Eugenio Franzetti del team DS di Formula E

FE, Franzetti (DS): «Ci giochiamo il podio in tutte le classifiche. Cassidy favorito per il titolo individuale»

di Mattia Eccheli
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A 4 ePrix della fine della decima stagione della Formula E Eugenio Franzetti, direttore della Ds Performance del gruppo Stellantis si può sbilanciare, perché anche se aritmeticamente Jean Eric Vergne, uno dei due piloti campione del mondo nella rassegna elettrica schierati dalla Ds Penske, ma il solo ad esserselo aggiudicato due volte, non è tagliato fuori dalla lotta per il titolo, avrebbe bisogno quasi di un miracolo e di diverse fortunate concomitanze per vincerlo.

«Il mondiale secondo me lo vince Nick Cassidy», sorride. «Funziona la combinazione fra lui e la macchina – aggiunge – e rispetto all'anno scorso, quando si è preso qualche rischio di troppo, in questo campionato sta gestendo bene le gare. È continuo ad alto livello».

Rimpianti per i risultati della DS Penske?

«No. Quando ci eravamo parlati a inizio stagione avevo detto che il nostro obiettivo era quello di migliorarci rispetto allo scorso campionato. I risultati parlano chiaro: stiamo facendo meglio e siamo in lotta per il terzo posto a squadre. Lo steso Jev (Jean Eric Vergne, ndr) è ancora in corsa per il podio individuale. Eravamo arrivati a Shanghai con un certo distacco dal terzo posto e abbiamo lasciato la Cina con un divario di soli tre punti».

Ma non avete ancora vinto...

«Non me lo dire... Anche perché in dodici gare siamo partiti otto volte dalla prima fila, con due Pole».

È una questione di strategia?

«Non solo.  Le eccellenti qualifiche dimostrano che piloti e monoposto sono competitivi, ma per vincere serve anche altro. Diciamo che gli aspetti su cui lavorare sono tre».

Sentiamo.

«Dobbiamo adattare e rivedere le nostre strategie al nuovo tipo di gare che stanno emergendo. E anche i nostri piloti devono adeguarsi a questo diverso tipo di corse, che piaccia o no: la “timidezza” non paga, questo è ormai chiaro»

E il terzo aspetto?

«Anche il software di gestione della rigenerazione dell'energia va pensato in funzione di questo tipo di corse».

La Formula E sta cambiando fisionomia.

«Credo che debba trovare un equilibrio fra gli ePrix che si corrono negli impianti permanenti e quelli che si disputano lungo i tracciati cittadini sui quali il campionato è nato. Sarebbe un modo per valorizzare tutti gli stili di guida».

Nelle gare si fa sempre più a sportellate...

«Per i piloti è difficilissimo. Ma anche in questo caso si tratta di capire dove vogliamo andare. Queste gare con tanti contatti stanno diventando una costante: se andiamo in questa direzione dobbiamo allora pensare anche alle monoposto in modo diverso».

Alle monoposto e magari anche ai provvedimenti che cambiano la classifica ore dopo l'arrivo...

«Cominciano con le monoposto. Oltre alla componente della fortuna, perché ci sono alettoni che si rompono e non si spezzano, mentre altri si staccano, va considerata la strutture delle macchine. Se le gare sono destinate a essere così, allora servono monoposto meno fragili, come lo erano quelle della Gen2, ad esempio. Sulle Gen3 Evo non si può intervenire, ma sulla Gen4 varrebbe la pena di ragionarci».

E le decisioni che cambiano la classifica dopo ore?

«Resto convinto della necessità di verifiche approfondite, ma è evidente che se le corse continueranno a essere queste, con tanti contatti, servono provvedimenti compatibili con i tempi della comunicazione».

Le indiscrezioni danno l'Italia fuori dal prossimo calendario.

«Ne parleremo quando non saranno indiscrezioni. Ma è chiaro che dispiacerebbe».

La grande novità di Tokyo, il cui tracciato era stato paragonato da Vergne a un parcheggio?

«Una grandissima esperienza professionale, anche perché correre in un bacino di trentasette milioni di abitanti non è cosa da poco. Bene ha fatto la Formula E ad approfittare di questa possibilità e bene farebbe a restarci. Dal punto di vista sportivo, invece, qualche miglioramento si potrebbe apportare per rendere il tracciato più adatto a queste monoposto: a cominciare dal salto».

Tra i rookie c'è qualcuno che vedresti bene in Formula E?

«Shwartzmann (il più veloce nelle 6 ore di test a Berlino, proprio con la Ds Penske, ndr). Al quale la definizione di esordiente sta indubbiamente stretta. Non rende merito a una riserva di Ferrari in F1 e che corre anche il Wec. È velocissimo, anche se bisogna capire come se la caverebbe in gara. Ma lo vorrei vedere».

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Sabato 1 Giugno 2024 - Ultimo aggiornamento: 15:35 | © RIPRODUZIONE RISERVATA