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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Carlos Ghosn, ex numero uno di Nissan e Renault

Le verità di Ghosn: «L'aggregazione di Renault-Nissan con Fca sarebbe nato il costruttore più grande del mondo»

Un gran putiferio, parola di Carlos Ghosn. Come era prevedile all’inizio, fuori dal Giappone lo scenario cambia e un manager così potente risponde punto su punto alle accuse ricevute formulando la teoria del complotto. Certo non finisce qui, è solo il primo giro di una complessa partita a poker. Fra guadagni non dichiarati e uso improprio di beni aziendali, però, quanto sostenuto da Ghosn ha qualcosa di verosimile guardando cosa è accaduto dopo il clamoroso arresto. Nissan e Renault non hanno più il rapporto idilliaco che caratterizzava l’Alleanza quando ai vertici delle due aziende c’era l’uomo con tre passaporti e non riescono a trovare una governance condivisa per gestire il futuro.

Un’impasse che da quando è deflagrata la bomba ha fatto perdere circa un quarto del valore in borsa alle due società. Il fuggitivo inizia spiegando perché si tiene alcune frecce nel suo arco e perché parla senza dire, cioè non fa i nomi dei potenti personaggi (manager, magistrati, politici) che avrebbero architettato la congiura. «La procura giapponese e la Nissan sono in combutta, posso fare i nomi delle persone coinvolte, ma non voglio nuocere agli interessi del Libano». Poi la bomba che riguarda anche Fca. La famosa trattativa che doveva concludersi con la fusione di Fca e Renault, poi naufragata nella primavera scorsa, era stata imbastita proprio da Carlos con John Elkann nella seconda parte del 2018, dopo l’improvvisa scomparsa di Marchionne.

«Nel 2017 siamo stati il gruppo che ha prodotto più auto e ci stavamo preparando ad aggiungere anche Fca. L’accordo doveva essere chiuso a gennaio 2019, ma sono stato arrestato e tutto è saltato». Un’intesa che il nipote dell’avvocato ha cercato di concretizzare lo stesso dialogando con il presidente della Regie Jean-Dominique Senard senza però riuscire a vincere le resistenze del governo di Parigi imbrigliato nel caso Nissan. Esitazioni che poi non ci sono state con l’altra realtà transalpina Psa controllata dall’Eliseo a conferma che il freno non era il Lingotto che stava mettendo sul tavolo un’azienda solidissima.

«Oggi è un giorno felice per me perché sono finalmente libero di esprimermi e di spiegare dopo essermi battuto per 400 giorni per la mia innocenza e dopo esser stato detenuto in condizioni brutali e contro i principi fondamentali del rispetto dei diritti umani - ha attaccato il manager - sono stato tradito dal paese che ho servito per 17 anni, la mia detenzione è stata condotta al di fuori delle regole delle Nazioni Unite e le accuse che mi sono state rivolte sono false. I segnali di collusione fra la procura e Nissan sono ovunque, c’era molta ostilità per via delle crescente influenza dell’azionista pubblico di Renault e allora è scattato il complotto». Ghosn non si è soffermato sui dettagli della fuga ma ha spiegato di non essersi sottratto alla giustizia ma «all’ingiustizia e all’oppressione», di non sentirsi al di sopra della legge ma di avere i mezzi per fare emergere la verità.

La scelta di fuggire dal Giappone è stata una della decisioni più difficili della sua vita, un opzione diventata obbligata: «Sono stato interrogato per otto ore al giorno senza la presenza di un avvocato» ha concluso il manager di origine libanese. Ghosn ha bollato come falsa la notizia di aver venduto i diritti della sua rocambolesca storia alla piattaforma Netlix sostenendo che «sui giornali e sui media appaiono molte storie inventate e leggende senza fondamento».

Mentre Carlos parlava a Beirut a Tokyo era già sera ma la procura del Sol Levante non ha atteso per rispondere: «Le accuse di Ghosn sono categoricamente false e contrarie ai fatti, ha fallito la giustificazione dei suoi atti, fa un attacco unilaterale e inaccettabile al sistema giudiziario e legale nipponico. Le sue argomentazioni ignorano la sua condotta, deve incolpare solo se stesso per essere stato arrestato, ha palesemente violato la legge giapponese per evitare le conseguenze dei crimini che ha commesso».

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Giovedì 9 Gennaio 2020 - Ultimo aggiornamento: 12-01-2020 14:35 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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