La transizione energetica dell’auto passa per il noleggio. Lo dicono i numeri che si possono leggere in tanti modi ma in questo caso hanno un’interpretazione unica: in Italia le immatricolazioni dei veicoli a noleggio (a breve e lungo termine) valgono più del 30% del totale, per una flotta di oltre 1,2 milioni di unità – tutte Euro 6 - e 29 miliardi di chilometri percorsi ogni anno. Numeri destinati a crescere con la ritrovata disponibilità di prodotto dopo la lunga crisi dei semiconduttori (chip) e una platea di potenziali acquirenti della formula di noleggio estesa da aprile anche a taxi e Ncc. Numeri che suggeriscono all’associazione di categoria (Aniasa) di chiedere al governo «la revisione del peso fiscale sui servizi di mobilità turistica, urbana e aziendale a basso impatto ambientale». Un sostegno utile per uscire dall’angolo dove pandemia, perdurante crisi economica e inflazione hanno relegato il parco circolante italiano: una media di 12 anni e 2 mesi, il più anziano dell’Europa occidentale. Tanto più che il noleggio ha ormai conquistato anche i privati (senza bisogno di partita iva), con quasi 160mila contratti chiusi lo scorso anno (14% del totale).
Nel frattempo le auto “verdi” in Italia non sono più invisibili (come potete vedere nelle tabelle). Con qualche differenza in particolare per le elettriche: se il noleggio vale il 56% delle immatricolazioni totali delle ibride ricaricabili plug-in, i clienti di questa formula mostrano un interesse meno forte per le elettriche pure con una quota “solo” del 32%. Nonostante i veicoli a batteria più venduti nel nostro Paese siano quelli dei segmenti medio-grandi (13% nel primo trimestre 2023) proprio la categoria più richiesta dal mondo del noleggio (in particolare a lungo termine). Va detto però che gli utilizzatori delle cosiddette flotte hanno percorrenze quotidiane maggiori e sono più sensibili alla voce autonomia: quasi il 40% dei contratti prevede un chilometraggio annuo superiore aitrentamila km. In ogni caso, soprattutto nelle società di dimensioni più grandi, le auto zero emissioni sono ormai una priorità: a febbraio 30 multinazionali hanno proposto alla Commissione europea una normativa che imponga di elettrificare completamente entro il 2030 le flotte aziendali e contemporaneamente incrementi il numero delle infrastrutture di ricarica.
Segnali positivi arrivano anche nel settore del breve termine dove la maggior parte dei noleggi si ferma sotto i 300 chilometri, una distanza che può essere soddisfatta, almeno in teoria, da un’auto elettrica senza necessità di ricarica: tutti gli operatori offrono oggi veicoli a batterie e molte stazioni “rent a car” sono dotate di colonnine di ricarica. I numeri, ancora loro, raccontano anche che la corsa alla transizione è una maratona più che uno sprint: se la formula di noleggio è un modo per abbracciare alimentazioni alternative senza particolari rischi economici (l’incognita svalutazione dell’usato è in gran parte nelle mani dei noleggiatori), nel 2022 in Italia le versioni diesel, seppur una quota comunque in calo di 9 punti percentuali rispetto all’anno precedente, hanno rappresentato ancora il 59% delle immatricolazioni a noleggio.
Le ibride al secondo posto in termini di quota con il 16% hanno conquistato 7 punti nei confronti del 2021 mentre le elettriche si sono fermate al 3%. Stabile la benzina mentre Gpl e metano valgono complessivamente solo il 4,3% (dati Aniasa). Nel primo trimestre di quest’anno poi, il +72% del mercato del noleggio a lungo termine è dovuto soprattutto alle alimentazioni a benzina, con o senza forma di ibridizzazione leggera (mild hybrid), che volano a sfiorare il +120%, bene anche il diesel appena sotto la media del mercato (+68%) e le full hybrid (+59%). Non decollano invece le ibride ricaricabili, solo +19%, ed elettriche pure che nel noleggio a lungo termine vedono la crescita fermarsi al 17% (dati Dataforce). Il risultato è un’inversione di tendenza: dopo 10 anni nel primo trimestre di quest’anno le emissioni medie di CO2 delle auto vendute in Italia sono tornate sopra i 120 grammi per chilometro. C’è poi da tener conto della tradizionale doppia velocità del nostro mercato: covid-19 e crisi energetica legata alla guerra in Ucraina hanno colpito più duramente le regioni del Sud, accentuando il divario economico e sociale con quelle delle Nord, una condizione che nel meridione sta penalizzando vendite, noleggi e leasing delle più costose ibride (in particolare plug-in) ed elettriche.
L’industria dell’auto in Europa – che nonostante gli ingenti investimenti dell’elettrificazione continua a macinare profitti – comunque non fa retromarcia e prevede che entro il 2030 circa il 90% dell’offerta sia composta da soli veicoli a batteria. Cruciale sarà riuscire a tagliare i prezzi per il cliente finale: la curva di riduzione dei costi è stata traslata di 3-4 anni e l’obiettivo per le batterie di scendere al di sotto dei 100 dollari per chilowattora sembra ora fissato allo stesso 2030. Oggi un accumulatore per un’auto grande ha un valore di oltre 12mila euro che scende a più di 9mila euro per una berlina media (dati Bain & Company). Costi che, in attesa del 2030 e in assenza di un ricco portafoglio, privato o aziendale che sia, solo la formula del noleggio può aiutare a rendere più sostenibili.