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Porsche: -3% auto consegnate in 2024 a 31.0718, in Cina -28%. Cresce in Germania ed Europa, tiene (+1%) in Nord America
EPrix Città del Messico, i 31'' che hanno cambiato la gara, acuto di Rowland (Nissan) davanti a tre Porsche
DIRIYAH - «Gli obiettivi sono sempre gli stessi – concede Pascal Wehrlein, il pilota della Tag Heuer Porsche che nel 2023 aveva vinto tutti e due gli ePrix di Diriyah e che si presenta in Arabia Saudita come leader provvisorio della decima stagione della Formula E – e cioè vincere quante più gare possibili e vincere il campionato. Io sono sempre qui per vincere».
Rilassato davanti ai box, il tedesco non si nasconde, ma precisa: «Sappiamo però anche che nella Formula E il livello di competitività è molto molto alto e che siamo tutti molti vicini. Siamo consapevoli che le scuderie con i powertrain Porsche, Jaguar e Ds (Wehrlein si riferisce anche alla Maserati, ndr) hanno dodici piloti che possono lottare per il titolo».
Sei scuderie e tutti i piloti?
«In teoria sì, la macchina ce l'hanno. Ripeto: tre costruttori lotteranno secondo me per il titolo: Jaguar, Porsche e Ds con le loro squadre clienti. Credo che a vincere sarà un pilota di queste sei scuderie».
E voi?
«Ritengo che noi siamo bene attrezzati e abbiamo anche cominciato bene».
La qualifica era il vostro “tallone d'Achille”.
«Abbiamo lavorato duramente a questo aspetto prima dell'avvio della stagione per migliorarci perché l'anno scorso non eravamo forti abbastanza, cosa che in parte ci è costata anche il titolo».
Tu ti sarai anche divertito in Messico, ma la gara non è stata troppo divertente...
«Capisco, anche perché me la sono poi rivista: non è stata troppo movimentata e ci sono anche stati pochi sorpassi. Per me naturalmente è stato diverso perché avevo in mano le sorti della corsa: per me e per la scuderia».
Il timore è che con tanto equilibrio possa succedere spesso che i sorpassi siano pochi...
«Dipenderà dal tracciato e da quanta energia dovremo recuperare in gara. Faccio un esempio: se in Messico avessimo dovuto compiere due giri in più, allora sarebbe stata una corsa completamente diversa».
Quindi a te va bene così?
«Credo che sia importante avere gare differenti, con estremi come Portland o Berlino, dove è perfino troppo facile superare. Alla fine occorre trovare un buon compromesso fra le varie situazioni e non trovo affatto male che in qualche occasione sia decisiva anche la qualifica. Non c'è dubbio che se non parti fra i primissimi in un circuito come quello di Città del Messico fai fatica a vincere».
Il nuovo sistema di qualifica a eliminazione è anche molto spettacolare.
«Altrimenti cosa la facciamo a fare la qualifica? E poi è così anche nella Formula 1 è così: pensa a Monaco... Se in griglia non sei davanti è davvero difficile che tu possa chiudere in testa».
Come cambieresti, in meglio, la Formula E?
«La maggior parte delle gare è già molto vivace. Qui a Riad le macchine monteranno un nuovo sottoscocca: significa che ci saranno le classiche scintille. Lo trovo un dettaglio intrigante, soprattutto perché si corre con il buio. Mi pare di aver capito che lo sperimentiamo e pertanto non posso dirti se lo useremo anche altrove».
Quindi va bene così?
«Da pilota dico che la Formula E è un bel prodotto e che è divertente, anche perché è un campionato equilibrato e siamo tutti molto vicini. Poi è chiaro: noi abbiamo anche una macchina che va forte e pertanto è ancora più bello. In ogni caso è interessante perché non sai mai chi vince e ci sono sempre novità, come quest'anno quella di Tokyo».