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ROMA - La strada per garantire il futuro di un’industria si legge alla voce ricerca e sviluppo: nel 2019 Bmw ha investito oltre 6 miliardi di euro in nuove tecnologie. Principalmente elettrificazione. Abbracciare l’innovazione per correre incontro al domani è la via a senso unico verso la sostenibilità di un business che la pandemia ha reso più fragile e meno profittevole. Non resta dunque che accelerare sull’elettrificazione e correre veloci verso gli obiettivi: nel 2030 in Europa, il 50% delle vendite di Bmw avrà a bordo motori elettrici e batterie. Una quota che, sempre secondo le previsioni interne, già il prossimo anno potrebbe superare il 30%. Un grande salto in avanti visto che il dato oggi si ferma appena al 7% (primo trimestre 2020). Nel complesso a fine 2023, in listino Bmw (e Mini) si troveranno 25 modelli elettrificati, circa la metà elettrici puri, il resto ibridi di tutti i tipi.
La strategia ha alla base la forma più leggera di ibridizzazione (mild hybrid) realizzata con uno starter – generatore da 48 volt e una piccola batteria ricaricabile in frenata, per un contributo di potenza temporanea a consumo zero di 11 cavalli. Dopo essere stato adottato lo scorso autunno per la prima volta sulla Serie 5, sarà esteso durante l’estate a tutta la gamma e disponibile su 51 modelli e versioni del gruppo tedesco.
L’impressione è poi che Bmw punti con forza sull’ibrido plug-in, più determinante a far rientrare i limiti medi delle emissioni di CO2 della gamma nei parametri europei. A confermarlo anche le parole spese da chi queste auto le deve vendere, Pieter Nota, membro del Board del gruppo con responsabilità di clienti, marchi e, appunto, vendite: «La tecnologia ibrida plug-in è il meglio di due mondi perché combina i vantaggi di muoversi in modalità elettrica a zero emissioni in città e viaggiare su lunghe distanze senza problemi di autonomia, grazie alla presenza di un motore tradizionale a combustione». Il tutto, in molti casi, senza neppure la necessità di spingere un pulsante per cambiare la modalità di guida: «I nostri ultimi modelli ibridi plug-in sono in grado di riconoscere quando si entra in centro città e scegliere, in modo automatico», spiega Nota. A patto ovviamente di avere le batterie cariche.
È sempre il manager tedesco a definire l’obiettivo a breve per le ibride plug-in: «Riuscire a offrire un sistema che, in funzione del tipo di vettura, possa garantire un’autonomia con il solo motore elettrico di oltre 100 chilometri». Per intenderci oggi siamo a circa la metà. Nel complesso entro la fine dell’anno in listino ci saranno 12 ibride plug-in, compresa la nuova Mini Countryman. Ne mancherà (purtroppo) all’appello una: la sportiva i8, la 2+2 dalle linee futuribili e affascinanti lanciata nel 2014, prima ibrida plug-in del marchio e oltre 20mila unità vendute, che non sarà più in vendita per gli elevati costi di produzione.
Avanti invece con le elettriche pure. D’altronde è stato lo stesso Zipse a far capire quanto sia grande l’interesse dei potenziali clienti verso questo tipo di vetture: «Il lancio su social e canali digitali della prossima i4 - arriverà il prossimo anno con un’autonomia di oltre 600 chilometri e stabilimento produttivo a Monaco - ha generato oltre 33 milioni di contatti». Un buon successo che si spera raccogliere anche con la X3 elettrica, la cui produzione sarà avviata in queste ore in Cina. E che segue i risultati della i3, prima elettrica del marchio, lanciata nel 2013 e 170mila unità vendute finora che, assicurano i tedeschi, «continuerà a essere sviluppata e migliorata estendendo la sua produzione fino al 2024». Così come prosegue l’idea di alimentare il motore elettrico con delle fuel cell a idrogeno al posto delle attuali batterie al litio: la partnership con Toyota punta alla produzione nel 2022 di una piccola serie di versioni a idrogeno della X5. Anche se il vero ingresso sul mercato è previsto dopo il 2025.
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