Ipotizzando le città green di un futuro non troppo lontano, tecnici, urbanisti e sociologi si sono basati su tre punti cardinali: elettrificazione dei veicoli, guida autonoma e car sharing. A che punto siamo? Sul fronte delle batterie i progressi si notano, sebbene il percorso verso le emissioni zero sia ancora lento. L'autonomous-drive totale resta una chimera, tuttavia le vetture moderne già imbarcano sistemi avanzati di guida assistita. La condivisione dei veicoli, invece, ha subìto un rallentamento imprevedibile che induce a riflettere. Lo sharing non è affatto cresciuto, al contrario si è drasticamente ridimensionato con la resa di numerosi operatori.
Tra quelli che hanno resistito alla crisi spiccano oggi Enjoy (il car sharing di Enilive che copre il 40% del mercato italiano), Share Now e Zity, che rappresentano rispettivamente il 23% e il 15% del totale dei servizi. Cosa ha determinato l'inversione di tendenza? Indubbiamente la pandemia ha giocato un ruolo primario, visto che la voglia di condividere – non solo automobili – ha faticato a ricomparire nelle nostre abitudini anche dopo l'emergenza Covid. Più ancora si è rivelata decisiva l'esplosione dei monopattini, mezzi agili e di facile gestione che hanno conquistato i giovani diventando a tutti gli effetti l'alternativa allo sharing nelle aree urbane.
Il car sharing prevede flotte di vetture distribuite nei centri urbani utilizzabili su prenotazione tramite app per brevi periodi (parliamo di minuti, al massimo ore) con il pagamento di una tariffa sulla base dell’effettivo utilizzo, o anche in abbonamento mensile. Con la formula "free floating" i mezzi possono essere lasciati in qualsiasi luogo all'interno di un perimetro indicato. Proprio la versatilità del servizio è stata inizialmente la chiave del successo. Ma adesso il mercato è in sofferenza. Il 2022 era stato indicato come l’anno della ripartenza anche per il car sharing, dopo ulteriori consolidamenti degli operatori.
Invece è arrivato il nuovo calo dei volumi di utilizzo della flotta, senza contare l'aumento dei costi di manutenzione delle vetture, spesso vandalizzate. Trend in calo fisiologico riproposto nel 2023, che ha visto 4,97 milioni di noleggi, il 10% in meno dell'anno precedente: cifre molto distanti dagli oltre 10 milioni pre-pandemia. La flotta di vetture disponibili è scesa a 3.500 unità, in maggioranza operanti a Milano e Roma, le due metropoli che continuano a fare da traino al mercato delle auto condivise. Milano ha il record con 1.600 vetture disponibili e 2.670.000 noleggi a breve registrati nel 2023; la Capitale segue con 1.100 veicoli e 1.390.000 utilizzi.
Tutte le altre città italiane dispongono complessivamente di appena 800 vetture da condividere per un traffico di 910mila noleggi. Curioso analizzare anche il trend della durata media del noleggio. Che è notevolmente salito, raggiungendo i 95 minuti medi. Per sopravvivere e battere la concorrenza di monopattini e scooter il car sharing gioca dunque la carta della durata, pur mantenendo un modello di business free floating. La maggiore durata degli utilizzi, supportata sovente da formule week-end e noleggi pluri-giornalieri, è la strada imboccata per il futuro. Di fatto il car sharing è passato dall’essere un business “al minuto” all’essere un business “orario”, parente stretto del rent-a-car classico. Una piccola flotta (5mila veicoli di cui il 45% ibridi o elettrici) è destinata inoltre al corporate car sharing, l’utilizzo condiviso da parte di più utenti aziendali che ha registrato nel 2023 una crescita del 16%.