Classic, quattro italian sul podio. Traglio e Briani, secondi: «Speravmo nel colpaccio, ma bravi gli spagnoli»

Classic, quattro italianI sul podio. Traglio e Briani, secondi: «Speravamo nel colpaccio, ma bravi gli spagnoli»

di Mattia Eccheli
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YANBU – Lorenzo Traglio, Rudy Briani, Paolo Bedeschi e Daniele Bottalo: quattro italiani sul podio della Dakar Classic, quella riservata ai veicoli d'epoca. L'Italia ha raddoppiato la propria presenza, anche se le è sfuggito il primo posto, andato agli spagnoli Carlos Santaolalla Milla e Jan Rosa I Viñas. Entrambi gli equipaggi tricolori sono stati seguiti dalla comasca Tecnosport Rally (Max Guarisco è il team manager) e non a caso Traglio, imprenditore milanese classe 1985, pilota del Nissan Pathfinder arrivato secondo e navigato da Briani, ringrazia il team. «È un risultato che va guardato nell'insieme, di una squadra che funziona», sottolinea da Yanbu, dove la carovana si è finalmente fermata. «Si sono dati tantissimo da fare affinché tutte le macchine arrivassero alla fine, che è poi il primo obiettivo della Dakar», aggiunge. Gli “angeli della Dakar” sono stati Alessandro Gherbesi, Luca Pizzi, Angelo Fumagalli, Adam Kechrid e Riccardo Romei.

L'idea di vincere a un certi punto è stata accarezzata: «Giovedì è stato il giorno più bello – confessa Briani, 47enne di origine mantovana, ma da quasi 18 anni residente in Garfagnana dove ha un'agenzia di viaggi che si occupa anche di escursioni e trasferte in fuoristrada – perché siamo riusciti a rimontare (un solo punto di distacco, ndr) e pensavamo di riuscire a fare il colpaccio, che invece non è venuto». Nessun rimpianto, però: «È stata una bellissima esperienza – conclude il navigatore – ma ora voglio tornare a casa dalla mia famiglia e dalle mie bambine».

La sintesi di Traglio non è molto diversa da quella del compagno di avventura: «Non nascondo che ci abbiamo creduto sia giovedì sia venerdì mattina – ammette – Onore ai primi che sono stati eccezionali e hanno avuto una grande costanza». «Quella di quest'anno – insiste – è stata una Classic molto impegnativa, non come quella di due anni da, che a confronto è stata quasi una “passeggiata”. Questa volta macchine e equipaggi sono stati messi a dura prova. E noi ne sappiamo qualcosa visto nella speciale marathon abbiamo avuto un problema elettronico e il veicolo si è fermato in mezzo al nulla, non funzionava nemmeno il satellitare. Con Rudy prima ci siamo tirati su il morale e poi abbiamo sistemato l'auto e siamo andati avanti».

Paolo Bedeschi e Daniele Bottallo, in questa edizione supportati anche dalla Moreno, si sono confermati e sono al secondo terzo posto consecutivo in due partecipazioni. Un anno più vecchi – 67 il pilota romagnolo e 43 il navigatore fotografo torinese – i due sono riusciti ad arrivare in fondo con la rimaneggiata Toyota Bj71. «Un giorno – ricorda Bedeschi – la macchina non stava in strada e solo alla sera, al campo, abbiamo scoperto di aver rotto la balestra dell'ammortizzatore: ce la siamo vista veramente brutta. Poi, però, è arrivato il bello, ossia la fine dell'ultima tappa, perché davvero non sai mai se arrivi in fondo».

Anche per Bottallo il traguardo è l'epilogo di una grande impresa: «Ti abbracci con tutti e realizzi che ce l'hai fatta. Di nuovo». Nei commenti dell'equipaggio non traspare la delusione per non aver migliorato il piazzamento del 2023. Ma c'è spazio per alcune dediche: «Alla mia famiglia, alla mia fidanzata Elisa e al mio nipotino che ha avuto un piccolo incidente proprio mentre io ero qui, ma so che si sta rimettendo. È per ricordargli che bisogna sempre tenere duro. E poi – conclude Bottallo – un pensiero particolare a Gian Maria Hagen, un corridore e un amico che è scomparso poco tempo fa». Bedeschi cita invece la moglie, Manuela: «So che mi aspetta, ma so anche che non se l'è cavata male, perché è stata in giro con i nostri amici». Per l'Italia una Dakar Classic di successo e “rilassata”, adesso che è alle spalle.

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Lunedì 22 Gennaio 2024 - Ultimo aggiornamento: 09:29 | © RIPRODUZIONE RISERVATA