Fernando Alonso in prova a Portimao con la Toyota TS050 si prepara in vista della 24 Ore di Le Mans

Toyota, un costruttore da corsa: Endurance, WRC e Dakar

di Nicola Desiderio
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ROMA - Tornare grandi nel motorsport per preparare al meglio il futuro. Questo è il piano di Toyota che sta vivendo uno degli anni più coinvolgenti della propria storia attraverso uno sforzo senza precedenti proprio nel settore del motorismo sportivo con l’obiettivo di renderlo quantomai organico al processo di sviluppo delle auto di serie. Per farlo, il Gazoo Racing – il nome sotto il quale dal 2015 sono state raccolte tutte le attività sportive del gruppo giapponese – ha partecipato alla Dakar 2018 con l’Hilux, ha preso di nuovo il via nel campionato mondiale rally WRC con la Yaris e si appresta ad iniziare la settimana stagione consecutiva nel mondiale di durata WEC, con una novità da prima pagina: l’arrivo in squadra di Fernando Alonso.

L’asso di Oviedo prenderà infatti posto sulla TS050 numero 8, in coabitazione con lo svizzero Sébastien Buemi e il giapponese Kazuki Nakajima mentre la numero 7 sarà condivisa dal britannico Mike Conway, dall’argentino “pechito” José Maria Lopez e dall’altro giapponese, Kamui Kobayashi che lo scorso anno ha conquistato la pole position a Le Mans demolendo letteralmente il record sul giro. Come è noto, la casa della Tre Ellissi ha un conto aperto con una gara che ha più volte dominato, ma non riesce a vincere e quest’anno ci riprova, senza Audi e Porsche a contrastarla, ma con altre 8 agguerritissimi avversari nella classe LMP1 che non avranno tutta la tecnologia ibrida di Nagoya, né i mille cavalli sprigionati dal V6 biturbo 2.4 e dai due motori elettrici, ma avranno 55 kg in meno sul groppone e oltre il 20% in più di carburante nel serbatoio.

A Toyota non sono certo mancate le prestazioni per vincere la gara francese, quanto quel quid di esperienza che un pilota come Alonso può portare all’interno della squadra. «Non vedo l’ora di verificare quanto il Toyota Gazoo Racing crescerà quando i nostri piloti e i membri del team metteranno insieme tutto quello che hanno imparato dalle corse di durata con l’esperienza di Fernando», ha detto Akio Toyoda. Un chiaro riferimento agli errori del passato e un tappeto rosso per il pilota iberico che correrà due campionati mondiali in contemporanea e al quale presidente e ceo di Toyota Motor Corporation ha scritto anche una lettera personale ringraziandolo «di cuore per aver scelto Toyota come partner per avverare il tuo sogno della Le Mans». Alonso infatti si era già innamorato della 24 Ore francese nel 2014, quando era stato convocato per darle il via e aveva tentato più volte invano di avere il permesso di correrla dalla McLaren. Per rendergli le cose ancora più facili, la Federazione Internazionale dell’Automobile ha persino anticipato la 6 Ore del Fuji concomitante con il Gran Premio di Formula 1 ad Austin.

Ma la disciplina che ha segnato di più il Dna di Toyota è sicuramente il rally dove è tornata lo scorso anno dopo lunga assenza affidando il compito all’ex 4 volte campione del mondo, il finlandese Tomi Mäkinen (1996-’99) che ha preteso (e ottenuto) di poter gestire l’intero team presso la sua fattoria di Puuppola, nella sua Finlandia, a circa 300 km a Nord della capitale Helsinki. Le tre Yaris WRC con motore 1.6 turbo da 380 cv a trazione integrale sono guidate da due coppie di connazionali (Latvala-Anttila e Lappi-Ferm) e da quella estone formata da Tänak e Järveoja chiamate a emulare le gesta che hanno portato nella bacheca di Nagoya 4 titoli mondiali piloti (Carlos Sainz nel 1990 e ’92, Juha Kankkunen nel 1993 e Didier Auriol nel 1994) e 3 costruttori (1993, ’94 e ’99) senza contare le 8 vittorie al Rally Safari (1984-’86, 1990, 1992-‘95). E visto che di Africa e di rally parliamo, la mente non può non andare alla Dakar, la gara che – come è noto – non viene più corsa nel Continente Nero dal 2007 e dal 2009 ha trovato invece ospitalità in Sudamerica.

Anche qui la Toyota si è dimostrata forte, ma mai vincente. Nell’edizione appena conclusa due Hilux V8 del Gazoo Racing South Africa guidate dal principe del Qatar, Nasser Al-Attiyah, e dal sudafricano Giniel de Villiers si sono prese i lati del podio e altre tre sono entrate tra i primi dieci, ma la casa giapponese ha sfiorato la vittoria anche nel 2013 e nel 2015 arrivando sul gradino più basso altre due volte, nel 2014 e nel 2016. Le auto migliori, da produrre in 10 milioni di pezzi all’anno, si fanno anche con questi piazzamenti ma c’è ancora la vittoria da conquistare. Per quella, rimane la promessa di Akio Toyoda: insisteremo.

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Sabato 21 Aprile 2018 - Ultimo aggiornamento: 22-04-2018 15:35 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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