La Rover 2000 prima vincitrice del Car of the Year nel 1964

Car of the Year: Fiat il brand più vincente, un trofeo anche a Porsche

di Giampiero Bottino
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GINEVRA - Se il risultato di quest’anno ha ferito l’orgoglio automobilistico italiano, la storia del premio “Auto dell’Anno” vede nel made in Italy un protagonista assoluto, con 12 successi che lo collocano alle spalle di Francia (16 trofei) e Germania (13). Se dalla classifica per “squadre nazionali” si passa a quella per marche, la soddisfazione è ancora maggiore, visto che il brand Fiat guida con ampio margine la graduatoria: 9 successi compresi tra la 124 – regina del 1967 – e la 500 del 2008 che chiude (per ora) un cerchio comprendente la 128 nel 1970, la 127 due anni dopo, la Uno nel 1984, la Tipo nell’89, la Punto del 1995 subito seguita dalla Bravo/Brava e la Panda del 2004. A completare il medagliere di quello che oggi è il gruppo Fca troviamo la mitica Lancia Delta (1980) e la doppietta Alfa Romeo con la 156 “Auto dell’Anno 1998” e la 147 incoronata 3 anni dopo. A completare un palmares davvero importante, nell’archivio del Lingotto troviamo anche 11 secondi posti (l’ultimo l’anno scorso con l’Alfa Giulia) e 5 “medaglie di bronzo”.

Alle spalle di Fiat ci sono le 6 vittorie di Renault (due delle quale ottenute da altrettante generazioni della Clio, unica oltre alla Golf capace di concedere il bis) e le 5 che costringono Ford, Opel e Peugeot, titolari di 5 successi ciascuna, a stringersi sul terzo gradino del podio. Per quanto riguarda le candidate, i requisiti che devono ispirare i giurati al momento del voto – design, comfort, sicurezza, economia, handling, prestazioni, funzionalità, attenzione all’ambiente, piacere della guida e listino, con un occhio di riguardo alla tecnologia e al rapporto qualità/prezzo – di fatto escludono dalla lista le supercar a tiratura forzatamente limitata, mentre anche le auto sportive non hanno mai goduto di grande considerazione, a eccezione della Porsche 928 incoronata nel 1978.

Mentre la recente “febbre da Suv” trova puntuale riscontro nelle vittorie della Peugeot 3008 nel 2017 e della XC40 quest’anno. Sono numerose le occasioni in cui i giurati hanno manifestato la capacità di guardare lontano, anticipando i nuovi trend e l’evoluzione dei mercati. Per esempio contribuendo nel 1993 a esorcizzare quello che per molti costruttori europei era il “diavolo giapponese” assegnando al titolo alla rivoluzionaria Nissan Micra le cui innovative soluzioni tecnologiche hanno riscritto le regole del gioco nel segmento delle city car.

Un discorso analogo riguarda le alimentazioni alternative, guardate con una diffidenza ancor oggi non del tutto sopita: la Toyota Prius, eletta “Auto dell’Anno 2005”, costituisce un certificato di credibilità attribuito alla propulsione ibrida, oggi proposta da quasi tutti i costruttori. Ancor più coraggiosa (e discussa) la scelta di incoronare nel 2011 l’elettrica Nissan Leaf, rafforzata l’anno successivo dal premio all’accoppiata elettrica ad autonomia estesa Opel Ampera/Chevrolet Volt.

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Giovedì 7 Giugno 2018 - Ultimo aggiornamento: 18:09 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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