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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
New York del futuro

La mobilità del futuro deve essere sostenibile ma anche molto razionale

di Giorgio Ursicino

Molto del dibattito futuro sarà incentrato sull’ecologia. In tutti i continenti. Eh sì, il nostro bel pianeta è proprio messo male e questa volta, per fortuna, sembrano in molti ad essersene accorti, dalle persone della strada alle più importanti istituzioni internazionali. I coinvolgenti discorsi dell’adolescente Greta Thunberg incontrano sempre più seguito soprattutto fra i giovani e la nuova numero uno della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha inserito proprio la salvaguardia dall’ambiente fra la priorità del nuovo esecutivo continentale.

La speranza che la situazione possa cambiare è forte, alcuni dei giganti dell’energia (intesta la nostra Enel) hanno garantito che nel giro di qualche decennio la totale produzione proverrà da fonti rinnovabili, quindi rinunciando completamente a petrolio e carbone che per decenni hanno fatto girare il pianeta. Totalmente coinvolti nella sfida anche i colossi dell’auto che, per assecondare le richieste della politica e delle amministrazioni delle grandi metropoli, hanno stabilito l’obiettivo di cessare la produzione dei motori termici entro il 2040.

Se il futuro, per volere di tutti, deve essere eco-sostenibile, la parte più responsabile della società chiede che sia anche eco-razionale, cioè che il cambiamento avvenga in tempi rapidi ma sopportabili, altrimenti la corsa rischia di creare più danni che benefici. Qualche giorno fa si è tenuta la settantaquattresima Conferenza del Traffico e della Circolazione e l’Aci, attraverso la Fondazione Caracciolo che è il suo Centro Studi, il collaborazione con l’Enea e il Cnr, ha realizzato lo studio “Per una transizione energetica eco-razionale della mobilità automobilistica”.

All’incontro erano presenti i massimi esponenti, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e la Ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli. Nel titolo della corposa ricerca la parola “eco-razionale”, così deve essere la transizione energetica verso una mobilità sostenibile. Sarebbe un errore imperdonabile in questo percorso virtuoso non tenere conto delle fasce meno abbienti in una fase economicamente delicata per il nostro paese e, ancor di più, non supportare la tenuta del settore automotive italiano. Un comparto strategico che è il fiore all’occhiello della nostra industria e che vale oltre il 10% del Pil.

In realtà lo scenario del nostro paese per i prossimi anni dal punto di vista della mobilità non è drammatico, non siamo troppo lontani dalle emissioni di gas serra previste per l’Italia nel 2030. Grazie ai sostanziosi progressi che ha fatto l’industria dell’auto e quella dell’energia con la riduzione di PM, CO e NOx, il settore automobilistico contribuirà per 54,5 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti le emissioni di “gas serra” in uno scenario tendenziale che non prevede politiche incentivanti. Se invece volessimo raggiungere i 49 milioni di tonnellate che è il target stabilito dall’Unione Europea per il nostro paese bisognerebbe adottare aiuti per la sostituzione dei mezzi di trasporto più obsoleti e inquinanti.

Per il momento, quindi, siamo all’11% dall’obiettivo, dobbiamo tagliare ancora 5,5 milioni di tonnellate di CO2 eq se vogliamo centrare l’ambizioso traguardo. Lo studio mette in evidenza che con le attuali previsioni alla fine del decennio solo il 19% del parco circolante sarà elettrificato (9% solo a batterie, 10% ibride), il restante più dell’80% sarà formato da veicoli ancora dotati del propulsore termico. Una pianificazione eco-razionale della mobilità deve prevedere investimenti per la sostituzione con un usato più recente dei quasi 14 milioni di auto ante Euro 4 ancora in circolazione (il 35% del totale) e lo svecchiamento dei mezzi pubblici il 60% dei quali sono diesel Euro 3.

Su questa categoria di mezzi è già disponibile l’alimentazione elettrica con energia proveniente da fonti rinnovabili. La ricerca mette in guardia a tenere ben presenti le necessità delle fasce sociali meno abbienti in modo da garantire anche a loro il diritto universale alla mobilità. In alcune regioni sulle auto elettriche ci sono fino a 16 mila euro di incentivi, ma si tratta spesso di modelli alto di gamma molto costosi, mentre aree con il Pil più basso solo una vettura su dieci è Euro 6.

«L’approfondito studio della Fondazione Caracciolo ci consegna un chiaro e reale scenario sul futuro della nostra mobilità – ha dichiarato il presidente dell’Aci Angelo Sticchi Damiani -. Grazie alla costante evoluzione delle tecnologie, alla naturale crescita dell’elettrificazione e alle spontanee scelte del mercato, progressivamente e senza forzature, è possibile raggiungere una nuova mobilità sostenibile, che salvaguardi il diritto alla mobilità, specie nelle aree metropolitane, e garantisca un significativo miglioramento della qualità dell’aria e la tenuta del forte settore automotive italiano. La transizione eco-razionale della mobilità consentirà di raggiungere il contenimento delle emissioni di C02 su livelli prossimi agli obiettivi fissati dall’Europa al 2030. Un’ulteriore auspicabile accelerazione di questo percorso potrà arrivare dal sostegno a rottamare le vecchie auto da Euro 0 a 3, le più inquinanti, con auto più sicure e avanzate, quali, ovviamente, le ultimissime Euro 6d e come anche le recenti e più accessibili Euro 4 e Euro 5».

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Sabato 14 Marzo 2020 - Ultimo aggiornamento: 17-03-2020 14:49 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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