestico. Il nostro quartier generale è a quaranta minuti e avvertiamo la pressione per conseguire risultati importanti. È una pressione positiva, ma è pur sempre una pressione: speriamo di non deludere nessuno».
A Tokyo ci saranno grandi aspettative.
«Appunto: i top manager mi hanno chiamato. Spero che dopo i due podi di fila nessuno ritenga che piazzamenti così siano facili da ottenere».
Con Ian James, il Team Principal della Neom McLaren, cosa vi siete detti?
«Ci siamo congratulati a vicenda. C'è un rapporto quasi di amicizia».
Cosa organizzerete in Giappone in occasione dell'ePrix del 30 marzo, la quinta gara della decima stagione?
«Avremo personale, concessionari, tanti dirigenti e il Ceo stesso saranno con noi a seguire la corsa. Sarà una settimana intensa».
Arrivi in Giappone più sereno dopo la vittoria?
«In generale comincio a sentirmi più tranquillo per la stagione. Il nostro obiettivo era comunque realistico perché non abbiamo ancora raggiunto quel livello che ci permette di lottare per il campionato, però vogliamo conquistare una posizione “credibile” in classifica, quarti o quinti».
Siete sulla buona strada.
«Ma è ancora lunga, perché, ad esempio, scuderie come la Envision (campione del mondo a squadre in carica, ndr) non hanno ancora i punti che avrebbero normalmente. E adesso ci si è pure messa McLaren come rivale in “casa” e anche Ds sta andando bene. Rispetto all'anno scorso quando si vedevano solo le Jaguar e le Porsche in questa stagione la competitività è maggiore, anche se, alla fine, i valori non saranno troppo diversi».
Alla vigilia della gara di Tokyo per quale risultato metteresti la firma adesso?
(sorride) «Se non dico podio e il Ceo legge l'articolo mi sa a Tokyo non ci arrivo nemmeno».