
Marquez da Re, Mugello amaro per Bagnaia
Il Rinascimento di Marc Marquez. Undici anni e ventuno giorni dopo l'ultimo successo al Mugello con Honda, il fuoriclasse spagnolo torna a vincere il Gran Premio d'Italia. Ma stavolta lo fa in sella alla Ducati, per l’occasione “vestita” con una livrea speciale rosso-scura ispirata a Leonardo da Vinci e Niccolò Machiavelli, figure simbolo del Rinascimento italiano. Marquez, “Vecchio Condottiero” (dal celebre disegno “vinciano”), e la Rossa, il suo destriero, hanno combattuto – nei primi giri – e ne sono usciti vincitori. Poi Marquez ha piantato anche la bandiera, come era solito fare Jorge Lorenzo («ora mi chiederà il copyright…», sorride), marcando il “suo” territorio. «È la curva Ducati, è terreno Ducati. Mi sento benissimo nel team. Potevo festeggiare con la bandiera del 93, perché è arrivata la mia 93esima vittoria, come il mio numero in moto, ma ho preferito sventolare con una bandiera Ducati. Anche perché così la gente è più calma».
Il riferimento di Marc è ai fischi che alcuni italiani gli hanno riservato sabato dopo la vittoria della Sprint Race e che non sono piaciuti a Davide Tardozzi. «I fischi a Marc – ha commentato il team manager – sono antisportivi, vorrei che lui e Vale si stringessero la mano e chiudessero con i fatti di 10 anni fa. La colpa di quello che successe la divido a metà. Credo che sia tempo di passare oltre e guardare avanti, perché ormai è successo e non si può cambiare il passato». Chi vorrebbe tornare volentieri al passato è Pecco Bagnaia. Dopo tre vittorie consecutive sul circuito toscano, l'altro ducatista del team ufficiale è finito addirittura sotto al podio. Il torinese ha chiuso infatti dietro Alex Marquez, ancora secondo (13esima volta in stagione alle spalle del fratello tra Sprint e GP), e di un super Fabio Di Giannantonio che lo ha sorpassato al penultimo giro.
Ci ha provato in tutti i modi Bagnaia a dare del filo da torcere a Marc nelle battute iniziali: la sequenza di sorpassi e controsorpassi tra i due piloti Ducati factory, che si sono anche toccati in un paio di circostanze senza risparmiarsi, vale il prezzo del biglietto. «Sono vivo per miracolo, i primi sette giri ho fatto una fatica incredibile», ammette Gigi Dall’Igna, il papà delle desmosedici. Ma come spesso gli accade quest’anno, Pecco parte bene e poi finisce con il guardare i due Marquez arrivargli davanti. «Ho dato tutto, do sempre tutto e oggi ho fatto quarto a casa. Non bastano quei giri. Quando ho provato a fare di più mettendomi davanti, stavo rischiando di cadere all'ultima curva. Purtroppo è così. Finché ho supporto nella gomma anteriore riesco a essere veloce, ma appena cala un po' faccio il gambero. Non c'è via di uscita». E dire che non siamo neanche a metà campionato, ma rimontare 110 punti a questo Marquez è qualcosa di impensabile pure in un film di fantascienza. Forse non ce la farebbe neppure Keanu Reeves, il protagonista di Matrix che ieri al box Ducati è rimasto senza parole per il duello mozzafiato tra Pecco e Marc.
Qualcosa di grande è stata la gara di Fabio Di Giannantonio. Come il titolo della canzone di Cesare Cremonini, che faceva il tifo per il pilota romano, poi scioltosi in un abbraccio caloroso con mamma Sonia. «E’ un sogno. Fare terzo al Mugello, in casa, con il team di Vale, con Vale al box e Cesare. Questo podio lo metto sullo stesso piano della mia prima vittoria in MotoGP. È stato pazzesco. E poi superare Pecco alla Casanova Savelli è stato da paura. Ho voluto unire l'utile al dilettevole. Peccato che non ci fossero due giri in più, altrimenti avrei preso pure Alex». Ma si è preso lo stesso l’ovazione del pubblico del Mugello. Così come Dennis Foggia, l’altro romano terzo in Moto3.