La Twingo, i giorvani e le donne: da sempre un rapporto molto speciale

Renault Twingo, si scalda la generazione 3
e il mitico modello festeggia venti anni

di Giampiero Bottino
  • condividi l'articolo

MILANO - Compiere vent'anni è, per un'automobile, un traguardo che pochi modelli possono vantare. A festeggiare la felice ricorrenza è stata la Renault Twingo, la vetturetta che con il suo stile sbarazzino e la sua carica innovativa irruppe nel 1993 nel segmento delle city car, rivoltandolo come un calzino e ridisegnandone radicalmente le regole del gioco. E restando sulla cresta dell'onda - altro record - fino al 2007 prima di passare il testimone alla seconda generazione, meno rivoluzionaria e anche meno fortunata.

Festa. Le venti candeline sono state idealmente spente nel corso di un incontro milanese durante il quale Yves Dubreil, l'uomo a capo del leggendario progetto del quale adesso rappresenta in un certo senso la memoria storica, ha sciorinato una lunga serie di episodi e di aneddoti legati alla nascita della prima monovolume da città, capace tra il 1993 e il 2007 di conquistare 2,5 milioni di clienti in 18 Paesi, di cui 309.000 in Italia.

Memoria. Proprio da un significativo ricordo del suo «papà» si capisce che la carica innovativa della nuova vetturetta apparve subito chiara, e non solo agli addetti ai lavori come Shoichiro Toyoda, allora chairman del gruppo Toyota, e Jacques Calvet, presidente del gruppo PSA Peugeot-Citroën, che Dubreil ricorda seduti uno accanto all'altro, stupiti e ammirati, nell'abitacolo di una delle Twingo che avevano appena conquistato con la loro carica innovativa il Salone di Parigi del 1992.

Lo sviluppo. In realtà è stato Patrick Le Quément - approdato in Renault nel 1987 come responsabile del design - a scongelare un preesistente progetto che era stato accantonato per la presunta impossibilità di raggiungere il suo ambizioso obiettivo: realizzare una piccola auto che fosse anche capace di essere redditizia. E Dubreil, messo a capo dell'operazione, partì con un team organizzato secondo criteri e con un approccio inediti. Risultato, lo sviluppo della vettura venne portato a termine con un investimento di 65 milioni, contro i 100 inizialmente previsti, mentre quello del motore - realizzato modificando un'unità che era già in produzione in Portogallo - ne costò 25 contro gli oltre 70 preventivati.

Il prodotto. L'eccellente compromesso tra dimensioni e redditività, frutto di un'esperienza che Le Quément definì «folle ed entusiasmante» venne raggiunto anche nella predisposizione di una gamma estremamente semplificata: un solo motore 1.2 a benzina, una sola versione, l'appeal di alcuni contenuti innovativi e attraenti come gli occhi da ranocchia, il display con l'indicatore digitale della velocità a centro plancia, il divanetto posteriore scorrevole. Una gamma - destinata con il tempo a diventare più articolata - che puntava sulla semplicità come frutto dell'innovazione e che riduceva l'elenco degli optional al tetto apribile in tela e al condizionatore.

Successo. La rivoluzione delle city car era cominciata, nelle scia di un prodotto che aveva fatto dell'anticonformismo la sua bandiera, anche a costo di sacrificare delle ghiotte opportunità di mercato - per esempio rinunciando al diesel e alle versioni guida a destra - sull'altare del contenimento dei costi. E nessuno dei quattro colori disponibili al lancio - che in Italia avvenne nel giugno del 1993 - rientrava nell'elenco delle tinte più gettonate dalla clientela di allora. Per esempio in Spagna, dove il 60% dei clienti voleva un'auto bianca, si decise di puntare sul restante 40%.

Il presidente. Nel racconto del nostro testimone c'è spazio per un simpatico aneddoto: un mese prima del debutto ufficiale, previsto per il 2 aprile del 93, François Mitterand chiese di vedere in anteprima la vettura. Detto fatto, il top management si recò compatto all'Eliseo, dove il presidente chiese anche se poteva mettersi alla guida. Permesso, ovviamente, accordato, con a fianco Yves Dubreil. Breve giro nel parco della residenza ufficiale, e fotonotizia serale dell'Associated Press: «Il presidente francese alla guida di una Twingo rossa. Sconosciuta la persona al suo fianco». La comunicazione Renault, forse contagiata dal clima di grande creatività che permeava tutta l'azienda, ne prese spunto per un messaggio promozionale: «Il nostro Yves Dubreil su una nuova Twingo rossa guidata da uno sconosciuto».

Il futuro. Anche se l'eco dei trionfi passati è oggi un po' attenuata, la favola Twingo è ben lungi dall'essere conclusa. L'attuale generazione, seppur meno dirompente della prima, continua sulla sua strada puntando su serie speciali come la 20° Anniversario, offerta con la scelta tra due motorizzazioni, o come la riproposizione della versione Night & Day attesa per il 2014. Una versione già sperimentata con successo in passato e destinata ad accompagnare la Twingo verso il cambio di generazione, previsto e metà del prossimo anno e anticipato dalle concept car Twin'z e Twin Run. A chi chiede perché il modello attuale non abbia avuto lo stesso impatto del precedente, Dubreil risponde che «solo una piattaforma completamente nuova consente di pensare a un'auto davvero innovativa». E la Twingo 3 disporrà della piattaforma sviluppata con al gruppo Daimler che la utilizzerà per la futura smart a 4 porte.

  • condividi l'articolo
Domenica 1 Dicembre 2013 - Ultimo aggiornamento: 06-12-2013 07:44 | © RIPRODUZIONE RISERVATA