Hamilton, un fenomeno da record da celebrare oltre i numeri

Hamilton, un fenomeno da record da celebrare oltre i numeri

di Alberto Sabbatini
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Le due domande che si fanno tutti, ora che ha conquistato sei titoli mondiali F1, sono: in che posizione si colloca Lewis Hamilton nell’intera storia della F1? E quali traguardi può ancora avere davanti uno come lui che ormai ha vinto tutto?
Per la prima risposta non dobbiamo fidarci completamente delle statistiche, perché sono falsate dall’aumento dei Gran Premi F1 anno dopo anno. All’epoca di Fangio, negli Anni Cinquanta, il mondiale F1 si sviluppava su appena 6 o 7 gare l’anno; quando vincevano Senna o Schumacher se ne disputavano 16 o 17, mentre oggi si è arrivati a 21 corse stagionali. Quindi è naturale che un un corridore vincente come Hamilton macini le statistiche semplicemente perché disputa più corse dei suoi rivali del passato. E poi i record in F1 sono fatti per essere battuti. Dieci anni fa i sette titoli mondiali e i 91 Gran Premi vinti da Schumacher sembravano irraggiungibili. Oggi Hamilton vede questo traguardo dietro l’angolo: è a quota 83 vittorie e 6 titoli mondiali. È lanciatissimo, in forma come non mai e guida una macchina inarrestabile. Gli basterebbe una ulteriore stagione sulla cresta dell’onda per eguagliare i mondiali di Schumacher e superarne le vittorie.

Ma al di là dei freddi numeri e dei risultati, per sancire la superiorità di un pilota contano altri aspetti: la velocità, il talento al volante, la grinta, la cattiveria agonistica. E in base a questi aspetti non ci si sbaglia a dire che Hamilton è uno dei cinque piloti più forti della storia della F1. Come Fangio era il campione degli Anni Cinquanta, Jim Clark quello degli anni Sessanta, Lauda il dominatore degli Anni ‘70, Senna degli anni Novanta e Schumacher il Re dei primi anni Duemila. Tutti loro in un modo o nell’altro hanno segnato una decade. Hamilton è il Re di quest’ultima. Se ci facciamo caso, di tutti quei leggendari campioni, Hamilton possiede un pezzetto delle rispettive qualità. Ha la dedizione di Lauda, la velocità di Senna, la determinazione di Schumacher, la longevità agonistica di Fangio. E poi il metro della bravura di un campione te lo dà il confronto col compagno di squadra a pari macchina. Hamilton li ha macinati tutti: Alonso, Button, Rosberg e adesso Bottas.

Se pensate che Lewis Hamilton possa sentirsi appagato, vi sbagliate. I grandi campioni hanno enormi ambizioni. E quella di Hamilton è abbastanza evidente, anche se non lo ammette. La stessa che aveva Senna. Il campione brasiliano aveva due sogni, purtroppo rimasti incompiuti: conquistare 5 titoli mondiali per eguagliare Fangio (che all’epoca era il più titolato) e vincere un mondiale con la Ferrari. Hamilton, che di Senna è un grande fan da quando era bambino, la pensa allo stesso modo. Farà ancora un anno in Mercedes per cercare di eguagliare i sette titoli di Schumacher. Poi la sua naturale destinazione, per un campione come lui, non può che essere il Cavallino. Un mondiale con la Ferrari, specie ora che la Rossa è a digiuno di titoli da undici anni, sarebbe la sublimazione perfetta per Lewis Carl Hamilton. La mossa che lo porterebbe dalla storia nella leggenda. Non a caso Lewis non sta trattando per rinnovare il contratto con la Mercedes che scadrà a fine 2020: guarda caso la stessa scadenza di quello di Vettel con la Rossa. Se poi vi chiedete se a 36 anni Hamilton sarà ancora agonisticamente “fresco”, la risposta è sì. Per correre e vincere nell’automobilismo, lui inglese di colore in un mondo di bianchi, ha dovuto superare enormi pregiudizi ed ostacoli. Avrà sempre fame di vittoria. Anche a 40 anni.

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Lunedì 4 Novembre 2019 - Ultimo aggiornamento: 20:01 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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