Una Dongfeng

In Italia ibride salite al 42% nel primo trimestre. ​Nel 2030 le auto cinesi potrebbero arrivare al 7% del mercato europeo

di Giampiero Bottino
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In occasione della presentazione milanese del Rapporto Aniasa 2024, come d’abitudine incentrato sullo stato di salute del comparto del noleggio, la società di consulenza Bain & Company, che con Aniasa vanta una storica e proficua collaborazione, ha allargato il campo d’indagine inserendo le tematiche del renting nel più ampio contesto della mobilità complessiva per la quale si prospettano scenari che, in Italia come in Europa, propongono in pari misura opportunità e rischi.

I risultati della ricerca, battezzata “Casa e Chiesa nel settore dell’auto”, sono stati illustrati con le consuete competenza e chiarezza da Gianluca Di Loreto, che di Bain & Company è partner e responsabile automotive Italia.

Il dato più incoraggiante, anche alla luce della sfida epocale rappresentata dalla transizione energetica, è costituita dal crescente peso delle vetture ibride che nel primo trimestre 2024 sono salite al 42% delle vendite totali. Il rovescio della medaglia, che appare così un po’ meno luccicante, riguarda il misero 3% rappresentato dai veicoli 100% elettrici, quota che fa del nostro mercato il fanalino di coda, assieme alla Spagna, nella corsa verso una mobilità priva di emissioni di CO2.

Nonostante la crescita dell’ibrido, la sempre più diffusa tendenza – almeno da chi non intende “tradire” la propulsione termica – a spostarsi dal diesel al benzina non sembra contribuire alla riduzione delle emissioni totali, che anzi le rilevazioni ufficiali indicano in aumento, forse perché gli alti prezzi delle auto nuove, il cui impatto ambientale è comunque ridotto da dotazioni tecnologiche più evolute, ne scoraggiano l’acquisto, innescando un evidente calo delle rottamazioni.

Dalle analisi di Bain & Company emerge anche che il mito dell’auto elettrica come cittadina ideale sembra destinato a restare tale, soprattutto nelle grandi aree metropolitane italiane dove solo un’auto compatta su 50 è “full electric”, mentre tra le vetture di maggiori dimensioni chi decide di sposare l’elettrificazione sembra preferire l’ibrido plug-in. Comunque sia, nel canale privati l’insieme delle propulsioni “alla spina” supera a fatica il 4% delle vendite totali, mentre viaggiano a velocità più sostenuta nel mondo delle flotte e del noleggio.

Anche in Europa, comunque, la corsa alle vetture a elettroni rallenta ovunque, ma soprattutto in Germania per il blocco degli incentivi. Incentivi di cui in Italia si parla anche troppo, ma dei quali si continua a non vedere neppure l’ombra, creando di fatto un’incertezza che pesa sulle diffusione dell’auto “pulita”.

Nel ricordare come si stia assistendo a una ripresa, seppur limitata, delle immatricolazioni “km zero” (trend che, se confermato, potrebbe avere comportare rischi per gli operatori), Di Loreto ha concluso con l’analisi del mercato globale, la cui geopolitica è in fase di rapido cambiamento soprattutto per l’evoluzione cinese: nel 2019 i brand locali detenevano solo il 27% dell’enorme mercato racchiuso entro la Grande Muraglia, lasciando il 42% ai marchi europei. A soli quattro anni di distanza la situazione si è capovolta: gli europei hanno perso 10 punti percentuali, quelli locali ne hanno guadagnati 16. E puntano con grande determinazione sul Vecchio Continente, dove entro il 2030 potrebbero conquistare uno share non inferiore al 7% del mercato. Dato che potrebbe avere un impatto significativo sui Paesi più propensi all’import di veicoli come Italia, Regno Unito e Francia.

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Lunedì 13 Maggio 2024 - Ultimo aggiornamento: 14:29 | © RIPRODUZIONE RISERVATA