Daniel Abt al volante dell'Audi

Daniel Abt batte anche il “FanBoost”: un’Audi super e pit stop da record

di Alberto Sabbatini
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CITTA DEL MESSICO - Daniel Abt, con la sua prima vittoria in Formula E, ha battuto anche... il FanBoost. Già, perché Abt in passato aveva fortemente criticato il sistema accusando alcuni piloti di azioni antisportive per guadagnarsi popolarità artificiale. Ma che significa?
 

 

Spieghiamolo meglio: il FanBoost è quel particolare meccanismo per cui i piloti più popolari presso il pubblico ricevono durante la corsa un surplus di potenza elettrica da utilizzare per aumentare la velocità e compiere un sorpasso o rispondere ad un attacco.

Il gradimento degli spettatori viene espresso attraverso i social; il pubblico vota i propri idoli tramite l’account ufficiale della FE o attraverso i social inserendo l’hashtag #fanboost; i tre piloti più votati ottengono un extra di potenza di 100 kJ (una trentina di cavalli) per pochi secondi. Ad esempio, proprio grazie al FanBoost in Messico il pilota della Renault, Sebastien Buemi, che era stato uno dei piloti premiati dai tifosi, ha potuto superare in rettifilo la veloce Jaguar di Piquet Jr togliendogli la 3° posizione. Il sistema del FanBoost è stato introdotto per spettacolarizzare le corse creando una variabile imprevedibile e non ha eguali nelle competizioni automobilistiche.

Ma c’è il sospetto che alcuni team generino gradimenti “artificiali”, cioè non provenienti da veri spettatori, ma da sofisticati software in grado di far pervenire consensi sui social a favore di un certo pilota. Proprio Daniel Abt, il vincitore della gara di Formula E del Messico, era stato il più acceso critico del sistema accusando alcuni team di brogli perché ottenevano gradimenti sospetti in grande quantità guarda caso sempre dalle stesse città della Cina. In Messico però Abt non ha avuto bisogno del FanBoost per vincere di forza la gara e ha ridimensionato così l’apporto sul risultato finale da parte del discusso meccanismo.

Al contrario, Abt ha conquistato la vittoria proprio grazie alla ritrovata competitività della sua Audi FE04: «Sapevamo di avere una macchina molto veloce - ha detto Daniel - e anche se finora avevamo ottenuto soltanto 12 punti nelle gare precedenti, sapevamo che in FE tutto può cambiare da un giorno all’altro. Per cui eravamo fiduciosi di poter mostrare il nostro potenziale». Abt deve la vittoria sia al guasto che ha fermato la Mahindra di Rosenqvist al comando, sia al lavoro dei propri meccanici ai box. Poiché le prestazioni delle auto sono molto simili, è molto frequente che in Formula E il sorpasso possa avvenire durante il pit stop, proprio come in F1. Solo che in FE non si cambiano le gomme ma l’intera automobile: i piloti entrano ai box, abbandonano la monoposto con batterie ormai scariche e saltano il più in fretta possibile in quella di scorta pronta lì a fianco per ripartire.

Una volta c’era un tempo minimo imposto per il cambio vettura mentre ora la regola è stata tolta per cui il più veloce nel cambio avrebbe ottenuto un vantaggio enorme. In questa operazione sono avvantaggiati i piloti più bassi e agili, mentre Abt è un ragazzone alto. Ma nonostante lo svantaggio, lui e i suoi meccanici sono stati agilissimi nel cambio. Aiutati anche da un nuovo sistema di aggancio cinture (che Audi ha mutuato dall’esperienza della 24 Ore di Le Mans) che ha fatto risparmiare alla squadra qualche secondo. Abt l’ha sfruttato bene: è entrato ai box in seconda posizione dietro Turvey, ma il suo cambio vettura è stato più rapido ed è potuto ripartire davanti all’inglese.
 

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Sabato 10 Marzo 2018 - Ultimo aggiornamento: 11-03-2018 12:06 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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