Un momento del convegno sulla Blue Economy

A Viareggio convegno su Blue Economy, cantieristica ed ecosostenibilità. Il ministro Fratin: «Industria nautica modello da copiare»

di Sergio Troise
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VIAREGGIO - Come sono lontani i tempi della “discesa in campo” del governo italiano contro la nautica da diporto! Erano gli anni tra il 2011 e il 2013, quando almeno 40.000 barche furono portate via dai porti italiani a causa dell’entrata in vigore della tassa di stazionamento introdotta dall’esecutivo Monti, un’autentica stangata che si rivelò utile solo a provocare dissesti nel settore, licenziamenti, svuotamento dei porti, crisi del turismo nautico e, soprattutto, nessun autentico beneficio alle casse dello Stato. Oggi la situazione è totalmente diversa: “L’industria nautica da diporto è un modello nazionale da copiare”, ha dichiarato pubblicamente il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin nel corso di un convegno su Blue Economy, cantieristica ed ecosostenibilità, svoltosi a Viareggio con il patrocinio dell’Assemblea parlamentare del Mediterraneo (PAM) e alla presenza dei vertici di Confindustria nautica e di numerosi operatori del settore.

Più in dettaglio, l’esponente di Governo ha affermato che “l’industria della nautica da diporto rappresenta plasticamente la realtà che viviamo, dove il mutamento del percorso energetico sta comportando un cambiamento della percezione del consumatore. Anche se impattiamo lo zero virgola – ha aggiunto Fratin - dobbiamo sempre progredire nella ricerca, non avendo miniere e materie prime, siamo sempre cresciuti solo grazie alla nostra capacità di ideazione e trasformazione”.

E infatti, anche se i dati ufficiali IMO (International Maritime Organization) indicano un’incidenza del comparto dello 0,01% rispetto all’intero shipping, le aziende italiane sono in primissima linea sul tema della carbon neutrality, e continuano a svolgere attività di ricerca e sviluppo, autofinanziando progetti di varia natura. Ciò grazie alla solidità di bilanci in attivo, sostenuti da successi di mercato mai registrati prima: nel 2023 – vale la pena ricordarlo una volta di più – è stato raggiunto il record storico di fatturato, di export e di occupati, mantenendo la leadership assoluta nel segmento dei superyacht, con oltre la metà del global order book, e il primato di esportatore mondiale di unità da diporto. E’ grazie anche a questa solidità che vengono autofinanziate attività di ricerca e sviluppo e varati progetti mirati all’innovazione, come ricordato, nel corso del convegno, da alcuni rappresentanti dei cantieri più importanti.

Giuseppe Balducci, di Overmarine, ha ricordato che “negli ultimi anni la cantieristica da diporto italiana, apripista del mondo, ha introdotto riduzioni di consumi reali del 30%, grazie all’efficientamento nella costruzione degli scafi e conseguente risparmio di peso, e grazie anche ai progressi delle motorizzazioni e dei sistemi di trasmissione. Progressi veri” ha sottolineato il manager, lamentando però “le penalizzazioni talora imposte da normative figlie di scelte ideologiche, come l’emblematico caso dei filtri SCR. Pensati per le navi mercantili, vengono imposti anche sugli yacht, e ciò comporta la riprogettazione, l’aumento dei pesi, e quindi dei consumi, influendo, a causa dei diversi regimi di uso dei motori, anche sull’aumento delle emissioni di CO2 del 10%, a fronte della riduzione dello 0,2% delle emissioni di ossido di azoto”.

Barbara Amerio, di Amer Yacht, ha ricordato l’impegno sul fronte dei materiali. “Cerchiamo di produrre imbarcazioni fatte in modo che le strutture possano essere riciclate. Noi – ha aggiunto - abbiamo studiato anche nuovi materiali che possono sostituire i tradizionali, come il basalto che abbinato alle bioresine può essere una valida alternativa. Ma abbiamo bisogno di fare rete e, anche per questo, in Confindustria Nautica abbiamo creato il Comitato di sostenibilità per sostenere un dialogo aperto fra i cantieri e confrontarci sui risultati della ricerca, sia a livello nazionale, sia internazionale”.

Paolo Bertetti, di Sanlorenzo, si è soffermato sul tema dei combustibili, ammonendo che “bisogna mantenersi su un principio di neutralità tecnologica che offra molteplicità di soluzioni per diversi tipi di impiego, poiché non possiamo essere assimilati al traffico mercantile e nemmeno a un camion. Noi – ha ricordato - abbiamo appena varato un 50 metri con propulsione a metanolo verde.

Guido Penco, di Baglietto, ha illustrato la scelta fatta a La Spezia, ovvero l’uso dell’idrogeno, preferito al biodiesel e al metanolo. “Riteniamo che sia la strada più realistica per il futuro e abbiamo già realizzato un impianto di idrogeno a ciclo green, producendo energia con pannelli solari. Abbinato alle batterie al litio, consente di ottimizzare le emissioni atmosferiche e pure quelle sonore”.

Giorgio Mattei, di Next Group, si è soffermato sulla riduzione del peso, ritenuta “molto più interessante in termini di risultati della questione dei combustibili”, sulla scelta di antivegetative siliconiche e vernici speciali in grado di ridurre fortemente la resistenza fluidodinamica (e dunque il fabbisogno di propulsione) e sui vetri ultra-alleggeriti, che possono essere anche fotovoltaici per generare energia green.

Dal convegno di Viareggio è emerso che anche la portualità turistica è pronta a fare la sua parte, ma – come ha ricordato Roberto Perocchio, presidente di Assomarinas – “servono regole certe per gli stoccaggi dei nuovi carburanti green e anche per le stesse concessioni demaniali”.

Dal professore Paolo Dario, della Scuola Superiore Universitaria Sant’Anna di Pisa, è venuta infine l’informazione che “la ricerca potrà supportare il settore anche con la robotica”, mentre Katia Balducci, del Centro Servizi Navigo, ha ricordato quanto “è importante fare squadra per partecipare ai progetti europei”.

Deborah Bergamini, in rappresentanza della Parliamentary Assembly of the Mediterranean, ha ricordato che “l’incontro si è svolto a Viareggio proprio per testimoniare una grande attenzione nei confronti del settore della nautica da diporto, settore – ha tenuto a dire - che funziona benissimo, un’eccellenza mondiale, ma che ha ancora bisogno di aiuto e non può essere penalizzato da un’eccessiva burocrazia. Non basta costruire le migliori barche – ha aggiunto - dobbiamo anche far sì che restino nei nostri porti e sulle nostre coste, in modo che continui lo sviluppo dell’indotto. Il ruolo di Confindustria Nautica è fondamentale e l’Assemblea parlamentare del Mediterraneo diventa uno strumento importante per la costruzione di un ecosistema”.

Giulio Centemero, altro membro della Parliamentary Assembly of the Mediterranean, ha lanciato l’idea di far partire, dal convegno di Viareggio, un tavolo che possa studiare il settore e portare delle proposte di policy, non solo in Italia, ma anche in tutti i Paesi che compongono l’Assemblea Mediterranea. Nell’occasione è stato ricordato che il Forum economico parlamentare del Mediterraneo, che si terrà nella sua seconda edizione a Marrakesh a luglio, ha tra gli obiettivi quello di individuare il capitale per la crescita delle imprese della nautica.

Il presidente Confindustria Nautica Saverio Cecchi ha rivolto parole di gratitudine al ministro Pichetto Fratin, primo titolare dell’Ambiente a incontrare l’industria Nautica da diporto, e alla parlamentare Deborah Bergamini, che ha reso possibile questa giornata di approfondimento che ha messo in luce, una volta di più, i meriti dell’intero comparto, sia sul fronte produttivo e occupazionale, sia su quello delle attività di ricerca e sviluppo mirate all’ecosostenibilità. Cecchi ne ha approfittato anche per ricordare che la nautica è “Made in Italy al quadrato, poiché costituisce pure un contenitore per le principali filiere degli altri prodotti italiani, fino all’hôtellerie, come dimostra il connubio tra l’hotel Principe di Piemonte di Viareggio, che ha ospitato il convegno, e il mondo dei superyacht.”

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Venerdì 3 Maggio 2024 - Ultimo aggiornamento: 21:15 | © RIPRODUZIONE RISERVATA