Piero Nappi

Premio alla carriera a Piero Nappi, re delle cronoscalate. Ha corso anche la Pikes Peak e a Le Mans

di Sergio Troise
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NAPOLI - L’automobilismo è uno sport professionistico che celebra i propri campioni trasformandoli in autentici idoli, dalla Formula 1 al Mondiale Endurance, dal Mondiale Rally ai grandi raid come la Dakar. Ma c’è un automobilismo meno noto alle masse, uno sport che non prevede lauti compensi (semmai il contrario, ovvero ingenti spese a carico dei praticanti), sconosciuto ai più ma capace di regalare grandi imprese e grandi emozioni. E’ l’automobilismo dei “piloti della domenica”: dilettanti puri, gente che dedica il tempo libero alla propria passione, spingendosi a volte talmente in alto da “invadere il campo” dei professionisti dello star system.

Uno dei più assidui frequentatori di quest’area dello sport motoristico meno nota al grande pubblico è Piero Nappi, napoletano di 64 anni che dal 1978 (quando gareggiava con lo pseudonimo di Pin Ap, poi trasformato in Peppers) ad oggi non ha mai smesso di correre, totalizzando oltre 500 presenze e cimentandosi al volante di vetture di ogni tipo, dalle monoposto alle turismo, dalle gran turismo ai prototipi, con le quali ha collezionato circa 200 vittorie e oltre 200 piazzamenti.

Le cronoscalate sono la sua specialità (memorabili le vittorie con la Ferrari 550 Maranello), ma s’è fatto valere anche in pista, gareggiando in corse di grande prestigio come la 1000 km di Monza, le 6 Ore di Vallelunga e del Mugello, spingendosi fino alla 24 di Le Mans (con la F40). Nel curriculum anche la mitica Pikes Peak, tra le nuvole del Colorado, al volante di una Picchio spinta da un poderoso 2000 turbo da 750 cavalli, motore realizzato dall’inglese ADR su base Audi.

Fratello minore di Ciro Nappi, fondatore e presidente, nel 1973, della Scuderia Vesuvio, Piero gareggia ancora oggi per i colori del glorioso sodalizio partenopeo, rinato dopo anni di oblio grazie a un gruppo di appassionati guidato da Valentino Acampora, autentico “motore” di un sodalizio che non perde occasione per tenere viva la passione per l’automobilismo e valorizzare i propri piloti.

Proprio in questa ottica, la Vesuvio ha deciso di attribuire a Piero Nappi il Premio alla Carriera 2019: la cerimonia si svolgerà domenica 1° settembre ad Agerola, il piccolo comune della provincia di Napoli che domina dall’alto la costiera amalfitana, per anni traguardo della mitica Coppa Primavera. Non a caso Nappi rappresenta da tempo il claim “I love Agerola” e la cerimonia di consegna del premio si svolgerà al termine del “Festival Agerola sui Sentieri degli Dei”. Nell’occasione verrà assegnato un riconoscimento anche al presidente dell’ACI Napoli, Antonio Coppola, e verranno premiati altri esponenti dell’automobilismo locale.

“Sono molto orgoglioso di questo premio – ha confidato Piero Nappi – non solo per il riconoscimento dato al mio impegno nello sport, ma soprattutto perché viene da un sodalizio al quale mi sento profondamente legato da sempre, essendo la Scuderia Vesuvio una sorta di gioiello di famiglia, fondata nel secolo scorso da mio fratello Ciro e ora affidata a Valentino Acampora, che ha tra l’altro il merito di aver fatto rinascere anche il trofeo Natale Nappi, evento dedicato alla memoria di mio padre”.

Il premio alla carriera viene assegnato a Piero Nappi con la seguente motivazione: “Per aver onorato lo sport automobilistico gareggiando nelle categorie più diverse e distinguendosi sempre tra i migliori in Italia e all’estero”. Ispirato dal fratello Ciro, Piero esordì nel 1978 al volante di una March con motore Ford 1.6: dimostrò subito di saperci fare, vincendo la classe e piazzandosi secondo assoluto alle spalle di Cosimo Turizio nella Amalfi-Agerola. Un anno dopo, 1979, vince il Campionato Italiano Prototipi con una Osella 1.600 (con lo pseudonimo di Peppers). Nel 1980 si cimenta in monoposto nel campionato di Formula Abarth e poi tenta il salto in Formula 2, ma con un’auto inadeguata (una Ralt poco competitiva). Perciò decide di dedicarsi alle ruote coperte e ai rallies, specialità nella quale s’impone alla grande al volante di una Toyota Celica divisa con Dario Rispo (fratello di Patrizio, protagonista di “Un posto al sole”).

Nel ‘96 gareggia nella 24 Ore di Le Mans con una Ferrari F40 in coppia con Angelelli. “Magnifica esperienza, purtroppo finita male per lo scoppio di un pneumatico posteriore che ha danneggiato la coda dell’auto costringendoci al ritiro” racconta Piero, ricordando comunque di aver collezionato altre esperienze importanti in gare di grande prestigio come le 6 Ore del Mugello e di Vallelunga e la 1000 km di Monza. Sulla pista brianzola ha gareggiato nel 1998 al volante di una Ferrari 333 SP, conquistando il secondo gradino del podio assieme a Calderari e Lylian Bryner.

Nel 2000 ha gareggiato nel Campionato Italiano Prototipi con la Picchio, macchina che gli ha regalato parecchie soddisfazioni. Ma il top della carriera è stato raggiunto negli anni 2005, 2006 e 2007, quando Piero Nappi si è imposto per tre anni di seguito nel Campionato Italiano Velocità Montagna al volante della Ferrari 550 Maranello: un’auto di grande fascino e grande potenza, spinta da un poderoso V12 di 5.500 cc (da qui la sigla 550) con potenza base di 485 cavalli.

E’ forse questo il periodo migliore della carriera: preparata da Catapano, la Ferrari 550 dà grandi soddisfazioni a Nappi, che dà spettacolo sui percorsi più impegnativi del CIVM, un campionato che ne esalta le qualità di guida, tanto da spingerlo a cimentarsi di nuovo, nel 2011, con la seconda FA30 del team Faggioli, auto che gli consente di conquistare ancora numerosi podi.

Nel 2014 la “folle idea” di cimentarsi nella Pikes Peak, la corsa in salita più ardita e spettacolare del mondo, che si svolge ogni anno sulle Montagne Rocciose, con traguardo tra le nuvole del Colorado, a quota 4.302 metri, dove i piloti sono obbligati a respirare con il supporto di una bomboletta di ossigeno. E’ un azzardo non da poco, ma il pilota della Vesuvio ci crede e parte da Napoli alla conquista dell’America con la Picchio P4 Turbo, una piccola Sport nella quale ha grande fiducia.

In prova stabilisce il terzo tempo. In corsa è certo di conquistare il podio. Ma un inconveniente tecnico compromette tutto, fino a fargli rischiare la vita: si rompe l’alternatore nel pieno di un curvone veloce, il motore si ammutolisce e l’elettronica va in tilt. L’auto vola fuori strada finendo in un precipizio. 30 metri nel vuoto. “Il rollbar mi ha protetto e me la sono cavata” – racconta Piero. Ma ha corso un rischio enorme: su quel percorso non ci sono protezioni e se la fortuna non ti assiste sono guai seri.

Testardo, decide di tornare sul “luogo del delitto”. Questa volta con la fida Ferrari 550 Maranello. Ma all’ultimo momento deve rinunciare: gli organizzatori del Colorado non ammettono al via la sua auto a causa del rollbar non conforme ai regolamenti americani. Questione di millimetri, ma la sicurezza è una priorità.

Il 2018 ha segnato il ritorno nel CIVM, questa volta con un’auto davvero speciale: una Aston Martin GT3 Vantage, sportivona made in England con motore V12 6.0 litri da 600 cavalli. “Avevo grande fiducia in questa macchina e mi allettava l’idea di gareggiare con una rarità inglese mai vista nelle cronoscalate italiane. Ma – racconta Nappi - sono stato penalizzato dai regolamenti, che impongono di utilizzare gli stessi rapporti al cambio per le gare in pista e in salita. Ciò mi ha costretto a correre utilizzando tre marce, una follia. E perciò ho dovuto accontentarmi di tre o quattro podi. Per fortuna nel 2019 mi sto rifacendo al volante di una Osella PA30-Jud 3000, con la quale ho appena vinto la classe nella Rieti-Terminillo e conquistato il secondo posto nella classifica assoluta”.

E nel 2020, a 65 anni suonati, che cosa farà ancora Piero Nappi? “Per ora non so, deciderò con calma. Ma mi farebbe piacere sostenere mio figlio Gianni, che si è già cimentato in pista dimostrando di saperci fare”.

 

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Venerdì 30 Agosto 2019 - Ultimo aggiornamento: 11:43 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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