Jake Dennis, 27enne pilota britannico sabato ai duemila metri di quota di Città del Messico ha centrato la storica vittoria inaugurale con la monoposto Gen3

FE, Dennis (Avalanche Andretti): «Bello cominciare così, ma in futuro vedremo gare più equilibrate»

di Mattia Eccheli
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ROMA – Nessuno ha conquistato tanti punti come lui negli ultimi 5 ePrix (102 su 145: Nyck De Vries ha vinto il titolo nella settima stagione a quota 99 in 15 gare), al termine dei quali il suo peggior piazzamento è stato il quarto posto nella prima gara di Seul. Jake Dennis, 27enne pilota britannico, ha confermato sabato il suo stato di forma e la sua confidenza con la Formula E, campionato nel quale sabato ai duemila metri di quota di Città del Messico ha centrato la storica vittoria inaugurale con la monoposto Gen3. Ma mentre fino alla passata stagione la sua scuderia, la Avalanche Andretti, era cliente di Bmw, da questa, la nona, fa riferimento a Porsche, che sul circuito Hermanos Rodriguez ha piazzato quattro macchine fra le prime sette. «Le due case hanno un approccio simile – spiega Dennis - ma il simulatore è diverso: con gli ingegneri andremo adesso in Germania per un paio di impegnativi giorni di incontri e valutazioni. Con Porsche la collaborazione è stata fin da subito molto buona e non la abbiamo certo scoperta in Messico. In ogni caso ci aspetta ancora molto lavoro. Vincere a Città del Messico è stato di sicuro un bel modo di cominciare la stagione».

Come ti sei trovato con la Gen3?

«È più difficile da guidare, ma per quanto riguarda la gestione dell'energia per noi piloti è più difficile compiere errori. Può darsi però che altri la vedano diversamente».

Le macchine sono più potenti, ma si è sorpassato meno e anche la velocità...

«Il nuovo tracciato non ha aiutato perché ci ha tolto una delle due possibilità per superare che avevamo. Sabato è stata solo la prima gara: ci aspetta ancora un grande lavoro di sviluppo e, secondo me, l'anno prossimo a Città del Messico potremo girare un secondo e mezzo più veloci».

E le nuove gomme, che hanno meno aderenza?

«Trovo che siano fatte bene e che rispondano alle richieste. Sono state sviluppate per durare di più e anche in caso di pioggia negli ultimi minuti di corsa dovrebbero garantire una tenuta adeguata: non vedremo più quello che si è visto a New York, quando sembrava che corressimo con le slick. Garantiscono la giusta sicurezza».

La gente però vuole vedere le macchine correre forte.

«Per questo continuiamo a lavorare: le Gen3 sono concepite per andare più veloci. Credo però che non vedremo più le stesse situazioni delle Gen2, quando si gareggiava ruota a ruota, ci si toccava parecchio e i sorpassi erano molti».

In Messico c'è stata una netta supremazia di Porsche...

«Su quella pista Porsche va sempre forte. Vedremo in Arabia Saudita. Io credo che con il lavoro che le scuderie faranno nel prosieguo del campionato assisteremo a gare più “equilibrate”».

Il circuito che ti piace di più?

«Quello di Riad, il secondo settore in particolare. È un circuito cittadino, fa caldo e per noi piloti è molto impegnativo con le sue ventitre curve. Speriamo solo che non sia troppo polveroso».

Roma?

«Senza dubbio fra i preferiti perché è il più tecnico con il suo tracciato “irregolare”, stretto e accidentato che po' diventare un incubo».

Pensi al titolo?

«Adesso non penso al titolo. Voglio continuare a guidare bene, a fare bene quello che so fare a trovarci gusto. Spero di continuare a garantire prestazioni di un certo livello. Quest'anno conta l'affidabilità e mi piacerebbe continuare a garantirla».

E se le monoposto fossero a trazione integrale?

«Per noi piloti sarebbe incredibile: dal punto di vista tecnologico sarebbe un ulteriore passo avanti anche in funzione del trasferimento sulle auto stradali. Per i sorpassi e lo spettacolo, però, non lo so. Diciamo che sarebbe una soluzione bizzarra, ma impressionante».

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Mercoledì 18 Gennaio 2023 - Ultimo aggiornamento: 20-01-2023 19:25 | © RIPRODUZIONE RISERVATA