Mario Draghi e Ursula von der Leyen

Draghi: «Presupposti target Ue su settore automobilistico non reggono più»

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«In alcuni settori, come quello automobilistico, gli obiettivi [di decarbonizzazione] si basano su ipotesi che non sono più valide». Lo afferma Mario Draghi nel corso della conferenza per l'anniversario della presentazione del suo rapporto sulla competitività dell'Ue. «La scadenza del 2035 per le emissioni zero allo scarico era pensata per innescare un circolo virtuoso: obiettivi chiari avrebbero stimolato gli investimenti nelle infrastrutture di ricarica, ampliato il mercato interno, spronato l’innovazione in Europa e reso i modelli elettrici più economici. Si prevedeva che le industrie adiacenti (batterie, semiconduttori) si sarebbero sviluppate in parallelo, sostenute da politiche industriali mirate. Ma ciò non è avvenuto», rileva l'ex Bce. «L’installazione dei punti di ricarica deve accelerare di 3-4 volte nei prossimi cinque anni per raggiungere una copertura adeguata. Il mercato dei veicoli elettrici è cresciuto più lentamente del previsto.

L’innovazione europea è rimasta indietro, i modelli restano costosi e la politica delle catene di fornitura è frammentata. Di fatto, il parco auto europeo di 250 milioni di veicoli sta invecchiando e le emissioni di CO2 sono calate appena negli ultimi anni», prosegue Draghi. «In questo contesto, attenersi rigidamente all’obiettivo del 2035 potrebbe rivelarsi irrealizzabile e rischia di consegnare quote di mercato ad altri, soprattutto alla Cina». «Come suggerito nel rapporto, la prossima revisione del regolamento sulle emissioni di CO2 dovrebbe seguire un approccio tecnologicamente neutrale e fare il punto sugli sviluppi di mercato e tecnologici. Serve anche un approccio integrato per il potenziamento dei veicoli elettrici, che copra le catene di fornitura, le esigenze infrastrutturali e le potenzialità dei carburanti a zero emissioni», continua Draghi. «Nei prossimi mesi, il settore automobilistico metterà alla prova la capacità dell’Europa di allineare regolamentazione, infrastrutture e sviluppo delle catene di fornitura in una strategia coerente per un’industria che, non dimentichiamolo, impiega oltre 13 milioni di persone lungo l’intera catena del valore», conclude.

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martedì 16 settembre 2025 - Ultimo aggiornamento: 15:34 | © RIPRODUZIONE RISERVATA