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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Mattia Binotto, il Team Principal della Ferrari

Mattia Binotto: «Ferrari, il tempo è finito. Non dovrà più esserci una stagione senza vittorie»

di Giorgio Ursicino

L’anno che verrà. Una stagione griffata Ferrari. Solita serata natalizia in quel di Maranello. Questa volta senza tortellini perché il virus cattivo consiglia di mantenersi a “distanza”. A fare gli onori di casa un sereno Mattia Binotto con il maglione un po’ alla Marchionne, l’uomo che ha portato il Cavallino a sfrecciare nell’iperspazio della finanza globale. Il Team Principal ormai è diventato uno “stile” in F1. Almeno quanto l’asso pigliatutto Toto Wolff e il gelido sanguigno Chistian Horner, l’uomo che tira coltelli se qualcuno si avvicina a Verstappen quando è fuori dalla macchina. Il Circus di oggi è anche questo. Oltre che fra piloti, c’è una battaglia di manager, ciascuno dei quali cerca di imporre la propria personalità. Mattia ha affermato il suo format. Un imprinting nuovo sulla scena della velocità, molto apprezzato da tutti, dai tifosi ai media. Ingegnere super competente, scovato dal precedente presidente vero cacciatore di talenti, il tecnico di origini svizzere si è preso sulle spalle tutta la Scuderia in un periodo non facile, con il target obbligato di tornare a vincere.

Come la vede il Capo adesso che non si può più sbagliare? Non abbasserete gli obiettivi proprio ora?

«Nessuno pensa ad un’ipotesi del genere. Andiamo avanti secondo il nostro programma, consapevoli che in F1 è difficile recuperare lo svantaggio. Con il cambio dei regolamento dobbiamo tornare a vincere. Non c’è dubbio su questo. Tutti noi sappiamo che non verranno più tollerate stagioni senza arrivare in cima al podio. Diverso però è avere la certezza di conquistare subito il Mondiale. Ci sono squadre incredibilmente forti, preparate e strutturate in tutte le aree. Ed altre che potrebbero emergere con il nuovo scenario, le monoposto ad effetto suolo e gli pneumatici da 18 pollici. Nessuno può avere la certezza di ipotecare il Titolo prima di avere il responso della pista e scoprire dove si trovano i rivali».

Possiamo analizzare il Campionato che si è appena concluso?

«Non siamo riusciti a vincere un GP, quindi la Ferrari non può essere soddisfatta. Però abbiamo chiuso in crescendo, centrato i nostri obiettivi iniziali ed, oltre a chiudere al terzo posto il Mondiale Costruttori, un nostro driver è stato il primo nella graduatoria Piloti dopo quelli della Mercedes e della Red Bull».

Quindi la crescita prestazionale c’è stata?

«Senza dubbio. Oltre che i risultati lo confermano i dati. Il distacco sul giro è diminuito, sia in prova che in gara. La SF21 è stata più guidabile e, soprattutto, disponeva di una buona power unit che è migliorata sul finale di stagione con una nuova parte ibrida. Nelle ultime gare il ritardo dalle vetture vincenti è tornato a salire».

Come mai? L’operazione recupero si è bloccata?

«No, è una tendenza generalizzata. Le prime due squadre sono state protagoniste di un autunno straordinario durante il quale Hamilton e Verstappen si sono contesi uno dei Campionati più entusiasmanti della storia. Anche senza introdurre novità di rilievo, Mercedes e Red Bull hanno messo in campo tutto quello che avevano, mentre gli altri pensavano al 2022».

Cosa pensa dei suoi piloti? È soddisfatto?

«Molto. Penso che siano una delle coppie migliori in circolazione ed hanno dimostrato di saper lavorare insieme. Ognuno ha spinto l’altro. Si sono pungolati senza mai arrivare al contatto ed hanno risposto sempre ai suggerimenti del muretto».

Uno è stato migliore dell’altro?

«Non credo si possa dire. Darei ad entrambi 8 in pagella, un voto più alto che alla macchina».

Il punto forte di ciascuno?

«Leclerc è un talento puro, ormai lo sappiamo. Sul giro secco ha pochi rivali. Riesce a tirare fuori tutto dalla monoposto sbagliando pochissimo. Ha fatto delle performance in prova che dimostrano il suo valore. In questa terza stagione a Maranello ha fatto passi avanti anche nella gestione della gara, soprattutto è migliorato nello sfruttamento delle gomme, un aspetto che fa la differenza».

E Carlos? Ha sorpreso tutti, ha battuto Leclerc.

«Non noi. L’abbiamo scelto per questo. Conoscevamo la sua affidabilità, ma eravamo certi anche della sua consistenza. Sainz ha avuto sempre compagni molto forti e si è fatto valere in ogni occasione. Ha corso con il nuovo Campione del Mondo Max ed anche con Norris. In prova ed in qualifica qualche sbavatura l’ha fatta. In gara, invece, è stato un cecchino a prescindere dai quattro podi e dal quinto posto finale. Ha portato a termine tutte e 22 le gare, arrivando per 20 volte a punti. Si è inserito al meglio nel team».

Cosa ne pensa della confusione di Abu Dhabi?

«È una vicenda complessa, parlarne non aiuta la situazione. Bisogna rasserenare gli animi e fare in modo che certe situazioni non capitino più. Noi abbiamo totale fiducia nella Federazione e il Consiglio Mondiale ha dato mandato di eliminare tutte le zone d’ombra».

Il nuovo ceo, il dottor Vigna, fa sul serio. Nella parte produzione ha sostituito tre manager di prima linea. Ci saranno cambiamenti anche nella Gestione Sportiva?

«Non credo».

Novità sul ritorno di Jean Todt? Ha detto che verrebbe.

«Non ho novità. Per ora restano speculazioni».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Mercoledì 22 Dicembre 2021 - Ultimo aggiornamento: 23-12-2021 20:29 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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