Una Toyota Mirai alimentata ad idrogeno con sullo sfondo Castel dell'Ovo a Napoli

Mobilità sostenibile: Italia indietro sulle energie alternative. L’allarme dalla Conferenza di Napoli sull’idrogeno

di Sergio Troise
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NAPOLI - Le energie alternative sono state al centro della settima edizione della European Fuel Cell Technology e Application Conference svoltasi a Napoli dal 12 al 15 dicembre, con la partecipazione di numerosi esperti provenienti anche da molto lontano (Usa, Cina, Giappone, Corea, Germania) per fare il punto sullo stato dell’arte della ricerca e sulle prospettive di sviluppo del settore.

Di particolare interesse, nell’ambito della Conferenza, gli Stati Generali dell’Idrogeno, dai quali è emersa la necessità di recuperare il terreno perduto dall’Italia, che dopo essere stata leader nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie innovative incentrare sull’idrogeno è ora first follower, prima inseguitrice, sulla strada della decarbonizzazione.

L’idrogeno può essere una delle possibili soluzioni alle esigenze di cambiamento imposte dalla nuova mobilità sostenibile. È necessario però un cambiamento di indirizzo della politica energetica fondando le scelte su basi scientifiche e tecnologiche. Questo è emerso dai lavori di Napoli.

«Cambiare è possibile ma la rivoluzione non è ancora avvenuta», ha detto Adele Pianese, dell’Università Parthenope, sottolineando che «in parte è questione di tempo e in parte di risorse». E aggiungendo: «I mezzi scientifici e le tecnologie per vincere questa corsa contro il tempo ci sono; le risorse dipendono dalla politica e dalle istituzioni. È tempo di scegliere».

«In Italia sono stati approvati, a gennaio del 2017, i piani nazionali per la realizzazione delle infrastrutture dei combustibili alternativi. Uno di questi, ufficialmente approvato dal governo, è l’idrogeno. Da questo punto di vista siamo sicuramente allineati con l’Europa, ma il programma, che prevede 20 stazioni al 2020, oggi non ha nessun tipo di sostegno economico» ha dichiarato Angelo Moreno, presidente dell'Associazione italiana idrogeno e celle a combustibile (H2IT). Il rischio, secondo l’illustre scienziato, è che “l’Italia potrebbe essere multata dall’Europa per non aver rispettato i programmi”.

Pur essendo uno dei 26 Paesi (su 28) che hanno aderito al protocollo DAFI (Directive Alternative Fuel Initiative) che prevede 850 stazioni di servizio in Europa entro il 2025, l’Italia ha infatti un solo distributore di idrogeno aperto a Bolzano e non ha stanziato un euro, né avviato collaborazioni di alcun tipo per allargare la rete di distribuzione. Tutto ciò mentre in Europa sono già attivi 50 punti di rifornimento, con la prospettiva di raddoppiare a 100 in tempi brevi.

Unica nota positiva, è stata varata la normativa che autorizza l’emissione di idrogeno a 700 BAR, quanto basta per ridurre i tempi di un “pieno” a 5/6 minuti. E ciò ha incoraggiato alcune iniziative private, in Liguria e nel Lazio per la realizzazione di altri punti di rifornimento, grazie a fondi europei e alla capacità degli amministratori locali di superare tutti gli ostacoli, finanziari e burocratici. «Ma non esiste un “Piano-Paese” e queste iniziative rischiano di rimanere isolate», aggiunge Moreno.

La Conferenza di Napoli, organizzata nella sede del Palazzo Reale dal consorzio Atena (Alta Tecnologia Energia Ambiente) dell’Università Parthenope, in collaborazione con Università di Perugia, ENEA e Associazione Italiana Idrogeno, ha denunciato dunque questi ritardi, mettendo in evidenza la distanza tra la comunità scientifica e l’indirizzo di politica energetica intrapreso dal Paese: a quanto pare, infatti, siamo orientati a battere strade diverse, come dimostrano lo sviluppo della rete di distribuzione del gas (caldeggiata da FCA) e l’allestimento, annunciato dall’ENEL, di 14.000 colonnine di ricarica elettrica su strade e autostrade italiane entro il 2025.

Proprio per correggere questo indirizzo di politica industriale sul quale sembra essersi avviato il Paese, la Conferenza di Napoli si è conclusa con l’annuncio che verrà costituito un comitato scientifico con il compito di fornire informazioni ai politici da posizioni neutrali. «Sarebbe opportuno – ha osservato infatti il professore Moreno - osservare nei bandi una neutralità tecnologica, senza preclusioni tra un sistema e l’altro».

Ma all’appuntamento napoletano sono venuti clamorosamente meno sia i rappresentanti dei ministeri dell’Ambiente, dello Sviluppo economico e dei Trasporti, sia alcuni degli amministratori locali invitati. Se non avessero disertato la Conferenza, avrebbero potuto apprendere che esistono strumenti accessibili per avviare concretamente iniziative mirate allo sviluppo delle energie alternative.

Della road map da seguire hanno parlato qualificati relatori, tra i quali Alicia Mignone (dell’Agenzia Internazionale dell’Energia) e Carlos Navas, che ha parlato a nome di un’associazione d’imprese europee pubbliche e private impegnate sul fronte fuel cell/idrogeno e anche per conto della Direzione Generale Trasporti della Commissione Europea, illustrando un pacchetto di strumenti, finanziari e normativi, che Bruxelles può mettere a disposizione di qualsiasi soggetto, pubblico o privato, purché ne faccia richiesta.

Per dimostrare una volta di più quanto alto sia il grado di efficienza e di affidabilità della tecnologia fuel cell/idrogeno, i promotori della Conferenza hanno organizzato anche un tour di 1800 km, da Bruxelles a Napoli, con la Toyota Mirai e la Hyundai IX35, auto elettriche che – come noto - sfruttano un sistema di fuel cell alimentate a idrogeno ed emettono esclusivamente valore acqueo.

A capo della spedizione, che ha fatto tappa anche a Firenze e Roma, si è insediato il professore Moreno. Il quale, una volta arrivato a Napoli, ha raccontato: «Da Bruxelles a Bolzano non abbiamo avuto problemi, in Europa ci sono già una cinquantina di distributori attivi, tutti inseriti su un sito dal quale si può scaricare un’applicazione per lo smartphone che dà in tempo reale l’ubicazione e lo stato di funzionamento. I problemi li abbiamo avuti dopo Bolzano, in quanto nel resto d’Italia non esistono altri distributori e pertanto abbiamo dovuto appoggiaci ad alcuni centri di produzione d’idrogeno attrezzati con dispositivi provvisori». A dirla tutta, l’espediente non è bastato, ed è stato necessario ricorrere anche a un carro attrezzi per un piccolo tratto. D’altra parte il viaggio Bruxelles-Napoli si proponeva anche di rendere evidente il ritardo accumulato dall’Italia.

Una volta a Napoli, l’esibizione e i test sono stati allargati ad alcuni veicoli leggeri, due biciclette, uno scooter e una piccola biga con capacità di trasporto di 800 kg, tutti dotati di tecnologie a idrogeno realizzate da Atena Scarl nei laboratori del dipartimento di ingegneria dell’Università Parthenope guidato dal professore Elio Jannelli. HyScooter, HyBike e HyBiga al momento sono soltanto prototipi, ma hanno suscitato grande attenzione e si profila la possibilità che diventino prodotti commerciabili, sia pure in un tempo non inferiore ai tre anni.

Il vicesindaco di Napoli, Raffaele Del Giudice, ha dichiarato infatti che l’amministrazione comunale partenopea «è pronta utilizzare la biga a idrogeno per lanciare la sfida ecosostenibile del trasporto merci. Con l’assessore ai Trasporti Calabrese – ha aggiunto il vice di de Magistris - stiamo immaginando anche la conversione di un vecchio filobus in veicolo a idrogeno per una linea di trasporto pubblico in città». Prospettive interessanti, e in linea con la politica ambientale legata anche allo sviluppo della rete di metropolitana. Tuttavia è parsa stridente la dichiarazione del vicesindaco – «abbiamo sempre puntato sulla mobilità sostenibile per la città​ di Napoli, un esempio per tutto il Mezzogiorno» – a confronto con l’amara verità di un parco circolante altamente inquinante, costituito per oltre il 50% da veicoli euro 0, euro 1 e euro 2.

L’HyScooter ha suscitato invece l’interesse di Adler Plastic, azienda campana (con circa 60 sedi sparse per il mondo) che lavora nell’indotto di molte aziende dell’automotive (produce, tra l’altro, parti in carbonio per Alfa Romeo e Ferrari). Secondo Paolo Scudieri, che di Adler è il titolare, «è possibile realizzare uno scooter a idrogeno di serie partendo dal prototipo realizzato nei laboratori universitari di Atena. Potremmo inserire il progetto nei piani PON (il programma operativo nazionale del Miur) e prevedere di avviare la produzione e la commercializzazione entro tre o quattro anni».

Per passare dalla teoria alla pratica occorre dunque ancora un po’ di tempo. E intanto andrebbe risolto anche il problema delle stazioni di rifornimento. Ma anche su questo fronte l’Università si dice pronta a scendere in campo. «Se ci danno le autorizzazioni disponiamo di tutte le condizioni per creare a Napoli, nella zona di Ponticelli, la prima stazione di rifornimento a idrogeno del Sud, e se il Comune di Napoli acquistasse bus a idrogeno, o riconvertisse i vecchi filobus, non sarebbe un problema rifornirli» informa il professore Jannelli, entusiasta amministratore delegato di Atena.


 

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Sabato 16 Dicembre 2017 - Ultimo aggiornamento: 18-12-2017 11:25 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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