Una delle gare del primo campionato di Formula E

Formula magica: successo del primo
campionato per monoposto elettriche

di Mattia Eccheli
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LONDRA - Undici Gran Premi spalmati su 10 mesi in due anni, tra il settembre del 2014 ed il giugno del 2015, e successi per sette piloti diversi. Il primo campionato di Formula E ha incoronato i suoi primi vincitori, tra i quali anche chi ha creduto nella spinta elettrica, già “premiato” con l'ingresso di nuovi nomi importanti. Virgin Raging diventerà DS Virgin Racing perché il brand di lusso di PSA ha formalizzato il proprio ingresso nel circuito e Schaeffler affiancherà i Quattro Anelli nel team che si chiamerà ABT Schaeffler Audi Sport. Naturalmente non è solo una questione di forma, ma anche di sostanza, cioè di crescente interesse attorno ad un circuito che potrebbe diventare quello del domani. E che già dalla prossima edizione potrebbe vantare un paio di tappe in più, forse in Africa, forse in India.

A due giri dalla fine della prima edizione non era ancora chiaro chi avrebbe vinto. I numeri non sono nemmeno lontanamente paragonabili a quelli della Formula 1, ma la Federazione Internazionale ha impresso una svolta. E subito Nelson Piquet junior (Nextev TCR), nato in Germania e figlio del tre volte campione brasiliano i Formula 1 del quale porte il nome, e la scuderia e.dams-Renault guidata dal quattro volte iridato Alain Prost e Jaena-Paul Driot, hanno iscritto il proprio nome nell'albo: piloti e team.

Malgrado la presenza di nomi importanti del mondo del motorsport - non solo “figli e parenti di”, ma anche piloti che hanno guidato in Formula 1 - il fascino dei bolidi elettrici è ancora relativo. Si stimano 400.000 spettatori per i diversi ePrix, con punte massime a Pechino ed a Mosca. Quello cinese è stato il primo Gran Premio a Zero Emissioni della storia: si è disputato il 14 settembre del 2014 ed è stato vinto da Lucas di Grassi (Audi Sport Abt), il pilota brasiliano con passaporto italiano (il nonno era di origini pugliesi, di Polignano a Mare) che aveva approfittato dell'incidente di Nick Heidfeld e Nicolas Prost che gli erano davanti fino all'ultimo giro. Nel campionato piloti ha concluso al terzo posto.

Nella capitale del Regno di Mezzo ed in Russia (successo di Nelson Piquet, il secondo dopo quello americano di Long Beach: in entrambi i casi con il FanBoost, la potenza supplementare) è stato contabilizzato il maggior numero di presenze, quasi duecentomila complessivamente. Il campionato di Formula E si è chiuso a Londra con due prove: la prima vinta dallo svizzero Sébastien Buemi (e.dams-Renault), anche lui di origini italiane e con un passato importante in Formula 1 (59 Gran Premi all'attivo tra Toro Rosso e Red Bull anche se un settimo posto come miglior piazzamento), e la seconda da Sam Bird (Virgin Racing), il 28enne britannico collaudatore della Mercedes che si era già imposto in Malesia.

Buemi è stato l'unico pilota a vincere tre volte: prima di quello della capitale britannica, si era aggiudicato gli ePrix di Punta de l'Este (Uruguay) e Montecarlo. Malgrado altri due podi, l'elvetico si è dovuto accontentare del secondo posto nella classifica piloti (appena un punto dietro a Piquet), penalizzato da due ritiri. Gli altri vincitori sono stati il 23enne portoghese Antonio Felix da Costa (a Buenos Aires), appena ottavo dopo le qualifiche e senza FanBoost, Nicolas Prost, primo in Malesia e terzo al via sempre senza FanBoost, e Jerome D'Ambrosio, il belga della scuderia Dragon Racing, che si è imposto in una Berlino tutto sommato indifferente (21.000 spettatori). Nella capitale tedesca Jarno Trulli si era guadagnato la pole ottenendo così 3 dei 15 punti complessivi della stagione (ventesimo posto): gli altri 12 li aveva conquistati in Uruguay, sfiorando il podio e finendo quarto.

Il titolo a squadre – costruttori è un termine che non si può utilizzare poiché tutte le scuderie dispongono della medesima vettura, la Spark-Renault SRT_01E – è andato senza eccessive sofferenze a e.dams-Renault con 232 punti seguita dalla Dragon Racing staccata di oltre 60 lunghezze. Audi Sport Abt si è dovuta accontentare del terzo posto (165) seguita da Nextev TCR e Virgin Racing. Fra gli altri team ci sono anche Mahindra, che schiera il nipote di Ayrton Senna, Bruno, Andretti, con il francese Jean-Eric Vergne che ha già corso 58 gare in Formula 1 ed è collaudatore della Ferrari, e Venturi che ha ingaggiato Nick Heidfeld, già 13 volte sul podio in Formula 1.

L'Italia della Formula E, oltre che da Trulli e dal suo team (cioè Vitantonio Liuzzi e Michela Cerruti, una delle due donne del circuito ed un dodicesimo posto come miglior piazzamento), è rappresentata da Dallara che ha fornito il telaio monoscocca in fibra di carbonio e alluminio. Il consorzio di società che ha realizzato le vetture, oltre che da Renault e Dallara è composto anche da McLaren Electronics System (motore elettrico e sistema elettronico), Williams Advanced Engineering (batterie da circa 200 kW) e Hewland (cambio sequenziale).

Il grande interrogativo è se auto identiche (tutte gommate Michelin) tutelino la capacità dei piloti e garantiscano lo spettacolo. Con 5 metri lunghezza ed un peso di 888 chilogrammi, di cui 320 di batterie, i bolidi silenziosi da 225 chilometri orari di velocità massima con 150 kW di potenza in gara (senza contare i 30 in più per tre piloti per ciascuna prova), le vetture di Formula E hanno espresso sette vincitori diversi. E fino all'ultimo l'assegnazione del titolo piloti è rimasta in bilico.

Dalla seconda stagione ogni scuderia potrà scegliersi motore, trasmissione ed inverter, mentre almeno per 4 anni il telaio non cambierà. La sfida sarà sull'autonomia: attualmente i piloti sono costretti al “cambio macchina”.

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Mercoledì 12 Agosto 2015 - Ultimo aggiornamento: 17-08-2015 18:16 | © RIPRODUZIONE RISERVATA