La Aventador SVJ

Un missile chiamato Aventador SVJ. La Lambo diventa la vettura stradale più veloce di sempre sul mitico Nurburgring

di Nicola Desiderio
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NURBURGRING - Il tempo è galantuomo, ma solo se lo attendi. È invece terribilmente bastardo se lo sfidi e devi inseguirlo tra le curve di quello che un galantuomo del volante nel 1968 battezzò l’Inferno Verde. Quell’uomo – non a caso – sarebbe diventato nel 2001 “Sir” Jackie Stewart, ma i ricordi migliori non li ha in un castello della sua Scozia bensì sul versante tedesco della Ardenne dove, intorno al castello di Nürburg, da tempo infuria una battaglia scritta sull’asfalto che accoglie continuamente nuovi capitoli. Benvenuti al Nürburgring, l’unica pista dove la corsa più importante la fanno le auto di serie e dove la spada è la lancetta del cronometro.
 

L’ultimo colpo l’ha dato la Lamborghini con la Aventador SVJ, un bolide in fibra di carbonio a 4 ruote motrici e sterzanti da 770 cv capace di chiudere le 73 curve e i 20.600 km del circuito tedesco in 6’44”97. Un tempo che ha dell’incredibile e batte il 6’47”25 della Porsche 911 GT2 RS da 700 cv la quale – a sua volta – lo aveva strappato proprio alla Lamborghini Huracàn LP640-4 Performante (6’52”01). E indovinate quale era l’auto che deteneva il limite precedente? La Porsche 911 GT3 RS (6‘56”40) che lo aveva sgraffignato alla sorella 918 Spyder (6’57” netti) spinta da un sistema ibrido plug-in da 888 cv.

Eppure la prima auto targata a scendere al Nürburgring sotto i 7 minuti è stata proprio una Lamborghini nel 2015. Ancora una volta fu un’Aventador, la Super Veloce da 750 cv, e al volante aveva Marco Mapelli, il pilota che, a colpi di sterzo, acceleratore e freno, ha vergato tutti i record che le auto del Toro hanno conquistato all’Inferno Verde. Ma questa recordmania ha un senso?

Tempo fa qualcuno aveva proposto una moratoria, subito disattesa, non solo sulla loro pericolosità, ma sul valore tecnico. Eppure i record continuano e un senso ce l’ha, eccome. Il Nürburgring infatti offre una varietà di situazioni ideale per mettere a punto, anche e soprattutto, le auto da famiglia: curve di ogni raggio, saliscendi continuo con un dislivello di 300 metri, compressioni e sconnessioni capaci di massacrare sospensioni, freni e gomme. Se esci vivo da quell’Inferno, puoi dire di aver fatto un’auto sicura, confortevole, che tiene bene la strada ed è affidabile.

Una prova del fuoco che ha contorni luciferini, ma anche culinari visto che gli chef di queste speciali pietanze a 4 ruote spesso sono gli ingegneri che hanno la responsabilità di deliberare le specifiche di produzione. Per questo, i record vengono fissati quando le vetture sono ancora camuffate e tutte le case automobilistiche hanno un distaccamento intorno al Nürburgring, con un team dedicato che lavora e raccoglie dati su dati.

Il tempo è uno di questi, il più implacabile, ma anche il più spendibile in termini di comunicazione, un marchio di sportività che vale quasi una vittoria in gara. La Honda Civic Type R (7’43”8) è la migliore tra le trazioni anteriori, la Mercedes AMG E 63 S Wagon (7’45”19) svetta tra le giardinette mentre l’Alfa Romeo Giulia Quadrifoglio (7’32”) era la 4 porte più veloce prima dell’avvento della Jaguar XE SV Project 8 (7’21”), ma per riuscirci i tecnici inglesi hanno dovuto trapiantare in una placida XE un V8 5 litri da 600 cv. La casa italiana mantiene comunque saldamente il primato dei Suv con la Stelvio Quadrifoglio, con un 7’51’7 che qualche anno fa avrebbe fatto invidia ad una sportiva e che il Biscione ha celebrato di recente con una serie speciale denominata NRing.
La prima auto di serie a scendere infatti sotto gli 8 minuti fu la Nissan Skyline GT-R R33 V-Spec nel 1996 e ci sono voluti 30 anni per vedere un Suv abbattere quella soglia con la Porsche Cayenne Turbo S da 550 cv (7’59”74).

C’è persino la Skoda che con la sua Kodiak RS ha messo la bandierina del Suv 7 posti più veloce (9’29”84). Trattasi ovviamente di record virtuale, ma è reso comunque interessante per il fatto che a spingerla c’era un diesel 2 litri biturbo da 240 cv e a guidarla una donna, Sabine Schmitz. I tempi poi seguiranno i tempi e, se il mercato guarda sempre di più a veicoli a ruote alte e ad alimentazioni alternative, anche il cronometro del Nürburgring porta i segni del futuro.

C’è già infatti il record per le auto elettriche fissato dalla cinese NIO EP9 (6’45”90), un mostro da 1.000 kW (1.360 cv) e per i Suv la Lamborghini è pronta a dare la sua zampata con la nuova Urus e piazzando una doppietta che non avrebbe precedenti nella storia del Ring. Ma la Porsche sarà obbligata a rispondere alla cugina italiana perché, lasciargli due record, per giunta in Germania, sarebbe decisamente troppo, anche per quei galantuomini di Zuffenhausen.
 

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Domenica 9 Settembre 2018 - Ultimo aggiornamento: 10-09-2018 15:38 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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