Una panoramica del Salone di Genova 2020

Genova chiude i battenti, 71.168 i visitatori: meno peggio del previsto. Cecchi: «Entro il 2022 il Salone più grande del mondo»

di Sergio Troise
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GENOVA - Prima i condizionamenti provocati dalle misure anti-Covid, poi un meteo impietoso, con pioggia e vento che hanno imperversato quasi ininterrottamente sulla Liguria: il timore che il 60° Salone nautico di Genova si rivelasse un fallimento erano forti. E invece è andata meglio del previsto. Certo, era pura utopia immaginare che si potessero avvicinare i numeri del 2019, quando varcarono la soglia della fiera oltre 188.000 visitatori, ma nella conferenza stampa di chiusura dell’edizione 2020 il presidente di Confindustria Nautica, Saverio Cecchi, ha parlato di un consuntivo di 71.168 visitatori. Non male per un Salone in mascherina anti-virus, con divieti di assembramento, diserzione dei buyer stranieri e una burrasca che ha messo in serio pericolo più d’una imbarcazione. Insomma, s’era temuto il peggio.

E invece si sono sprecate, al calo del sipario, le manifestazioni di giubilo da parte dei vertici di Confindustria Nautica, in testa il presidente Saverio Cecchi, che ha parlato dell’organizzazione del Salone come di “un vero miracolo, che ha consentito alle aziende di lavorare quasi come se nulla fosse successo”.

“Siamo molto contenti di come è andata e già pensiamo al futuro, con l’obiettivo di tornare nel 2021 a una data più favorevole per il meteo, ovvero a settembre, e con l’ambizione di trasformare il Salone di Genova nel più grande e importante del mondo entro il 2022. Ne parleremo entro fine ottobre con il sindaco Bucci e il presidente della Regione Toti. Tutti sappiamo che c’è bisogno di molto lavoro per sistemare l’area espositiva e migliorare la ricettività, ma siamo determinati a portare avanti il piano. Vogliamo definire il programma dei prossimi dieci anni, c’è bisogno di interventi infrastrutturali, innanzitutto collegamenti aerei e stradali, e importanti misure normative”.

Nell’euforia del gran finale, i massimi esponenti delle istituzioni locali non si sono tirati indietro. Il sindaco Bucci ha detto, senza tanti giri di parole: “Per il Salone abbiamo un programma ambizioso, con l’accordo decennale che abbiamo firmato lavoriamo alla nuova darsena, al waterfront di levante, avremo 400mila metri quadri qualificati per diventare il primo salone nautico del mondo”.

Gli ha fatto eco il governatore Toti. “Dal prossimo anno dobbiamo ambire ad altro, visto che questo Salone si svolge su una delle più importanti aree di rigenerazione urbana del Paese, grazie alla politica urbanistica illuminata del Comune di Genova che trasformerà questa in una delle zone più importanti del Mediterraneo”.

Tornando all’edizione appena conclusa, Cecchi ha rivelato che “tutti gli operatori si sono detti soddisfatti, tutti hanno parlato di contatti di qualità negli stand, con visitatori motivati, seriamente interessati a valutare l’acquisto di una barca in vista della stagione 2021. La gente ha capito che la barca è il luogo più sicuro e piacevole per godersi le vacanze e i weekend, e c’è stato un operatore che ha pronunciato queste parole, testuali: nemmeno negli anni d’oro del boom mi era andata così bene”.

Possibile? E come si spiega? Tra le quinte degli “addetti ai lavori” è circolata la tesi di Anton Francesco Albertoni (numero 1 degli operatori nautici quando l’associazione confindustriale si chiamava ancora Ucina), che ha paragonato gli appassionati di nautica agli ultrà del calcio. “Sono come i tifosi, irriducibili”.

La suggestiva tesi di una “nautica degli ultrà” viene supportata dai numeri, rammentati una volta di più dai vertici della categoria durante i discorsi di chiusura del Salone. Al di là degli oltre 71.000 visitatori dichiarati, è stato ricordato che per la chiusura dell’anno nautico 2019 era stata preventivata una crescita del fatturato del 9%, e invece s’è arrivati al 12%. E, se non bastasse, è stato ricordato che il segno più è costante ormai da 5 anni, con il fatturato passato da 2,2 miliardi a quasi 15 miliardi. La previsione è che l’anno del Covid potrebbe chiudersi, sorprendentemente, meglio del previsto, e cioè non con il segno meno.

Ma ci saranno, in futuro, le condizioni per progredire lungo questa rotta virtuosa? Una delle condizioni fondamentali è la sintonia con i palazzi della politica, che purtroppo è ondivaga, e provoca oscillazioni preoccupanti. Lo ha osservato una volta di più il numero 1 di Confindustria nautica, proprio nelle dichiarazioni finali a chiusura del Salone, denunciando “tutta la delusione per le scelte della presidenza del Senato”.

E’ accaduto infatti che Palazzo Madama ha cancellato dal decreto di agosto cinque emendamenti che prevedevano agevolazioni fiscali a favore del leasing nautico. Una scelta che ha provocato amarezza e sconcerto tra gli operatori, e che ha indotto Cecchi a osservare che “anche dopo questi mesi difficili la contrapposizione politica prevale sulle azioni concrete volte ad annullare il gap fra norme italiane e francesi, il che spinge le nostre aziende a delocalizzare oltralpe o a Malta le loro sedi legali, con un danno che si ritorcerà anche sull’erario”.

A dire il vero anche un’altra questione, tutta interna al comparto, è tuttora irrisolta, ed è – al di là delle manifestazioni di facciata - la mancanza di una autentica unità tra tutti gli operatori del settore. Dopo la pace formale con i ribelli che erano usciti dall’associazione confindustriale (allora Ucina) e si erano riconosciuti in un’altra associazione denominata Nautica Italiana (scioltasi a dicembre 2019 dopo laboriose trattative), non tutti si sono decisi a tornare a Genova, e tra le assenze più rilevanti al Salone si sono notate quelle di marchi importanti come Ferretti Yacht, Riva, Pershing, Mochi Craft, CRN, Custom Line, Wally, ovvero tutti quelli che fanno capo al Gruppo Ferretti, eccezionalmente rappresentato soltanto dalla divisione militare FSD (Ferretti Security and Defence) per la consegna di una motovedetta all’Arma dei Carabinieri. Altri assenti di peso sono stati Baglietto e Perini Navi, per non dire di Arcadia, che in un primo momento aveva aderito, ma poi ha rinunciato, e di alcuni esponenti della cosiddetta piccola nautica, in prevalenza produttori di gommoni e di gozzi, che addirittura hanno aderito a una nuova associazione con sede a Napoli.

Nonostante le apparenze, all’interno del settore c’è dunque turbolenza, proprio per la costituzione, da parte di una forte componente napoletana del settore (gli stessi operatori che organizzano il Nauticsud), della AFINA (Associazione Filiera Italiana della Nautica) che intende dedicare il massimo dell’attenzione alla piccola nautica, al punto da aver messo a calendario, dal 17 al 25 ottobre, un Salone autonomo, riservato a barche dai 5 ai 18 metri, organizzato a Bologna attraverso una società appositamente costituita, la SNIDI (Saloni Nautici Internazionali D’Italia). Insomma, si è riproposta in sedicesimo un’altra scissione, con tanto di dispettucci, messaggi trasversali, boicottaggi suggeriti o addirittura imposti, in qualche caso addirittura con minacce di ricorso alle vie legali. Nel pieno rispetto di una tradizione che ha radici antiche. Purtroppo.

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Mercoledì 7 Ottobre 2020 - Ultimo aggiornamento: 18:13 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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