La Lamborghini Urus

Urus, la Lamborghini dei Suv. Mix perfetto tra Dna del marchio e versatilità degli sport utility

di Giorgio Ursicino
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VALLELUNGA - Urus, una razza che non c’era. Lamborghini cala nell’arena il suo terzo toro e, nel mondo dell’auto, si percepisce una forte scossa. Un modello del genere, infatti, non si era mai visto in giro e bisognerà verificare se qualcun altro avrà il coraggio di seguirlo, dando vita ad una nuova categoria di vetture. Per imbrigliarlo, al momento, è stato coniato un nome ad hoc, il “super Suv”, perché Urus è qualcosa di più del re degli sport utility, scrive una pagina inedita nella storia dei motori che era difficile addirittura da immaginare. I tori di Sant’Agata (attualmente Aventador e Huracan), si sa, sono di purissimo sangue, hanno un Dna inconfondibile formato da cromosomi nobili. Vetture estreme, anzi superbe supercar, con un design aggressivo, performance mostruose e un piacere di guida con pochi uguali. A questo i tecnici della Lamborghini non erano disposti a rinunciare per nulla al mondo, nemmeno pensando ad una tipologia di veicolo completamente diverso.
 

 

Eh sì, oltre che verso la mobilità sostenibile e l’elettrificazione, l’automotive corre veloce verso i Suv, un segmento di mercato nato come nicchia in Nord America, ma ormai vicino alla metà delle vendite globali, con quote travolgenti anche in Cina e nella vecchia Europa. Un tema di fronte al quale nessuno si può permettere di girarsi dall’altra parte perché garantisce volumi e fatturato allargando in maniera esponenziale il numero dei clienti e l’utilizzo che si può fare del mezzo. Ecco l’idea Lamborghini, quindi, così ambiziosa da sembrare un po’ folle. Dar vita ad un Suv con le prestazioni da supercar o, se preferite, far nascere uno sport utility con il temperamento di un bolide da pista.
Dopo averlo ammirato nell’anteprima natalizia all’interno della sua nuova casa a Sant’Agata, Urus è planato sul circuito di Vallelunga per mostrare al mondo cosa è capace di fare, confermare se è veramente un Suv fuori dagli schemi. Per raggiungere obiettivi tanto ambiziosi bisognava osare, quasi esagerare. E Urus è super in tutto come ha ribadito nei suoi primi chilometri in pista, su strada e pure in fuoristrada. Il nuovo gioiello è una Lamborghini anche a prima vista nonostante le notevoli dimensioni per offrire spazio e comfort a 5 passeggeri e ad un elevato numero di bagagli. È lungo oltre 510 cm, alto più di 160 cm e largo oltre due metri con un passo che supera i tre. Le linee sono tese, forti, il frontale è imponente per accogliere il cuore molto generoso, mentre il tetto si tuffa verso la coda ricordando un coupé con i muscolosi parafanghi che evidenziano quanto la belva resti incollata al terreno, di qualsiasi tipo esso sia. Pure nel look c’è tutto il Dna Lamborghini, forte è il legame con la LM002 degli anni Ottanta, ma ci sono richiami anche della Countach e della Murcielago. In numerosi dettagli estetici (fari in testa) emerge la griffe “Y” tipica del marchio.

Sulla Urus non si scende, si sale, l’abitacolo è un magico mix fra il cockpit di un cacciabombardiere e un elegante salotto. Lo spazio è adeguato per tutti, con grande rapidità si trova la posizione ideale e si ha modo di apprezzare l’elevata qualità dei materiali, un’amalgama di tecnologia e tradizione.
Il cuore inizia a battere forte quando si cerca il pulsante di accensione nascosto dietro il blocco che simula le manette dei reattori e protetto da un copertura come sugli aerei. Una lieve pressione e l’avvio del capolavoro fa partire la musica. Si tratta del primo turbo di Lamborghini, un 4 litri V8 con i cilindri disattivabili e le turbine twinscroll fra le bancate. La scelta della sovralimentazione è indispensabile per l’utilizzo off road, quando è necessaria spinta vigorosa e disponibile già a basso numero di giri.

La prima cosa che Urus cerca è la pista e arriva subito la conferma che si è a bordo di qualcosa di rivoluzionario. Accelerazione, staccata, tenuta laterale, precisione di traiettoria, se si guarda il nastro d’asfalto e si tralascia il resto si ha veramente la sensazione di essere in sella ad una Huracan. Urus è il Suv dei mille record e i freddi numeri trovano conferma nell’agilità con cui il toro danza da un cordolo all’altro.
I cavalli sono 650, i Nm di coppia 850 disponibili da 2.250 a 4.500 giri. Lo 0-100 vola via in appena 3,6 secondi, per raggiungere i 200 km/h bastano 12,8 secondi, la velocità massima arriva a 305 km/h. E per fermarsi con 22 quintali di peso a secco? L’impianto frenante è altrettanto strepitoso, i dischi sono in carboceramica, con quelli anteriori che sembrano dei piccoli tavolini: diametro 40 cm, spessore addirittura 4 cm, le pinze in alluminio hanno 10 pistoncini. Da 100 km/h a 0 bastano 33,7 metri. Il resto della meccanica, quasi tutta gestita dal selettore “Anima” che vanta 6 posizioni (Strada, Sport, Corsa, Neve, Terra, Sabbia), è altrettanto superba.

Tutte e quattro le ruote sono motrici e sterzanti, il differenziale posteriore è elettronico, le sospensioni ad aria e gli ammortizzatori sono regolabili, mentre le barre antirollio si possono disaccoppiare. Se si vuole andare tranquilli, su strada o in città, silenziosità e comodità abbondano ed anche i consumi sono più che accettabili. Sullo sterrato, invece, si ha l’impressione di essere alla guida di una macchina da rally. La Urus costa poco più di 200 mila euro, la produzione del primo anno è stata già tutta venduta (a scatola chiusa) e quasi il 70% dei clienti non avevano mai acquistato una Lamborghini prima.

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Lunedì 30 Aprile 2018 - Ultimo aggiornamento: 01-05-2018 20:38 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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1 di 1 commenti presenti
2018-05-01 17:51:15
Ma quando si lascia la pista, si arriva sullo sterrato e poi la strada sembra sempre di più un serpente che si inerpica tra massi sporgenti e parlare di strada é un'eufemismo, l'Urus che fa?