Un catamarano è il mezzo perfetto per le vacanze in barca durante il coronavirus

Fase 2: la nautica respira, ma diportisti ancora bloccati. Un piano per il charter: «Più sicuro della spiaggia»

di Sergio Troise
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NAPOLI - Nautica e Fase 2. La ripartenza è ormai cosa fatta, alcuni problemi sono stati risolti, ma restano insolute molte questioni e su certi temi grava un’incertezza che rende l’orizzonte meno chiaro. Certo, il barometro ha smesso di segnalare burrasca, tuttavia nessuno può ancora sbilanciarsi fino a dire che è tornato il sereno, che il mare è calmo e che la navigazione può procedere in totale tranquillità.

Se è vero che i cantieri nautici più importanti pagano essenzialmente un ritardo di produzione rispetto ai concorrenti tedeschi e olandesi (non si sono mai fermati) e potranno onorare le consegne soltanto con qualche settimana di ritardo sul previsto, è anche vero che si trovano in oggettiva difficoltà gli organizzatori di eventi espositivi (il Versilia Yachting Rendez-vous, che era in programma a Viareggio dal 28 al 31 maggio, è stato annullato), di regate veliche, gare di pesca sportiva, presentazioni di nuove imbarcazioni.

Le strutture commerciali sono ancora off limits e i diportisti continuano a pagare un prezzo altissimo alle disposizioni anti-virus, fino al punto - in alcune regioni - di non poter neanche salire a bordo delle proprie imbarcazioni (in nessun caso se provengono da fuori regione). Un problema, questo, che coinvolge sia i privati cittadini, sia le agenzie di charter, per ora impossibilitate a svolgere la propria attività di turismo nautico.

E’ tutto giusto? E’ tutto stabilito secondo decreti e ordinanze corretti? E’ tutto condivisibile? In che misura certe misure sono state concordate, piuttosto che imposte dall’alto? E ci sono prospettive di miglioramento in vista dell’ormai imminente stagione estiva? Delle tante questioni sul tappeto s’è parlato domenica sera, 3 maggio, nell’immediata vigilia della fine del lockdown, nel corso di una diretta streaming organizzata dall’agenzia PressMare, che ha interpellato, sui temi caldi all’ordine del giorno, il presidente di Confindustria Nautica, Saverio Cecchi, e il responsabile delle relazioni istituzionali, Roberto Neglia.

Ne è venuto fuori un quadro in chiaroscuro, “con la consapevolezza – ha dichiarato però Cecchi - che gli operatori del settore, ritrovata l’unità con il rientro di grandi cantieri come Baglietto, Gruppo Ferretti, Fincantieri, e di un manager come Lamberto Tacoli, sono stati rappresentati come meglio non si poteva nel confronto con le istituzioni. E ciò – è stato sottolineato - grazie al lavoro di dirigenti e consulenti di grandi capacità, che hanno eseguito continui monitoraggi del settore sin dall’inizio di marzo e presentato dossier e studi analitici sulla cui base le autorità di Governo e i loro esperti hanno potuto operare con idee chiare sul valore e sulle esigenze del comparto”.

Nel suo intervento, il numero 1 di Confindustria Nautica ha tenuto a dare ottimistiche rassicurazioni anche sul Salone di Genova (spostato, com’è noto, da settembre a ottobre) dando per scontato che “sarà un salone da record e in grado di svolgersi in assoluta sicurezza grazie ai grandi spazi disponibili”. Soprattutto, Cecchi ha tenuto a sottolineare che le attività di documentazione e di rappresentanza delle istanze del settore hanno tenuto in considerazione non solo i produttori di yacht e super yacht, ma anche la cosiddetta “piccola nautica”, ricordando che i natanti fino a 10 metri rappresentano l’86% del parco barche italiano. Ciò nonostante, non si è minimamente accennato al fatto che a Napoli sia sorta una associazione alternativa, l’AFINA (Associazione Filiera Italiana della Nautica), che assieme al PNI (Polo Nautico Italiano) rappresenta circa 250 aziende dedicate proprio ai produttori di barche e gommoni di dimensioni contenute, ed ha svolto in autonomia azioni mirate a stringere i tempi della ripresa.

Evidente l’intenzione di evitare polemiche, visto che la giovane associazione di matrice campana ha battuto rotte diverse, portando avanti trattative indipendenti con i Palazzi della politica, sia a livello nazionale (con il ministro Manfredi nel ruolo di sostenitore), sia locale, e mettendo anche a calendario un salone inedito, in programma a Bologna dal 17 al 25 ottobre, proprio pochi giorni dopo Genova.

In una intervista rilasciata all’edizione cartacea del quotidiano Il Mattino, il presidente di AFINA, Gennaro Amato, pur riconoscendo che “va apprezzata la linea del rigore finora tenuta dal governatore De Luca”, ha ricordato che “le piccole aziende hanno perso in media il 40% del fatturato” e che “è giunto il momento di dare ai diportisti la possibilità di mettere in acqua le proprie barche e di utilizzarle liberamente, come disposto dalla Regione Veneto”.

Sulle disparità tra Regioni ha sollevato la questione anche Pierpaolo Bellina, direttore della rivista Il Gommone, contestando le disposizioni in vigore in Lombardia (il governatore Fontana aveva in un primo momento anticipato che sarebbe stata concessa la navigazione in solitaria nei laghi, ma nell’ordinanza del 3 maggio non se ne è vista traccia). Tra i temi affrontati, anche la disparità tra regione e regione in materia di accesso a bordo per lavori di manutenzione e di attività di pesca, e il divieto, in alcune regioni – da molti giudicato “inspiegabile” – di imbarcarsi in due su un natante di 6 metri.

Roberto Neglia, l’uomo di Confindustria delegato ai rapporti con le istituzioni, ha spiegato che nel caso dei divieti imposti ai diportisti in alcune regioni l’approccio del Governo non è imporre il divieto ritenendo l’uscita in mare o il dormire a bordo della propria barca rischioso ai fini del contagio; l’obiettivo è non far circolare le persone nel percorso casa-porto-ormeggio. “Poi – ha aggiunto l’esperto - può verificarsi che ogni governatore vada per la sua strada, ma su questo versante noi possiamo fare poco. Come è noto, alcuni governatori hanno forzato la mano, e il Governo ha annunciato ricorsi al Tar. Noi riteniamo che sia inutile sbattere i pugni e chiedere aperture totali. Meglio procedere con gradualità, rispettando semafori rossi, gialli e verdi. Al momento, poi, su tutto il territorio nazionale è in vigore il divieto di spostamento da regione a regione, e dunque c’è ben poco da fare. Si devono evitare proteste plateali e avere pazienza. E’ possibile che la situazione cambi dopo il 18 maggio”.

Che cosa avverrà nell’attesa? “Continueremo nell’opera di documentazione e sensibilizzazione nei confronti delle autorità preposte a decidere – assicura Neglia -. Stiamo lavorando con il ministero dei Trasporti e la Protezione Civile all’idea di far rientrare il diporto tra le attività sportive, in modo da liberalizzare l’uso della barca, e cercheremo di sostenere anche le ragioni del charter. Parallelamente lavoriamo anche alla liberalizzazione degli accessi negli esercizi commerciali legati alla nautica e ai servizi. Tutto sta a organizzarsi. Se finora non si è registrato nemmeno un contagio tra clienti e operatori dei supermercati, dove è stato rispettato un rigido protocollo su accessi e distanziamento sociale, non vedo perché non si possa fare altrettanto in altri campi”.

Il via libera al charter rappresenterebbe un bel passo avanti sia per i privati, sia per le società che si occupano di turismo nautico. In proposito, è opinione radicata, tra gli operatori del settore, che liberalizzare l’attività crocieristica a bordo di yacht e catamarani, a vela e a motore, può costituire una chance importante per la prossima stagione balneare. “E’ fuor di dubbio – sostiene in proposito Confindustria Nautica – che quest’estate sarà più sicuro andare in barca che in spiaggia”.

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Martedì 5 Maggio 2020 - Ultimo aggiornamento: 07-05-2020 12:30 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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