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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Lewis Hamilton

Il Re nero a caccia di tutti i record, le Ferrari arrancano doppiate in mezzo al gruppo

di Giorgio Ursicino

La Formula 1 ha il suo padrone. Un re. Nero. Sulle colline di Budapest, con il cielo coperto da nuvoloni minacciosi per tutta la gara dopo un via sull’asfalto bagnato, Lewis Hamilton scrive un’altra mitica pagina nella storia della velocità. All’Hungaroring si prende tutto, ai rivali non lascia nemmeno la speranza. Il britannico sa bene che, quando c’è l’opportunità, bisogna dare il colpo del ko per spingere sotto i tacchi anche il morale degli avversari. Nel weekend ha corso da cannibale, come la domenica precedente Spielberg.

Oltre la pole, la corsa dominata e la vittoria, ha dipinto un finale di show che ha umiliato il resto del gruppo. A pochi giri dalla bandiera a scacchi, confidando sul rassicurante vantaggio accumulato, è rientrato ai box ed ha montato le gomme soft per prendersi il giro veloce (oltre alla gloria vale un punto). Per Lewis l’impresa non era complicata da centrare. La facilità con cui ha percorso tre o quattro giri ad un ritmo spaziale, però, è stata disarmante, facendo capire a tutti che il Mondiale in questo 2020 anomalo finirà molto presto.

E il suddito di sua maestà, oltre ad eguagliare le sette corone di Schumacher, toglierà al tedesco anche il record di 91 gran premi vinti. In Ungheria, infatti, la pantera ha raggiunto le 90 pole (primato assoluto) e le 86 vittorie. In più, l’ex ragazzo prodigio, ha ottenuto l’ottava vittoria sulla pista di Budapest, un’impresa realizzata solo dallo sfortunato ex pilota della Ferrari sul tracciato di Magny Cours. Per la Ferrari un’altra giornata da dimenticare, peggio della prime due tappe della stagione a Zetwelg. Nella prima, infatti, c’era stata la safety car a consentire a Leclerc di sfruttare il suo talento per mettere le mani su un immeritato secondo posto.

Nella seconda, il fratricida autoscontro fra i piloti del Cavallino (o meglio Charles che ha scambiato la Rossa di Sebastian per un trampolino) ha impedito di vedere quanto poca sia la consistenza tecnica della SF1000, non solo rispetto alla inarrivabile Stella di Stoccarda. Nei saliscendi magiari, su un circuito completamente diverso da quello austriaco molto veloce, il Cavallino è naufragato. Entrambe le monoposto della Scuderia sono finite doppiate, ancora a diversi giri dalla fine. In più, il driver “scaricato”, il quattro volte campione del mondo Sebastian Vettel che il prossimo anno potrebbe tornare all’ovile Red Bull per prendersi la rivincita in compagnia di Verstappen, è sembrato almeno in gara molto più consistente del “predestinato” che qualche volta soffre la mancanza di esperienza per sfruttare al meglio i pneumatici Pirelli sulla lunga distanza.

Dopo una partenza abbottonata sulle gomme intermedie (l’imperativo era restare lontano da Seb), il “principino” si era trovato davanti al compagno tedesco nel valzer dai cambi gomme quando la traiettoria si è asciugata (praticamente subito). Le due Haas, che hanno avuto il coraggio di prendere il via dai box con le gomme slick, si sono ritrovate nelle primissime posizioni nella prima parte di gara. Hamilton è scattato in maniera perfetta mostrando a tutti che astronave guida e quanto lui sia superiore agli altri sull’asfalto bagnato. Nella tornata iniziale ha staccato il secondo di oltre tre secondi.

Poi, asciutto o umido che sia, dava un secondo al giro al gruppone prima di mettersi in “modalità controllo”. Grande gara di Max Verstappen che, nel giro di schieramento, aveva appiccicato la sua Red Bull su un mucchio di gomme. Ruota aperta e braccetto rotto, sembrava finita lì. I meccanici bibitari, però, hanno fatto il miracolo e un super Max ha ricambiato facendone uno lui. È scattato come un fulmine quando si è spento il semaforo passando da settimo a terzo, poi si è buttato all’inseguimento di Lewis come un ghepardo. Il re giocava con la sua Freccia di un altro pianeta, ma Max ha dato spettacolo confermando che, quando c’è da guidare, può giocarsela con sua maestà.

Alla fine è arrivato secondo e Bottas, partito malissimo dalla prima fila, gli è arrivato in scia (terzo podio in tre gare) con una monoposto ben superiore, ma non è riuscito a superarlo. Vettel, sesto, ha chiuso dietro a Mercedes, Red Bull e Racing Point; Leclerc, undicesimo, si è inchinato pure a Renault, Haas e alla McLaren del futuro compagno ferrarista Sainz che si è tolto la piccola soddisfazione di superarlo in pista. Per i ragazzi di Maranello c’è un sacco di lavoro da fare e non si sa da dove cominciare. La Mercedes, invece, è così superiore che si pensa abbia un motore irregolare anche se nessuno sa perché.

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Lunedì 20 Luglio 2020 - Ultimo aggiornamento: 26-07-2020 18:28 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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