Giovanna Vitelli, numero 2 del Gruppo Azimut-Benetti e vice presidente dell associazione Nautica Italiana

Mossa a sorpresa di Giovanna Vitelli (Azimut-Benetti). Dimissioni da Nautica Italiana prima della pace con Ucina

di Sergio Troise
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ROMA - Proseguono le grandi manovre all’interno del settore nautico. In vista dello scioglimento di Nautica Italiana (l’associazione alternativa a Ucina-Confindustria Nautica che raggruppa i big del settore, tra i quali Azimut-Benetti, Ferretti Group, Baglietto, Perini Navi) si è dimessa Giovanna Vitelli, numero 2 del Gruppo Azimut-Benetti e vice presidente dell’associazione. La mossa a sorpresa della figlia di Paolo Vitelli ha creato disorientamento all’interno degli operatori del settore, da tempo al lavoro, sia sul fronte Nautica Italiana, sia su quello di Ucina, per trovare il modo di ritrovarsi tutti sotto l’ombrello di Confindustria e di riunificare le forze in campo in vista del 2020, l’anno in cui si celebrerà il 60° anniversario del Salone di Genova, con l’ambizione (tuttora non da tutti condivisa) di rendere al capoluogo ligure il ruolo di capitale mondiale della nautica.

A provocare ulteriori incertezze, in questa complessa fase di transizione, i malumori provenienti dal basso, ovvero dagli operatori della “piccola nautica”, che – com’è noto - in parte si sono ritrovati nel PNI (Polo Nautico Italiano) e nella neonata Afina (Associazione Filiera Nautica Italiana) e sembrano animati da ambizioni indipendentiste, al punto da aver costituito anche la società I Saloni Nautici Internazionali d’Italia, che a ottobre del 2020 organizzerà “in proprio” il primo Salone di Bologna, dedicato a barche fino a 18 metri.

Ma andiamo con ordine. E partiamo dai colossi del settore. Come anticipato da questo sito, entro fine dicembre i soci di Nautica Italiana si ritroveranno per l’assemblea di fine anno e nell’occasione dovrebbe essere sancito lo scioglimento dell’associazione nata nel 2015. A quel punto i membri della disciolta associazione sarebbero liberi di rientrare in Ucina. Ma attenzione: sull’altro fronte l’assemblea dell’Ucina in programma il 19 dicembre avrà all’ordine del giorno il cambio di denominazione in Confindustria Nautica. Ciò significa che gli ex ribelli (usciti a suo tempo anche da Confindustria) dovranno decidere che cosa fare.

Saranno tutti d’accordo nel ritrovarsi in Confindustria Nautica (ex Ucina) e, magari, anche al 60° Salone di Genova, oppure ognuno andrà avanti per la propria strada? Stando alle “mezze parole” pronunciate dal Ceo di Ferretti Group, Alberto Galassi, a margine di un incontro con una parte dei media del settore svoltosi a Milano, la holding controllata dai cinesi di Weichai sarebbe interessata a mettere una pietra sul passato e a ritrovarsi unita agli ex colleghi/rivali davanti alle sfide della seconda decade del secolo. Chi c’era ha riferito di aver sentito parole incoraggianti: “L’unione non è una brutta idea, ci penserò” ha detto l’avvocato Galassi. Insomma, una spinta significativa al “partito pacifista”, considerando che il Gruppo rappresenta, con Ferretti Yacht, marchi del calibro di Riva, Pershing, CNR, Custom Line, Itama, Mochi Craft, Wally: la crema dello yachting mondiale, non per niente il secondo player al mondo, per super yacht e mega yacht, dopo Azimut-Benetti.

Di segno opposto sembrerebbe, invece, proprio la posizione dei leader. La mossa a sorpresa delle “dimissioni preventive” presentate da Giovanna Vitelli a Nautica Italiana ha sollevato infatti qualche dubbio sull’effettiva volontà di Azimut-Benetti di riappacificarsi con gli ex amici di Ucina e di confluire con loro nella futura formazione confindustriale. C’è chi parla di ostilità preconcetta e di rivalità personali mai sanate, ma c’è anche chi, più sommessamente, ipotizza una corretta auto-esclusione ragionata dalle votazioni interne a Nautica Italiana, per non influenzarne l’esito con il peso del 25% (tanto vale Azimut-Benetti all’interno dell’associazione).

Quest’ultima ipotesi è sicuramente la più attendibile, anche alla luce del fatto che l’esigenza di “fare squadra”, uniti e compatti, è particolarmente sentita dal fondatore e presidente del gruppo Azimut-Benetti, Paolo Vitelli. Lo ha messo per iscritto egli stesso in un libro appena uscito per i tipi della Rizzoli (“La Cresta dell’onda, la nautica italiana dagli anni cinquanta”) in cui si leggono queste testuali parole:”… I maggiori cantieri si fanno una concorrenza spietata, spesso animati da rivalità e gelosie personali, oltre che professionali… un accordo tra i principali player italiani sul mercato (così come hanno fatto gli olandesi con la Feadship) sarebbe utilissimo e vincente…”

Dall’interno del gruppo di Avigliana trapela dunque che la mossa a sorpresa di Giovanna Vitelli non è un atto di “guerra preventiva”, bensì una scelta dettata dalla prudenza, in attesa di verificare che cosa accadrà in caso di confluenza sotto un unico tetto confindustriale. Le assemblee che sanciranno lo scioglimento di Nautica Italiana da una parte e di Ucina dall’altra potranno infatti azzerare la conflittualità pregressa, ma dovranno anche creare le condizioni per delineare carattere e poteri del “terzo soggetto” in arrivo: una entità del tutto nuova, all’interno della quale dovranno essere garantiti ruoli, peso, rappresentanze e responsabilità in base a criteri al momento sconosciuti a tutti. In altre parole, quanto conterà il cantiere leader nel mondo per super yacht e mega yacht all’interno della nuova compagine confindustriale? E ancora, sarà sempre Genova la capitale della nautica o si darà voce e ascolto ad altre realtà? L’internazionalizzazione si limiterà agli accordi in atto con ICE Agenzia o si andrà oltre? E quanto peso avranno le imprese nautiche all’interno di Confindustria e nei rapporti con il potere politico? E ancora: come farà questo nuovo soggetto a rappresentare nel migliore dei modi esigenze del tutto diverse come quelle della grande e della piccola nautica? E’ intorno a questi interrogativi che ruota tutto.

L’impressione è che occorrerà molto tempo perché l’orizzonte si delinei con chiarezza (c’è chi ipotizza non prima di giugno 2020). E il discorso, come accennato, vale anche per la piccola nautica, una realtà che per numero di aziende (quasi tutte piccole e medie) rappresenta la grande maggioranza del comparto, ma non può vantare il fatturato dei colossi del settore. Che potere avranno, dunque, i tanti produttori di gommoni e natanti (ma non solo), all’interno del nuovo soggetto in fieri? Quanto conteranno? Saranno uniti con i big sotto lo stesso tetto genovese oppure andrà avanti il piano indipendentista partito da Napoli con il Polo Nautico Italiano, l’Afina e la società I Saloni Internazionali della nautica Italiana? Anche in questo caso occorrerà tempo per avere un quadro chiaro della situazione. Intanto, secondo indiscrezioni non confermate, sarebbe stato congelato il proposito dei soci di Afina di dimettersi da Ucina, e sarebbe anzi alle viste, a Genova, un incontro tra il presidente Amato e il numero 1 di Ucina Saverio Cecchi.

 

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Venerdì 6 Dicembre 2019 - Ultimo aggiornamento: 08-12-2019 19:42 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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