Il salone nautico di Genova

Nautica, Italia primo Paese per export al mondo, 4,3 miliardi. Fatturato 2024 al massimo storico a 8,6mld (+3,2%)

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Nella cantieristica nautica l'Italia si è confermata anche nel 2024 il primo Paese esportatore. L'export delle «imbarcazioni da diporto e sportive» ha superato i 4,3 miliardi di euro in crescita del 7,5% sull'anno precedente, con una quota di export della produzione nazionale attorno al 90%. 

Il fatturato dell'industria nautica italiana da diporto ha segnato nel 2024 il massimo storico a 8,6mld di euro, con un +3,2% sull'anno precedente. Una crescita trainata soprattutto dal segmento di alto livello, in cui l'Italia si conferma leader, mentre resta incerta la piccola nautica, su cui pesano le incertezze geopolitiche. Per i prossimi mesi le attese sono per un'ulteriore ripresa, in consolidamento dalla primavera 2026. E' lo scenario presentati alla vigilia dell'apertura del 65° Salone Nautico Internazionale a Genova, nella conferenza Boating Economic Forecast.

Il 2024 ha consolidato così la fase di normalizzazione della crescita dopo il lungo ciclo post-pandemico che ha visto il raddoppio del fatturato in quattro anni. Il mercato domestico ha pesato per 2,55mld di euro (29,7%) e i mercati esteri per 6,05mld (70,3%), secondo i dati diffusi da Confindustria nautica. Uno panorama nel quale il segmento della costruzione di nuove unità ha raggiunto i 5,4mld di euro con l’89% della produzione nazionale della cantieristica italiana collocata sui mercati esteri.

La nautica italiana si conferma leader nei settori di più alto livello con un superyacht su due made in Italy: sono 572 quelli in costruzione, pari al 50% nello scenario mondiale. Seguono la Turchia con 146 yacht in costruzione, i Paesi Bassi con 69 yacht e il Regno Unito con 81 yacht. Cresce l'export anche per le imbarcazioni da diporto e sportive con le esportazioni del settore cresciute da inizio 2000 del 405,8% raggiungendo i 4,3mld nel 2024.

A registrare segno meno è la piccola nautica, con un calo di fatturato intorno al -10%. A pesare le incertezze sui dazi americani e i timori per le crisi internazionali. Ma a preoccupare anche il rallentamento dell'economia tedesca e, nello scenario dei prossimi mesi, le incertezze della situazione in Francia. "Le difficoltà di questo segmento derivano da una combinazione di fattori, fra cui l’interferenza in alcuni mercati di elevati stock di unità da diporto, le crescenti tensioni geopolitiche, il calo della consumer confidence, unitamente a un regime normativo nazionale ancora troppo burocratizzato”, spiega Piero Formenti, presidente di Confindustria Nautica.

“Sulla base del sentiment dei principali operatori italiani, le cause della sofferenza della piccola industria nautica, unite agli effetti dell’incertezza commerciale dei dazi americani, potrebbero determinare un rallentamento del comparto a livello globale anche nel 2025", sottolinea Stefano Pagani Isnardi, direttore dell’Ufficio Studi Confindustria Nautica. "Gli imprenditori si aspettano, però, una ripresa già nel biennio 2026/2027: i prodromi di questa inversione di tendenza potrebbero già essere visibili dalle performance del nostro Salone Nautico Internazionale, dove i nuovi modelli e una forte attenzione alle nuove richieste e tendenze del mercato potrebbero innescare una rinnovata fiducia nel comparto da parte degli armatori”.

«Avremo un inverno meno freddo del previsto e sicuramente una buona primavera», così Piero Formenti, presidente di Confindustria Nautica, a margine della presentazione dei dati del settore alla vigilia dell'apertura del 65° Salone Nautico Internazionale a Genova. "In questo momento la nautica è divisa in tre tronconi: i grandi yacht con ancora una crescita importante; le media che continua a crescere, ma in modo meno veloce e meno importante; purtroppo, c'è un problema con la piccola nautica". A pesare, sottolinea Formenti, l'"insicurezza dei consumatori per le perturbazioni geopolitiche. Pur avendo la possibilità di avere dei budget da spendere e la voglia di acquistare, stanno aspettando che le cose si sistemino un po'. Però, notiamo una fiducia diversa, quindi penso che avremo un inverno meno freddo del previsto e sicuramente una buona primavera". Un contesto nel quale vola l'usato, per una classe media che "vuole comunque spendere ma preferisce utilizzare budget più bassi", spiega Formenti. Mentre "si vanno esaurendo gli stock accumulati dai concessionari post covid, quando si è registrata una vendita molto alta che poi ha rallentato. Anche per questo siamo moderatamente fiduciosi su una ripresa lenta già a fine 2025 e poi più veloce".

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mercoledì 17 settembre 2025 - Ultimo aggiornamento: 18:05 | © RIPRODUZIONE RISERVATA