Oltre la metà di e-car importate in Europa dalla Cina. Seguono Corea del Sud (16%), Giappone e Usa (entrambi al 9%)
Bruxelles si prepara a lanciare la sua mini e-car economica, in un momento in cui il mercato europeo è sempre più dominato dai marchi cinesi. Lo scorso anno le auto elettriche in arrivo da Pechino hanno rappresentato il 55% di tutte le vetture importate nell'Unione, in netto aumento rispetto al 48% registrato l'anno precedente. A seguire, tra i principali partner extra-Ue figurano la Corea del Sud (16%), il Giappone e gli Stati Uniti (entrambi al 9%), che hanno portato Bruxelles a spendere 42,4 miliardi di euro per l'importazione di elettriche e ibride, a fronte di 57,3 miliardi di euro di esportazioni. A sollecitare un cambio di passo nella transizione del comparto auto sono, insieme, Italia e Germania, che in una lettera congiunta indirizzata a Ursula von der Leyen chiedono a Bruxelles «responsabilità, pragmatismo e visione» per superare «le gabbie ideologiche» del suo Green Deal. «Ora è il momento delle decisioni: mentre Bruxelles discute, la concorrenza globale corre», ha ricordato il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, firmatario della missiva insieme all'omologa tedesca Katherina Reiche. Un'iniziativa che spinge l'Europa «ad agire subito», proprio mentre entra nel vivo il dibattito sulla revisione del regolamento sulle emissioni di CO2 di nuove auto e furgoni, che dal 2035 imporrà lo stop alla vendita di auto a benzina e diesel.
La scadenza del 2035 si avvicina mentre a rendere ancora più urgente il confronto tra Roma e Bruxelles sono i dati del primo rapporto dell'Osservatorio Sunrise, promosso da Most - Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile, secondo cui il Paese sta vivendo un vero processo di «ricarbonizzazione»: tra il 2019 e il 2024, le vendite di veicoli a benzina e gasolio sono aumentate del 3,5%, con un conseguente incremento delle emissioni di CO2 del 2,9%. Numeri che fotografano la difficoltà a rispettare i target europei e che alimentano le richieste di una revisione più realistica delle politiche ambientali dell'Ue. Da Bruxelles a Strasburgo, anche l'Aula del Parlamento europeo - su proposta del gruppo dei Conservatori e Riformisti (Ecr) - si prepara a un acceso dibattito sulla revisione della normativa. Si attende a breve l'avvio della valutazione d'impatto sul regolamento che spianerà la strada alla successiva revisione che la Commissione europea intende finalizzare entro la fine dell'anno. Per sancire il principio di neutralità tecnologica, la revisione garantirà un futuro post-2035 non solo all'elettrico ma anche ai carburanti sintetici - i cosiddetti e-fuel -, all'idrogeno e agli ibridi plug-in e range extender. Almeno per qualche anno ancora dopo la tagliola del 2035.




