
Alpine, c'è profumo di casa. Il brand del gruppo Renault punta a ripetere il successo del 1979 quando impose la tecnologia turbo

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L'obiettivo più ambizioso è bissare quella vittoria a Le Mans che Alpine ha conquistato una sola volta: nel 1978 con una leggendaria sport colore giallo motorizzata Renault. Ma la speranza concreta è quella di conquistare almeno un podio sul circuito francese, per vendicare il doppio ritiro del 2024. Un obiettivo che non appare proibitivo: già due volte quest’anno nel mondiale Endurance l’Alpine è salita sul podio: proprio nelle ultime due gare, a Imola e Spa-Francorchamps. Indice di uno stato di forma elevato che Alpine ha ormai consolidato nel WEC. L’Alpine, marchio francese che proprio quest’anno festeggia i 70 anni di vita (fu fondato da Jean Rédélé nel 1955) appartiene dal 1973 a Renault. Rappresenta il ramo armato del gruppo francese nelle corse. Il capo di Renault Group, l’italiano Luca De Meo, ha deciso qualche anno fa di usare il marchio Alpine in tutte le competizioni dove prima era presente soprattutto come Renault, dalla F1 ai prototipi, per dare ad Alpine una forte identità sportiva.
Il nome Alpine trae ispirazione dalle tortuose strade delle montagne alpine che hanno spinto il suo fondatore Jean Rédélé a costruire un’auto che fosse agile e rapida fra le curve delle strade delle Alpi francesi. La storia Alpine si è sviluppata prima nei rally e poi sui circuiti. Nel 1978 venne raggiunta l’apoteosi con il successo alla 24 Ore di Le Mans dove la barchetta francese A442 guidata da Jassaud e Pironi (sì, proprio il futuro compagno di Villeneuve in Ferrari) riuscì a battere le favorite Porsche 936. Le stesse auto tedesche Alpine si ritroverà contro quest’anno. Assieme a una pletora di altre avversarie: Ferrari, Toyota, BMW, Peugeot e Cadillac.
Quest’anno, dopo lo sfortunato debutto 2024, lo stato di forma dello squadrone Alpine sembra eccellente. Uno dei meriti è del nuovo staff di comando. Nel ruolo di direttore sportivo del team è approdato l’ex pilota Nicolas Lapierre. Uno dei corridori francesi con più esperienza e successi a Le Mans. Che dopo un ultimo anno da pilota, nel 2024, è passato dall’altra parte della barricata. L’ingresso di Lapierre nella dirigenza ha sortito l’effetto di una scossa che ha portato il team a intervenire profondamente sul progetto tecnico dell’auto. L’Alpine A424 fa parte delle cosiddette vetture LMDh. A Le Mans partecipano due categorie di prototipi: le cosiddette Hypercar (come la Ferrari 499P e la Toyota), costruite da cima a fondo dai rispettivi team e le LMDh (acronimo di Le Mans Daytona Hybrid), frutto di un regolamento comune tra europei e americani. Queste ultime hanno una base tecnica comune (telaio e sistema ibrido) per abbattere i costi. A differenza della F1, non esiste limite di cilindrata e frazionamento dei motori, ma ciascun costruttore può utilizzare iul mktoreoe che vuole derivato da uno prodotto sulle proprie auto stradali ma l’importate è che l’intero powertrain (motore + ibrido) sviluppi al massimo 520 kW (circa 700 cavalli). Un sistema di regole chiamato Bop bilancia poi le prestazioni di auto così differenti.
Alpine ha scelto di costruire il proprio prototipo A424 secondo le regole della classe LMDh per contenere i costi (come hanno fatto Porsche e BMW) e utilizza il telaio francese Oreca, una delle aziende omologate. Il motore invece è fatto in casa: un 6 cilindri a V di 3,4 litri turbo. L’anno scorso la A424 era fragile e poco competitiva. Tanto da raccogliere stagione raccolse soltanto un 4° posto come miglior piazzamento ritirandosi dopo sei ore a Le Mans.
Una riorganizzazione interna seguita all’arrivo di Lapierre come d.s. ha dato nuove energie. Il motore è stato perfezionato ed ora ha raggiunto picchi di potenza ed affidabilità notevoli. Tanto che nell’ultima gara di Spa-Francorchamps l’Alpine n.36 si è permessa il lusso di guidare a lungo la corsa superando anche la Ferrari in rettifilo a dimostrazione della ritrovata competitività.
Sul fronte piloti Alpine ha un equipaggio fortissimo sulla vettura n.36: al volante ci sono Mick Schumacher, il figlio di Michael. Mentre Lapierre per sostituire se stesso come pilota, ha scelto il francese Fred Makowiecki ex Porsche, espertissimo di Le Mans e fine collaudatore che ha dato un evidente apporto ai progressi della A424. Il terzo pilota è il francese Jules Gounon. L’altra Alpine in gara, la n.35, schiera invece un tris di piloti meno esperti ma solidi “passisti”. Utili in una gara lunga 24 ore. Lo squadrone Alpine si presenta perciò a Le Mans con ambizioni consolidate alla ricerca almeno di un podio. Consapevole che l’immagine del marchio Alpine nelle corse in questo momento devono difenderla loro, con i prototipi, e non la squadra F1 che nel campionato Costruttori per adesso è tristemente ultima.