Toti arrestato, Salvini: «Non deve dimettersi, sarebbe una resa»

Toti arrestato, Salvini: «Non deve dimettersi, sarebbe una resa»
di Emilio Pucci
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Giovedì 9 Maggio 2024, 08:09

ROMA Temporeggiare, «altrimenti non reggiamo». È questa la parola d’ordine della maggioranza (ieri è slittato il vertice in Regione Liguria) che nel pieno della campagna elettorale per le Europee di giugno si trova a dover affrontare la conseguenze dell’inchiesta in Liguria che ha portato agli arresti domiciliari nei confronti del governatore Giovanni Toti.

La difesa nei confronti del presidente della Liguria è all’insegna del garantismo, anche se nessuno – osserva un big della maggioranza – «si straccia le vesti per lui». Il fatto è che Fratelli d’Italia vuole «vedere le carte» e che Matteo Salvini e Antonio Tajani hanno subito stoppato l’ipotesi delle dimissioni del governatore. «Sarebbe una resa, dal mio punto di vista. Perché domani qualunque inchiesta, avviso di garanzia o rinvio a giudizio porterebbe alle dimissioni di un sindaco», dice Salvini. Tajani, l’altro vicepremier, leader di un partito come Forza Italia che ha fatto del garantismo la sua bandiera, aggiunge: «Non strumentalizziamo le vicende giudiziarie, vediamo che cosa accade.

Ma non mi pare un motivo per decidere adesso di andare a votare».

LA STRATEGIA

L’obiettivo, al di là ovviamente della linea “politica” (la difesa di Toti, ma anche in generale della presa di distanza rispetto all’uso politico delle inchieste) è chiaro: far depositare le polveri dell’inchiesta, capire la tempistica ma soprattutto se – questo l'orientamento – la vicenda si allargherà ancora di più, con nuove rivelazioni o nuove fattispecie. Perché la paura nel centrodestra è che ci sia dell’altro, che il castello possa cadere con ulteriori coinvolgimenti. La direzione (per ora) è andare dritti, tenere in vita la giunta regionale, al cui comando c’è il vice Alessandro Piana.

Ma è proprio quest’ultimo a non escludere altri scenari: «Presiedo io, andiamo avanti se c'è ancora fiducia. Se Toti dovesse dimettersi ci sarebbe un periodo di reggenza da parte del sottoscritto per poi andare a elezioni regionali anticipate. Non so indicare una data perché non sono un esperto di cavilli burocratici». Al momento il governatore non ha intenzione di fare un passo indietro, punta a chiarire tutto. E l’attenzione si è spostata sempre di più sull’operato dei giudici. «Si tratta di una vicenda giudiziaria che risale a parecchi anni fa, forse si poteva intervenire due mesi fa. Però questo non ci turba, non ci preoccupa nulla», afferma il segretario di FI. In passato il partito azzurro ha avuto rapporti contrastati con Toti ma «l’arresto ci sembra assurdo», dicono i forzisti che vorrebbero tra l’altro accelerare sulla riforma della giustizia. «Fa riflettere la spettacolarizzazione e la tempistica», dice la vicepresidente del Senato, Licia Ronzulli, Forza Italia.

«Se l’inchiesta è durata quattro anni, avranno avuto i loro motivi per chiuderla adesso», afferma ironicamente il leader della Lega. Più attendista il partito di Giorgia Meloni. «Noi chiediamo massima chiarezza in questo caso come l'abbiamo chiesta in Puglia e Piemonte. Massima attenzione perché quando si parla della cosa pubblica ci deve essere la massima trasparenza – sottolinea Giovanni Donzelli, il responsabile organizzazione di Fdi – Toti dice che non ha nessun coinvolgimento, diamogli il tempo di dimostrarlo». Il problema si ripresenterà eventualmente nei prossimi giorni, perché i timori restano. «Quanto possiamo durare così? E quanto può durare Toti?», si chiede un esponente di spicco di Fratelli d’Italia. Tra l’altro torna in auge la querelle sull’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. «È stato un errore», ammette Donzelli. In ogni caso il terremoto ligure ha scosso nelle fondamenta il centrodestra in regione.

IL TOTO-NOMI

«La verità – dice un esponente di Fdi – è che al momento non abbiamo neanche un candidato». Tanto che, tra i rumors che circolano, ci sarebbe anche una “pazza idea” Scajola, attualmente sindaco di Imperia. Meglio attendere che il caso si sgonfi, «in questo momento nessuno ci metterebbe la faccia», l’ammissione tra le forze che sostengono l’esecutivo. Ci sarebbe anche un problema di “caselle”: a chi toccherebbe la designazione? A Fdi, per un riequilibrio generale? O alla Lega, con Fratelli d’Italia che farebbe un passo indietro per puntare al Veneto l’anno prossimo? Mentre nel Pd nelle scorse settimane si era parlato della candidatura di Andrea Orlando. Ma adesso i fari sono concentrati non solo sulla Liguria, perché ogni decisione in merito all’inchiesta sarà presa a Roma. E la premier Meloni – dicono i suoi – non ha intenzione di esporsi se prima non saranno accertati i fatti.

Emilio Pucci

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