Spiros Fotinos, direttore di Lexus Europe

Fotinos, Lexus Europe: «Puntiamo ad essere sempre più globali, con un sapore più europeo»

di Nicola Desiderio
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Un vero globetrotter di Lexus. Prima di diventare il capo di Lexus Europe nel dicembre del 2019, Spiros Fotinos ha ricoperto vari incarichi anche in singoli paesi, negli USA e anche in Giappone, dove ha vissuto 3 anni. E tutto questo al servizio del marchio premium di Toyota del quale evidentemente conosce tutte sfumature. Ed è tornato in Europa non solo per gestire questo delicato passaggio del marchio, ma anche per essere l’antenna di un mercato dove Lexus non è mai riuscita a trovare un successo paragonabile a quello raggiunto altrove.

Si spera che la pandemia finisca e si ritorni ad una vita normale. Per voi torneranno gli obiettivi commerciali. Quali sono quelli che vi siete prefissati?

«Attualmente siamo al 2,2% del mercato premium in Europa e vogliamo superare il 3%. Per noi è quella la soglia da raggiungere. In termini assoluti, vuol dire oltre 120mila unità. Lo scorso anno, nel mezzo della pandemia abbiamo raccolto 71mila vendite, dunque puntiamo ad una crescita significativa».

La vostra strategia “Lexus Electrified” significa fondamentalmente: l’elettrificazione esalta il piacere di guida e di vivere la mobilità. Ma qual è la filosofia di Lexus sulla mobilità nella sua interezza?

«Se vediamo ai nostri clienti e ai consumatori del mondo del lusso, vediamo che hanno la possibilità di avere quello che vogliono, ma spesso hanno bisogni che vanno oltre quello che possiedono. Molte volte sono orientati al piacere, alcune volte sono dettati dalla necessità. Se pensiamo ai primi, un esempio può essere: voglio avere a disposizione un’auto convertibile. Se pensiamo ai secondi: voglio avere una city car perché ho diversi affari da sbrigare in città oppure voglio un suv grande perché vado a sciare. Il problema dunque è: come combinare il portafoglio prodotti ad altri strumenti di utilizzo dei veicoli? Per questo abbiamo lanciato formule di leasing e noleggio molto flessibili che offrono alternative al classico possesso, tutte all’interno di Kinto il cui obiettivo è creare prodotti anche per i clienti Lexus. Noi crediamo che fondamentalmente questo tipo di clienti abbia bisogno di avere a disposizione veicoli alternativi a quelli che possiedono o utilizzano normalmente».

I marchi premium stanno spingendo con decisione verso l’elettrificazione, ma voi sembrate essere più prudenti. Eppure il vostro obiettivo è vendere il 50% della nuova NX nella versione ibrida plug-in. Che cosa vuol dire questo in termini di vendite e posizionamento del brand?

«Penso che a volte ci siano stati equivoci sulla nostra posizione riguardo all’elettrificazione. Noi siamo impegnati a pieno sull’elettrificazione, senza dubbio. Continueremo ad investire sull’ibrido, allargheremo l’offerta con l’ibrido plug-in e avremo modelli elettrici dedicati. Per noi ci sono due elementi fondamentali, che non riguardano solo linee di principio, ma sono concreti. Non possiamo perdere di vista quello che è l’obiettivo finale che è la carbon neutrality e, al momento, non possiamo dire quale sia il percorso migliore per arrivarci, per due ragioni. La prima è che ci sono tecnologie che devono essere ancora esplorate e la seconda è che contesti diversi si stanno muovendo con modi e velocità diverse perché le realtà sono diverse. Prendiamo la Norvegia, dove l’elettrico vale oltre la metà delle vendite, e l’Italia e immaginiamo di imporre quello che oggi succede ad Oslo nel centro di Roma. È semplicemente impossibile! Noi pensiamo che l’elettrificazione non debba escludere nessuno e per questo l’ibrido deve giocare ancora un ruolo importante. Per questo crediamo sia importante avere un portafoglio prodotti che permetta a tutti di partecipare alla riduzione dei consumi e delle emissioni».

Che cosa pensa della composizione futura della gamma Lexus? Pensa che la UX continuerà ad essere la soglia di accesso o vi sia invece spazio per un modello ancora più compatto?

«Stiamo valutando l’introduzione di modelli più compatti nel nostro portafoglio, in particolare per alcuni mercati. Non posso fare annunci oggi, ma posso dire che ci stiamo pensando».

E state pensando ad un’altra halo car come la LFA? Quando fu lanciata divenne un instant classic e ha cambiato la percezione del brand. Ci potrebbe essere in futuro un’altra supersportiva Lexus come quella?

«Non posso svelare tutti i dettagli, ma posso dire che se si pensa a chi è il presidente della nostra compagnia e che è lui è anche il presidente di Lexus, credo sia facile immaginare quello che succederà. La LFA è stata molto importante nel mostrare ciò di cui siamo capaci. Prima della LFA eravamo troppo timidi nel modo in cui pensavamo le nostre automobili. La LFA ci ha dato la consapevolezza che potevamo sviluppare e proporre auto capaci di offrire grande piacere di guida secondo un’idea che ci è propria. Proprio perché siamo Lexus, sarà inevitabile per noi creare ancora qualcosa che sia eccitante, divertente e dinamico, ma soprattutto qualcosa di nuovo e che sia decisivo nel cambiare la percezione del marchio promuovendoci come un brand di lusso e tendenza e indicando la nostra visione per il futuro».  

L’idrogeno, è una possibilità per Lexus o lo è solo per Toyota?

«L’idrogeno è nel nostro portafoglio e molte persone, guardando alla Mirai, hanno detto: sembra una Lexus! Sicuramente abbiamo questa tecnologia a nostra disposizione, ma stiamo riflettendo sul come introdurlo perché l’idrogeno non è semplicemente per l’automobile. Per noi ha un campo di applicazione molto più ampio e penso che Lexus deve far parte della società dell’idrogeno, ma dobbiamo farlo nel modo giusto e al momento giusto».

Parliamo di un’altra parte della gamma. Tempo fa avete presentato il concept LF-1 Limitless, un crossover di grandi dimensioni capace di ospitare qualsiasi forma di propulsione. Nel futuro avrete ancora bisogno della LS o la vostra ammiraglia del futuro sarà un crossover?

«È un’ottima domanda. Penso che il gruppo di chi pensa che l’ammiraglia debba essere una berlina si stia assottigliando sempre di più. Per questo stiamo già pensando alla nostra prossima ammiraglia senza dare per scontato quale tipo di carrozzeria avrà. Sarà una berlina? Non necessariamente, perché anche la fascia di clienti che acquista questo tipo di vetture si sta assottigliando sempre di più e si rivolge ad altri tipi di automobile. Per questo guardiamo alla nostra ammiraglia del futuro con una visione più ampia».

Molti anni fa Lexus ha inventato un nuovo modo di vendere automobili e di gestire i clienti. E questa filosofia era incentrata sul concessionario. La digitalizzazione sta cambiando tutto. Dunque come cambierà per Lexus la gestione del cliente con la digitalizzazione?

«La digitalizzazione è arrivata, che lo si voglia o no. Esiste e accelera. Per noi esiste un principio inalienabile: trattare ogni cliente come un ospite presso la nostra casa, e vogliamo rimanere fedeli a questa filosofia. Anzi, crediamo che con la digitalizzazione possiamo fare la differenza con il fattore umano, proprio grazie ai nostri concessionari. Per noi la digitalizzazione non deve rimpiazzare il fattore umano, ma lo deve esaltare. Grazie alla digitalizzazione, sapremo meglio e prima i bisogni dei nostri clienti anticipando le loro esigenze, ma anche dando loro la flessibilità se non desiderano quel tipo di contatto continuato. In questo senso, noi concepiamo la digitalizzazione come amplificazione del tatto con il quale trattare i clienti».

Parliamo del modo in cui progetterete le vostre automobili in futuro. Avrete un nuovo centro a Shimoyama solo per permettere a Lexus di essere qualcosa di diverso da Toyota molto più che in passato. Se lei lavorasse in questo nuovo centro, che cosa vorrebbe di diverso per Lexus?

«Personalmente, vorrei portare in Giappone l’autentico spirito globale del brand. Di sicuro abbiamo radici molto giapponesi e non ne abbiamo mai fatto mistero, ma il brand ha bisogno sempre di più di accogliere elementi che vengono da ogni parte del mondo. Ad esempio: l’estetica europea o la tensione, anche questa tipica dell’Europa, verso l’elettrificazione intesa non soltanto come presenza della batteria, ma come energia in senso più ampio. Ecco, vorrei portare sempre di più il sapore europeo all’interno di Lexus».

Eppure Lexus si dichiara globale sin dal 2005. Non crede allora che per questo processo di globalizzazione si stia impiegando un po’ troppo tempo?

«Allora faccio io a lei una domanda: che cosa vorrebbe per Lexus per renderla più internazionale? »

Probabilmente cambierei la forma generale delle vetture. Trovo che sia ancora troppo timida e si affidi l’identità delle vetture prevalentemente a elementi grafici come la griglia a clessidra. Tranne questo vedo ancora troppa America e troppo Giappone...

«Accetto la sua opinione. È evidente che noi abbiamo ancora la maggior parte del nostro pubblico in Giappone e in America dove Lexus ha avuto un grandissimo successo fin dalla sua fondazione. Dunque non possiamo prescindere da determinate realtà e mercati. Credo anche però che da 8-10 anni abbiamo iniziato un percorso che sta integrando sempre di più elementi globali nel design senza scontentare i nostri clienti tradizionali. Le vendite crescono e stanno crescendo notevolmente in Cina inoltre è un fatto che negli ultimi 5 anni le abbiamo raddoppiate anche in Europa. La nostra quota sta crescendo continuamente poco a poco, come siamo soliti fare, anche perché non spingiamo le vendite in modo artificiale. Sicuramente, abbiamo mantenuto la nostra identità e continueremo ad evolverla secondo il motto di Akio Toyoda “mai più automobili noiose!”»

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Mercoledì 14 Luglio 2021 - Ultimo aggiornamento: 15-07-2021 17:00 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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