La copertina del libro di Carlo Cavicchi

"Però lo scoop è mio", l'affascinante mondo dei rally raccontato nel primo romanzo di Carlo Cavicchi

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ROMA - Carlo Cavicchi, che ha mangiato pane e automobili per una vita e diretto periodici importanti per trent’anni, da Autosprint a Quattroruote, ha mescolato le sue passioni, le corse in auto e il giornalismo, in un thriller leggero e avvincente che si rifà a una storia realmente accaduta negli anni 70, seppure in un contesto differente da quello raccontato nel romanzo.

A legare tutta la storia è una misteriosa Porsche nera che incrocia la strada di tre personaggi assolutamente lontani tra loro per distanza, cultura e professione. Dante Busi vive sull’Appennino Bolognese e si arrangia nella vita quanto s’incupisce con le corse in macchina. Ha coraggio e talento, ma gli mancano i soldi per dimostrare a tutti quanto è capace con un volante tra le mani. Gli servirebbe un colpo di fortuna, di quelli che capitano soltanto nei film, così quando incontra un tipo inquietante e che viene da lontano non può resistere alla sua proposta: una sfida quasi impossibile e dai contorni ambigui. Può essere l’affare della sua vita perché gli può permettere di entrare nel mondo dei rally dalla porta principale.

Sandro Panzacchi vegeta al “Resto del Carlino”: ha passato i cinquanta senza mai una soddisfazione seppure abbia iniziato a lavorare molto giovane e con la strada spianata davanti. Nella vita per scalare le posizioni e mettersi in luce ci vuole capacità, ma anche coraggio e ambizione. Al contrario il suo modo di essere giornalista lo avvicina più a una dattilografa che a uno scrittore, e lui ha buoni motivi per credere che l’occasione giusta per svoltare non arriverà più.

Le strade di Busi e Panzacchi corrono per sentieri diversi e lontani e non si sarebbero mai intrecciate se in maniera del tutto casuale un magistrato di Foggia, che indaga su una morte misteriosa di un informatore della Guardia di Finanza, non si fosse messo di mezzo ribaltando i loro destini.

Sullo sfondo di una Bologna che vive gli anni ‘70 non per la loro complessità ma soltanto con il rimpianto per quella città nottambula e ospitale che non tornerà più, si avvitano le storie umane e professionali dei tre personaggi e delle loro donne con appunto un unico nesso: la Porsche nera.

Edito da Minerva, il romanzo dai contorni indefiniti, fra il giallo e il thriller letterario, scorre via veloce e sorprende pagina dopo pagina come sempre accade quando alla base c’è un fatto realmente accaduto, a riprova che la realtà supera di gran lunga ogni più fertile fantasia.

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Mercoledì 20 Giugno 2018 - Ultimo aggiornamento: 22-06-2018 05:11 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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