Il sistema di propulsione della BMW i5 Hydrogen che sfrutta componenti di origine Toyota. Le due case hanno già un accordo sull'idrogeno dal 2013.

Toyota e BMW, l’alleanza sull’idrogeno è destinata presto a rafforzarsi

di Nicola Desiderio
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Toyota e BMW vogliono rafforzare il loro accordo sull’idrogeno e firmeranno presto una lettera di intenti che permetterà loro di intensificare i rapporti già avviati con un accordo del 2013 (foto sotto). Lo sostiene il quotidiano economico giapponese Nikkei e riprende la notizia anche la Reuters affermando che l’annuncio del nuovo accordo sarà dato il 5 settembre prossimo.

I termini del nuovo accordo non sono stati svelati, ma riguardano sicuramente un ampliamento del raccordo di collaborazione già esistente che prevede lo scambio di tecnologie, in particolare per i sistemi di rifornimento e le celle a combustibile forniti da Toyota. Per quanto riguarda invece i serbatoi e la parte elettrica BMW ha preferito fare da sé e nel 2022 ha persino inaugurato un impianto di produzione pilota a Monaco di Baviera per l’assemblaggio di stack con celle singole fornite da Toyota in vista del lancio del primo modello a idrogeno fuel cell del marchio tedesco, la iX5 Hydrogen.

Nel frattempo Toyota ha rafforzato notevolmente la propria presenza industriale e commerciale per l’idrogeno in Europa con la creazione della Fuel Cell Business Group e ha avviato con decisione lo sviluppo di motori a combustione interna che utilizzano idrogeno come carburante da bruciare all’interno delle camere di scoppio. BMW era stata pioniera di tale utilizzo dell’idrogeno sin dalla fine degli anni ’70 rilanciandola con forza all’inizio degli anni Duemila con la realizzazione di flotte di Hydrogen 7 basate sulla Serie 7, con motore 12 cilindri alimentato a idrogeno, e con l’avveniristica H2R (foto sotto) che nel 2004 batté 9 record mondiali di velocità.

BMW allora affermava di avere allo studio motori a ciclo Otto e Diesel alimentati a idrogeno con potenza specifica di 109 kW/litro (150 cv/litro) con rendimenti fino al 43% e che i motori da Formula 1 del futuro sarebbero stati alimentati a idrogeno. BMW abbandonò poi la visione dell’idrogeno come combustibile trovando in Toyota il partner per colmare il proprio deficit tecnologico, ma questa prospettiva, per ironia della sorte, è stata recuperata proprio da Toyota e da altri costruttori giapponesi uniti tra loro nel consorzio HySE che sta sviluppando unità da 3 a 8 cilindri a V anche attraverso competizioni come la Dakar e le corse di durata. Le auto a idrogeno potrebbero debuttare alla 24 Ore di Le Mans già dal 2027 o dal 2028.

Il prossimo accordo dunque, oltre a rafforzare e intensificare lo scambio di tecnologie e componenti per le celle a combustibile, potrebbe comprendere anche la condivisione di esperienze che riguardano i motori a idrogeno permettendo a BMW di riaprire un cassetto chiuso molto tempo fa. L’obiettivo del nuovo accordo sarà dunque verosimilmente di accelerare i processi di sviluppo e creare economie di scala per abbassare i costi industriali e i prezzi finali dei prodotti che marciano a idrogeno, siano essi mossi da un motore elettrico che sfrutta energia prodotta a bordo tramite le fuel cell o da un motore a pistoni che brucia l’elemento chimico più presente in natura. In ogni caso, il carbonio è aggirato e dunque non ci sono emissioni di CO2.

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Giovedì 29 Agosto 2024 - Ultimo aggiornamento: 16:21 | © RIPRODUZIONE RISERVATA