Tra epidemie, guerre, stravolgimenti del clima e dell’ambiente non si può dire che gli anni 20 del nuovo secolo rappresentino quel che suol dirsi un’epoca felice. Eppure ci sono ancora, nel nostro Paese, insospettabili isole felici, settori industriali e artigianali che continuano a macinare successi produttivi e commerciali, registrano incrementi di fatturato, occupazione, ricavi, e investono su attività di ricerca e sviluppo mirate ad assecondare la transizione energetica. Protagonista, in questo ambito, è la nautica da diporto, comparto che vede l’Italia primeggiare nel mondo, soprattutto nel campo del lusso (super yacht e mega yacht), con la capacità di proporre prodotti d’avanguardia in materia di stile e di contenuti hi-tech.
Se ne è avuta conferma nel mese di settembre appena conclusosi, il mese dei saloni nautici di Cannes, Genova e Montecarlo, trittico di eventi fieristici in cui il Made in Italy ha recitato ancora una volta un ruolo da protagonista, illuminando le scene allestite, una dopo l’altra, nell’ideale palcoscenico allestito lungo i 200 km che uniscono la costiera ligure alla Costa Azzurra. È stato un bel vedere, non c’è che dire. E seppure Genova si colloca un gradino dietro a Cannes e Montecarlo, che dell’internazionalità fanno il loro punto di forza, va detto che il salone italiano ha richiamato 120.864 visitatori, ai quali sono state proposte 1.030 barche, una trentina in anteprima. E, alla chiusura, gli organizzatori della società I Saloni Nautici (emanazione di Confindustria Nautica) si sono detti soddisfatti, anche per la certezza di poter disporre, dal 2025, del ristrutturato Palasport (quest’anno utilizzato solo parzialmente) e del waterfront di levante ridisegnato da Renzo Piano. A dare coraggio agli operatori del settore anche l’attenzione mostrata dalla politica (si sono fatti vedere a Genova La Russa, Salvini, Santanchè, Urso) con la conferma dell’approvazione del Regolamento di attuazione del Codice della nautica e l’impegno a sostenere il turismo nautico.
Ma non basta. Da Genova è emersa la necessità di adeguare anche normative e strutture legate alla salvaguardia dell’ambiente marino: un campo, questo, che non risulta per ora condizionato da disposizioni e scadenze ferree, come quelle previste dall’UE per l’automotive, ma alcuni dei principali protagonisti del settore, come Massimo Perotti di Sanlorenzo e Alberto Galassi di Ferretti Group, hanno lanciato da Genova appelli alle istituzioni, italiane ed europee, affinché si sostenga la transizione «con scelte adeguate e tempestive ed evitando gli errori commessi in altri campi». Ciò detto, è stata messa in mostra dai principali cantieri Italiani una verve progettuale in alcuni casi sorprendente, evidentemente spiegabile con l’evolversi d’un mercato che va popolandosi di armatori di nuova generazione, più giovani e attenti all’ambiente, sensibili ai progressi sui materiali, all’ibrido e all’elettrico, ai carburanti alternativi come metanolo e idrogeno, e con una insospettabile capacità di spesa.
Molti i progetti già avviati come quello, molto ambizioso, annunciato proprio da Perotti, sbilanciatosi fino a dire che «entro il 2030 verrà varato il primo grande yacht di Sanlorenzo totalmente carbon neutral». Intanto il cantiere di Ameglia va avanti sull’impiego sperimentale del metanolo convertibile in idrogeno a bordo del 50Steel e ha presentato a Genova anche i nuovi SL86A e SP92, new entry delle linee asimmetrica e smart performance, che pur non configurandosi come rivoluzionarie consentono di ottimizzare il coefficiente di resistenza alle velocità più utilizzate, minimizzando così consumi ed emissioni.Sul fronte della nautica ecocompatibile già “pronta all’uso” spicca per innovazione ed efficienza anche la serie ibrida Seadeck di Azimut, che sfrutta tecnologie in grado di ridurre consumi ed emissioni fino al 40%.
Uso di carbonio, carena studiata ad hoc, una poppa più larga per agevolare la planata e ridurre gli attriti anche a velocità più basse sono parte degli elementi innovativi di queste barche che hanno conquistato la scena nei saloni di settembre. Ferretti Group (Ferretti Yacht, Riva, Pershing, Itama, CRN, Custom Line, Wally) è uno dei pochi produttori in grado di proporre una barca full electric come il motoscafo Riva El-Iseo, ma nel salone di casa ha conquistato la scena con l’Infynito 80, yacht di 27 metri che guarda al futuro e alla sostenibilità introducendo la tecnologia F.S.E.A. (Ferretti Sustainable Enhanced Architecture), pacchetto di soluzioni che consta di un sistema in grado di combinare l’energia solare accumulata dai pannelli fotovoltaici presenti sull’hard-top a un’energy bank costituita da 14 batterie al litio. Ma a Genova si è parlato di svolta green e di alimentazioni alternative anche in un ambito insospettabile. Quello dei fuoribordo. Ha presentato infatti un maxi propulsore alimentato a idrogeno il colosso giapponese Yamaha, che ha sviluppato il progetto con Toyota, Denso e Roush.