Porti turistici, l'assessore Roberta Frisono del Comune di Rimini

Porti turistici: la legge di bilancio non risolve il problema. Per il contenzioso con lo Stato, 2.300 lavoratori a rischio

di Sergio Troise
  • condividi l'articolo

ROMA - L’Ilva di Taranto, l’Alitalia e le banche hanno tenuto banco sulle prime pagine di tutti i giornali e nei notiziari dedicati all’approvazione della legge di bilancio. Sotto una cappa d’indifferenza è rimasta invece oscurata la vertenza dei porti turistici, da tempo portata all’attenzione dei palazzi della politica, ma finora mai affrontata con la risolutezza necessaria. Non ha dato gli effetti sperati neanche la manifestazione nazionale svoltasi a Roma, davanti al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, con la partecipazione di un sindaco, di un assessore e di circa 300 lavoratori del settore: del tutto ignorato il problema, abbandonati allo sconforto gli operatori del settore, i loro dipendenti e gli amministratori dei territori costieri coinvolti, in testa quelli di Cattolica e Rimini.

Alla fine ci si è dovuti accontentare delle (vaghe) promesse fatte da due funzionari (il capo legislativo della ministra Paola De Micheli, avvocato Mario Capolupo, e la Capo dipartimento Speranza De Matteo) al presidente di Ucina Confindustria Nautica Saverio Cecchi e al presidente di Assomarinas Roberto Perocchio. Nel riconoscere che non è stato tecnicamente possibile trovare una soluzione nell’ambito della legge di bilancio, i due esponenti del ministero hanno assicurato la vicinanza della ministra De Micheli, ricordando che si sta adoperando con il collega Gualteri (titolare dell’Economia e delle Finanze) al fine di intervenire nel prossimo provvedimento utile.

Il contenzioso – vale la pena ricordarlo – si protrae però dalla Finanziaria del Governo Prodi del 2006 e riguarda l’aumento retroattivo dei canoni demaniali, già dichiarato illegittimo - oltre che dai tribunali civili di mezza Italia, Corti d’Appello, TAR e Consiglio di Stato - anche da una sentenza della Corte Costituzionale del 2017. Nonostante questo, le Agenzie del Demanio e delle Entrate sono andate avanti con l’emissione delle cartelle esattoriali.

In Emilia è esplosa la prima deflagrazione con il blocco dei conti correnti e, da ultimo, con la misura tombale della revoca delle concessioni demaniali per il porto di Rimini e per due darsene di Cattolica. Una bomba che potrebbe portare al fallimento, per mano dell’erario, di 24 fra le più importanti marine turistiche del Paese!

A protestare assieme a imprese e lavoratori, indossando con gli altri il tipico giubbotto di salvataggio rosso, si sono ritrovati a Roma il sindaco del Comune di Cattolica e neo consigliere regionale dell’Anci Emilia Romagna, Mariano Gennari, e l’assessore alla programmazione del territorio e demanio del Comune di Rimini, Roberta Frisoni.

“Se il Governo non cambia la norma, anche i sindaci, pur consapevoli di questa situazione kafkiana, saranno costretti a eseguire le indicazioni delle Agenzie dello Stato” - spiega il Presidente di Ucina Confindustria Nautica, Saverio Cecchi -. “Come ho avuto modo di dire personalmente alla ministra De Micheli, non ci fermeremo di fronte a tanta sconsideratezza della pubblica amministrazione, che mette a rischio non solo i 2.300 lavoratori di questi 24 porti turistici, ma tanta parte dell’indotto. Solo in Emilia rischiano di andare a casa 350 persone”.

“Dopo 12 anni di battaglie legali, tutte vinte con il riconoscimento pieno dei nostri diritti – commenta da parte sua il presidente di Assomarinas, Roberto Perocchio – ci siamo trovati costretti a manifestare anche in giornate difficili, sotto il diluvio universale e con l’allerta meteo, per poter chiedere il permesso di tornare a operare normalmente, sulla base degli accordi che ciascuno di noi a suo tempo ha sottoscritto con lo Stato”.


 

  • condividi l'articolo
Martedì 17 Dicembre 2019 - Ultimo aggiornamento: 12:43 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
COMMENTA LA NOTIZIA
0 di 0 commenti presenti