Audi, Qatar Investment Authority si allea con i Quattro Anelli per l'avventura in F1 dal 2026
Audi, tecnologia al top. I Quattro Anelli lanciano due piattaforme, la PPE elettrica e la PPC che è il massimo della termica
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DAMMAM – La Dakar 2023 riservata alle auto si è chiusa nel nome dell'Hunter della ProDrive e, naturalmente, di Nasser Al-Attiyah, il principe del Qatar già bronzo nello skeet alle Olimpiadi di Londra, che ha guidato il pick-up Hilux della Toyota Gazoo Racing alla seconda vittoria consecutiva, la terza con il costruttore giapponese (nel 2019 la prima). Per il 52enne nobile pilota si tratta della quinta affermazione dopo quelle ottenute con Volkswagen (2011) e con Mini (2015).
La seconda settimana dal rally raid, ancora una volta penalizzato da piogge torrenziali che avevano già condizionato la prima (una tappa delle moto era stata addirittura cancellata e una parte del tracciato era stato poi modificato per tutti), è stata dominata dall'Hunter: Sébastien Loeb (Bahrain Raid Xtreme) ha vinto sei tappe di fila (sette in totale), mentre con lo stesso veicolo Guerlain Chicherit (Cgk) si è imposto nell'ultima frazione. Con il buggy britannico i due transalpini si sono aggiudicati 9 stage. Con l'Audi elettrica ad autonomia estesa Rs Q e-tron E2, una sfida tecnologica da parte del costruttore tedesco, Mattias Ekström è rimasto per la quinta volta consecutiva volta sul podio. La sua è peraltro la sola auto con le insegne dei Quattro Anelli arrivata in fondo dopo i ritiri forzati degli altri due alfieri del “dream team”, Stéphane Peterhansel e Carlos Sainz. Oggi lo svedese è arrivato secondo davanti a Sebastian Halpern con la Mini Jcw dell'X-Raid.
Al-Attiyah ha vinto tre tappe (la seconda, la quinta e la sesta): è passato al comando con il tredicesimo posto della terza (solo nella settima è arrivato più indietro, quattordicesimo) ed ha lentamente e inesorabilmente cementato il suo primato. Alle sue spalle gli avversari sono “saltati”, inclusi Peterhansel (che era secondo), Sainz (che era quarto) e il compagno di squadra della Toyota Gazoo Racing Henk Lategan (che era terzo). Il principe del Qatar conosce le insidie del deserto e assieme al navigatore francese Mathieu Baumel, che lo affianca dal 2015, ha evidentemente imparato come evitarle trovando il giusto equilibrio tra velocità e regolarità beneficiando di un veicolo inequivocabilmente affidabile. Nella Top 10 finale compaiono 5 Hilux.
Loeb ha concluso anche la Dakar 2023 sul podio, ma il suo obiettivo era e resta vincerla. Dopo essere stato anche trentunesimo della generale, chiudere al secondo posto è un risultato di fronte al quale è giusto inchinarsi. Le pur prestigiose vittorie di tappe sono da attribuire sicuramente alle sue straordinarie capacità, ma anche alla scelta di Al-Attiyah di non compromettere la classifica generale. Il brasiliano Lucas Moraes con il pick-up nipponico della Overdrive è terzo: una gara da incorniciare, senza troppi rimpianti per il secondo posto “perso” in extremis.
Poi, nell'ordine, Giniel De Villiers e Henk Lategan, entrambi schierati dal Toyota Gazoo Racing, Martin Prokop con il Ford Raptor della Orlena Benzina, l'argentino Juan Cruz Yacopini (Overdrive), il cinese Wei Han con l'Smg Hw2021 (Hanwei Motorsport), il già citato Halpern e lo stesso Chicherit, che era precipitato addirittura oltre la settantesima posizione. Per trovare il primo italiano, Maurizio Gerini, navigatore della spagnola Laia Sanz (11 vittorie in moto), si scende fino alla 65^ posizione: dopo il 23° del 2022 l'equipaggio ispano-azzurro aveva ben altri obiettivi con il concept 01 della Astara. Fra i veicoli a quattro ruote, i primi italiani, 97^, sono Pietro Cinotto e Alberto Bertoldi (Xtremeplus Polaris).