Una delle mitiche Alpine che negli anni '70 dominavano la scena rallistica

Renault, il rilancio del mito Alpine
passa per il Rally di Montecarlo

di Sergio Troise
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NAPOLI - Per il terzo anno consecutivo Renault ha partecipato al Rally di Montecarlo storico. Partenza il 27 gennaio da Reims, arrivo il primo febbraio a Monaco. L’edizione 2013 è l’occasione per celebrare il 40° anniversario della tripletta Alpine Renault a Montecarlo: un podio di sole berlinette, il cui primo gradino venne occupato da Jean Claude Andruet e “Biche” e che contribuì significativamente alla conquista del titolo di campione del mondo Rally per Alpine-Renault nel 1973. Ma questa partecipazione in pompa magna è anche un richiamo significativo al piano di rilancio del marchio Alpine annunciato a novembre 2012, che prevede l’arrivo di un nuovo modello entro il 2015, in forza di un accordo di collaborazione con l’inglese Caterham.

Cinque vetture del Team Renault Classic sono state iscritte al rally monegasco.
Sono tre Alpine A110 1300, una A110 1600 S e una A110 1800 Gruppo 4. Quattro sono state affidate a piloti che hanno scritto la storia del marchio francese (Jean Claude Andruet, Jean Cagnotti, Jean Vinatier, Alain Serpaggi), una quinta a Carlos Tavares, direttore generale delegato alle operazioni del Gruppo Renault dal 2011. Fedele alla sua passione per lo sport automobilistico da 30 anni, e fortemente legato al marchio Alpine, Tavares si è associato a Renault Classic a titolo personale.

Il marchio Alpine è un’icona francese ed uno dei più amati al mondo.
Fondata nel 1955 da Jean Rédélé, l’Alpine cominciò ad acquisire popolarità al Salone di Parigi del 1962, dove presentò la A110, berlinetta sportiva destinata ad entrare nella storia per le sue qualità di sportiva semplice, leggera e veloce. Nel tempo, sarebbe poi diventata parte integrante del colosso Renault, incarnandone lo spirito innovatore e la vocazione sportiva. Le Alpine sono sempre state auto con una meccanica semplice ma competitiva. Sotto una carrozzeria leggera e attraente, sono nate vetture in grado di sfruttare il maggior numero possibile di parti di serie, prelevate da auto stradali, in modo da ottenere costi di produzione e di manutenzione bassi in confronto alle prestazioni. Una formula semplice, che tuttavia ha fatto la fortuna del marchio su scala globale: le Alpine sono auto conosciute e amate in tutto il mondo. Esistono club Alpine in Francia, Belgio, Germania, Gran Bretagna, Paesi Bassi, Italia, Norvegia, Svezia, ma anche in Giappone, Stati Uniti e Canada. Un amore planetario, che ha regalato al piccolo marchio francese migliaia di vittorie sui campi di gara più disparati, dalle strade dei rallies alle piste, dai circuiti stradali alle cronoscalate, dalle gare sprint alle maratone di 24 ore.

Nel 1971 la svolta con la A310, presentata al Salone di Ginevra.
Disegnata dallo stesso Rédélé, affiancato da Yves Legal (Alpine) e Michel Beligond (Renault), la berlinetta mira a consolidare il marchio nel settore delle auto sportive e Gran Turismo, sfruttando al meglio il rapporto peso/potenza e “accontentandosi” di un piccolo motore di 1,3 litri. Pur mantenendo il passo tradizionale di 2,27 metri (come sulla Porsche 911), il nuovo modello si rivela un successo anche in termini di equilibrio estetico, tale da giustificare la nascita di un nuovo stabilimento industriale, in Avenue de Bréauté. Ben presto arriverà anche il motore 1,6 litri da 140 cv e, dal ‘74, l’iniezione in sostituzione dei carburatori.
Soprattutto, a inizio anni 70 arrivano gli straordinari successi sportivi. Tra le tante affermazioni, restano indelebili le triplette della A110 ai Rally di Montecarlo del 1971 e del 1973: in quest'ultima annata venne istituito il titolo di Campione del Mondo Costruttori, e la Alpine se lo aggiudicò ottenendo sei vittorie su 13 gare e un punteggio quasi doppio rispetto alla Fiat, relegata al secondo posto. Dal settembre 1976, poi, ecco un supermotore V6 2,7 litri da 150 cv, ripreso dalla Renault 30 TS. Dopo oltre 11.600 unità prodotte (2.340 nella versione 4 cilindri e 9.287 nella 6 cilindri), la A310 esce di scena e scompare nel 1985 a vantaggio della nuova GTA (Grand Tourisme Alpine).

Il piano di rilancio di Alpine annunciato a novembre 2012 prevede l’arrivo
di un modello totalmente nuovo, realizzato in collaborazione con Caterham. Per preparare l’operazione al meglio, è stato costituito un comitato di esperti, l’Alpine Advisory Board, di cui fanno parte, con il direttore generale Carlos Tavares, Jean Charles Rédelé, figlio del fondatore Jean Rédelé, e, tra gli altri, alcuni piloti di grande fama come Jean Serpaggi, Bernard Darniche, Michele Mouton, tutta gente che ha contribuito a scrivere la storia del marchio transalpino. La produzione della nuova supercar avverrà a Dieppe, negli impianti creati nel 1969, ma non solo per ragioni storiche e sentimentali: in quel territorio, infatti, è assicurato l’appoggio dello stato francese e della regione Haute Normandie. Nei piani c’è comunque la possibilità che vengano prodotte due auto quasi gemelle, una con marchio Alpine, l’altra Caterham.

La Alpine del 21° secolo sarà una supercar a tutti gli effetti.
Disegnata dall’olandese Laurens Van Den Acker, avrà il compito di legare passato e futuro senza però cedere alla tentazione di un design retrò. Soltanto qualche allusione al passato, nulla di più. Per il resto il prototipo che anticipa la nuova Alpine si ispira al concept DeZir e apre la strada ad una sportiva estrema, con telaio tubolare, carrozzeria in fibra di carbonio, apertura degli sportelli ad ala di gabbiano, aerodinamica in grado di sfruttare l’effetto suolo e motore V6 3,5 litri aspirato da oltre 400 cv, montato in posizione centrale. Insomma, un DNA da auto da corsa, sottolineato anche dalle sospensioni regolabili a doppi triangoli sovrapposti (come sulle monoposto) e dalla ripartizione dei pesi (circa 48% all’anteriore e 52% al posteriore), con una massa complessiva di appena 880 chili. Il cambio è un sequenziale elettroattuato a 6 marce, utilizzabile sia con il pedale della frizione, sia con i paddles al volante. Le prestazioni non sono ancora note, ma è chiaro che siamo in presenza di un progetto estremo, mirato a fare della Alpine una degna alternativa alle supercar più blasonate.

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Sabato 2 Febbraio 2013 - Ultimo aggiornamento: 06-02-2013 06:04 | © RIPRODUZIONE RISERVATA