Barche in porto

Vertice con il Governo: nautica verso la riapertura. Concordato un piano per la “fase-2”

di Sergio Troise
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ROMA - Da quando il Governo ha disposto il fermo delle attività produttive a causa del dilagare del Coronavirus non sono mancate proteste e pressioni da parte di comparti manufatturieri allarmati dalle conseguenze di un fermo prolungato. C’è stato chi si è fatto sentire con proteste accorate e chi ha scelto invece la strada del basso profilo, manovrando con discrezione ai fianchi del Palazzo. E’ stata questa la strada scelta da Confindustria Nautica, l’associazione d’imprese che ha preso il posto di Ucina e rappresenta la gran parte della filiera, ovvero costruttori di navi da diporto, yacht, natanti, battelli pneumatici, unità a vela, motori, componenti, accessori, servizi, charter, porti, dealer, reti di vendita. Un comparto di grande valenza per l’occupazione, il contributo al Pil, l’export.

Dopo giorni di apparente assuefazione al blocco totale, nelle ultime ore sono emersi invece i primi risultati di un discreto e silenzioso lavoro ai fianchi delle istituzioni, mirato a ottenere almeno un piano concordato per la riapertura programmata delle attività dell’intera filiera. A smuovere le acque una mossa strategica pilotata dall’avvocato Alberto Galassi, amministratore delegato di Ferretti Group, che ha manifestato pubblicamente l’intenzione di investire a Taranto per un nuovo impianti produttivo, incontrando il senatore Mario Turco, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e alla Programmazione economica, proprio alla viglia del vertice Confindustria Nautica-Governo svoltosi in teleconferenza sull’asse Genova-Roma.

Ma sarebbe ingiusto attribuire alle aperture su Taranto di uno dei colossi del settore il merito della svolta registrata mercoledì 8 aprile. Se da qualche ora si parla apertamente di un piano per la riapertura programmata delle attività, lo si deve essenzialmente al lavoro svolto con discrezione dagli uomini di Confindustria Nautica, che già da un paio di settimane avevano inviato alla presidenza del Consiglio dei ministri un testo in cui non si enfatizzava la protesta, ma si suggerivano proposte per una riapertura programmata delle attività.

“Abbiamo avuto diretta testimonianza di come l’atteggiamento di pronto adeguamento alle disposizioni del governo, il basso profilo mediatico, la concretezza e la nostra capacità di proposta tecnico-normativa siano stati apprezzati e confidiamo che le nostre proposte possano trovare accoglimento” ha dichiarato il presidente dell’associazione, Saverio Cecchi, non mancando di ringraziare il sottosegretario Turco “per l’attento ascolto, l’approfondita conoscenza delle nostre proposte e, soprattutto, per essersi fatto carico di rappresentarle in Consiglio dei ministri”.

L’incontro tra operatori della nautica ed esponenti di Governo si è svolto, come detto, nelle forme della teleconferenza: da una parte la delegazione di Confindustria guidata dal presidente Cecchi, dall’altra il sottosegretario Turco accompagnato da Giancarlo De Fazio, direttore generale di Investitalia, la struttura voluta dal premier Conte per rilanciare gli investimenti, soprattutto al Sud.

Nel corso dell’incontro è stato spiegato che l’intrinseca caratterizzazione stagionale della produzione, dei servizi e del turismo, l’andamento del ciclo di cassa, attivo principalmente nei mesi di aprile, maggio e giugno, l’impatto che il protrarsi anche di qualche settimana del blocco delle attività avrà sulla produzione del prossimo anno, fanno della filiera nautica una delle più colpite dai provvedimenti di contenimento dell’emergenza sanitaria, anche più di quella del turismo.

Alla luce di queste considerazioni, è stato chiesto al Governo di autorizzare una “riapertura modulare, progressiva e controllata delle attività”. Ma attenzione: una nota diffusa da Confindustria Nautica puntualizza che “la nostra non è stata la mera rivendicazione di un comparto in difficoltà, ma il risultato delle precise risultanze delle proiezioni economiche sugli effetti progressivi del protrarsi nelle prossime settimane della chiusura delle attività”.

Più in dettaglio: alle autorità di Governo sono stati illustrati, per le diverse tipologie di aziende della filiera, gli effetti sui piani di consegna, sulle connesse attività della subfornitura, della componentistica e dell’accessoristica, sulla produzione 2021, su tutte le attività di servizi, del charter e della portualità, sullo stato di liquidità delle diverse tipologie di imprese. E’ stato anche analizzato il tema degli ingenti crediti IVA che sono strutturali per un settore con un export dell’86% del valore della produzione e che necessitano di una garanzia pubblica per finanziare la filiera con il sistema bancario “pro soluto”.

La proposta avanzata da Confindustria Nautica è stata inoltrata anche ai ministri dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture e Trasporti e prevede precise indicazioni sul “necessario concerto con i sindacati, l’adesione volontaria dei lavoratori, le tutele sanitarie, la sanificazione degli ambienti di lavoro”. Se non bastasse, il presidente Cecchi ha tenuto a sottolineare che “il piano si candida ad essere un caso pilota per le iniziative che il Governo vorrà assumere nella cosiddetta fase 2”.

Vedremo quali saranno gli sviluppi. Intanto il comparto ha incassato l’attenzione e la disponibilità del senatore Turco, che subito dopo la conclusione dell’incontro ha dichiarato: “Siamo consapevoli della necessità di far ripartire il settore della nautica, che vive, per sua natura, di un ciclo produttivo breve, e che oggi, come altri comparti industriali, sta subendo gli impatti negativi dell’emergenza sanitaria. Abbiamo il dovere di salvaguardare e tutelare un settore che è leader mondiale. Condivido alcune proposte che mi sono state avanzate e mi farò interlocutore con il Governo per cercare ulteriori misure a sostegno della liquidità dell’intera filiera dell’industria nautica”.

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Mercoledì 15 Aprile 2020 - Ultimo aggiornamento: 18-04-2020 11:31 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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