L'Alfa Romeo Giulia

Un amore di Giulia: l'Alfa Romeo della svolta mostra le sue meraviglie in pista ed in strada

di Giorgio Ursicino
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BALOCCO - Tanto tuonò che piovve. In un'uggiosa giornata di primavera, nell'affascinante Centro Sperimentale Alfa Romeo adagiato fra le risaie del vercellese, la nuova Giulia accende i motori e si prepara a scrivere una nuova pagina nell'ormai lunga storia dell'auto. Eh sì, la vettura della rinascita era così attesa che gli ultimi mesi prima del lancio sono sembrati lunghissimi: tutti aspettavano con ansia di mettere alla prova il gioiello del Biscione svelato per la prima volta quasi un anno fa, in occasione del compleanno numero 105 del blasonato marchio.


Dal profumo nell'aria si capisce subito che non è un classico test, Giulia è molto più di una semplice auto. Da una parte ricorda un'era gloriosa lontana appena mezzo secolo in cui molti dei costruttori premium tedeschi che da anni dominano la scena sognavano di diventare l'Alfa Romeo. Dall'altra è la cartina di tornasole di una delle più ambiziose sfide industriali e commerciali lanciate nel terzo millennio, un passaggio fondamentale che può segnare il futuro non solo del famoso brand, ma dell'intera Fca.


Se Giulia manterrà le promesse e il piano Alfa centrerà i target saranno giorni felici per l'automotive tricolore e l'intero Belpaese, la principessa a quattro ruote diventerà il nuovo testimonial della genialità, della passione e del gusto italiano in ogni angolo del pianeta (sarà in vendita in oltre cento paesi di tutti i continenti). Di fronte a una svolta del genere è difficile restare insensibili, le pulsazioni aumentano rapide e le emozioni sgorgano spontanee, non solo quelle generate dalla meccanica, storico fiore all'occhiello dell'Alfa e dell'intero made in Italy. Per i meno giovani Giulia riaccende ricordi forti. I più fortunati non possono certo dimenticare di essere cresciuti sui sedili posteriori (rigorosamente senza seggiolino...) della più nobile signora degli anni Sessanta, un'epoca in cui le auto avevano personalità molto diverse fra loro e i motori si riconoscevano dal rombo.


Per tutti l'Alfa è motivo d'orgoglio. La mamma della Ferrari è stata la regina della sportività e delle competizioni nel primo mezzo secolo di storia dell'auto, una sovrana assoluta delle piste e delle eroiche corse su strada. Negli anni trenta se non guidavi un'Alfa difficilmente potevi sperare di vincere. Risplendono le quattro vittorie di fila a Le Mans (dal '31 al '34), le sei consecutive alla Targa Florio (dal '30 al '35), le sette di fila alla Mille Miglia (dal '31 al '38), senza dimenticare i primi due campionati del mondo di Formula 1, nel '50 e nel '51.


Ma nell'immaginario popolare hanno una valore ancora più forte i trionfi del Biscione con Nuvolari al volante e le scarpette Pirelli ai piedi, in Germania e in America, contro inglesi e tedeschi: quando passava un'Alfa anche quel “divino meccanico” di Henry Ford si toglieva il cappello. Un'atmosfera del genere può travolgere, il calore può far perdere obiettività. Bisogna impegnarsi a fondo per restare lucidi, valutare con attenzione, giudicare con imparzialità, scongiurando il rischio di essere indulgenti nel valutare la meravigliosa creatura che ha sicuramente i tratti del capolavoro. Giulia è frutto di un percorso veloce e virtuoso, ma Marchionne è il primo a dire che è un punto di partenza e non certo di arrivo. Dovrà superare altri esami, dimostrare la sua affidabilità, confermare il suo valore negli anni, aspetti che solo il tempo può giudicare.


Il primo esame, però, la berlina italiana l'ha superato a pienissimi voti, ha mantenuto quanto promesso, è addirittura andata oltre. Pensata partendo da un foglio bianco è nata senza compromessi, ha un design intrigante, un ottimo comfort e una tecnologia all'avanguardia; adotta soluzioni tecniche innovative e raffinate che le consentono di non temere alcuna concorrenza. È raro trovare oggetti così perfettamente in linea con il Dna del brand. Giulia è performance e piacere di guida, sicurezza e progettazione audace. Giulia piace fuori, ma è bellissima dentro e non solo nell'abitacolo.


Le gemme, infatti, sono sotto pelle, difficile non rimanere incantati di fronte alla scocca nuda e alla meccanica senza carrozzeria, tutto è studiato nel dettaglio, nulla è lasciato al caso. Se Giulia affascina, la Quadrifoglio strega: il cuore a sei cilindri è una vera opera d'arte, sembra una scultura dei nostri maestri migliori. E poi le sospensioni, alluminio modellato con sapienza (tutti i bracci e anche i duomi) che si accoppia alla perfezione con gli acciai alto resistenziali del pianale. Al vertice anche i motori diesel, tutti nuovi, tutti Alfa. Da favola il cambio, quello automatico ad otto rapporti, con le paddles dietro il volante che profumano tanto di F1: esalta le prestazioni e il comfort, ma anche l'efficienza riducendo quindi i consumi e le emissioni inquinanti.
 

 

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Lunedì 16 Maggio 2016 - Ultimo aggiornamento: 20:14 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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