Si chiama End of Life Recycling Law (più semplicemente Elv) ed è stata varata in Giappone da quasi 20 anni per regolamentare quella che più banalmente in Italia definiamo rottamazione. Con la crescita del numero di modelli elettrici in circolazione nelle strade di Tokyo e del resto del Paese, e di conseguenza con una maggiore qualità di Bev che arrivano alla fine del ciclo vita, in Ministero giapponese dell'economia, del commercio e dell'industria ha però annunciato una stretta di vite sulle pratiche da attuare quando una vettura a batteria deve essere tolta dalla circolazione. In particolare sono state emanate regole che obbligano il privato o l'azienda che utilizza un Bev a registrarsi al cosiddetto Elv Recycling System che ha il compito di monitorare la vita del veicolo, intervendo al momento della demolizione con tutte le accortezze e le 'buone pratiche' che sono state stabilite in Giappone.
L'attenzione è rivolta soprattutto ai passaggi di proprietà, ad esempio dei la persona o l'azienda danno in permuta un Bev per acquistare un'altra vettura o, ancora, se l'automobilista si rivolge al mercato dell'usato per entrare in possesso - con una spesa inferiore - di un modello elettrico. L'argomento è preso molto seriamente dalle autorità giapponesi, che temono l'accumularsi di Bev fuori uso (cosa che accade da tempo in Cina) o, ancora, pratiche di demolizione, specie delle batterie, non eseguite secondo le norme. Sul tema è stata varata anche una campagna di comunicazione, anche in inglese, e sono state soprattutto precisate le pene per i trasgressori. Demolire illegalmente un modello elettrico in Giappone - si legge nella nota del Ministero dell'economia, del commercio e dell'industria - ma anche esportarne una o reimmatricolarla è diventato un reato penale, con il rischio di una pena detentiva che può arrivare a 5 anni e un'ammenda fino a 10 milioni di Yen, cioè 59mila euro.