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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino

Hamilton e Vettel onorano Alonso nel giorno del suo addio alla F1

Un copione non scritto. Una regia improvvisata. E per questo più bella, certamente emozionante, quasi commovente. Nella calda serata di Abu Dhabi, il “cannibale” britannico Lewis Hamilton ha appena vinto il suo 11° gran premio della stagione (il 73° in carriera) precedendo di poco la Ferrari di Vettel quando sui due piomba Fernando Alonso con la McLaren che era stato da poco doppiato. Per Fernando era un momento speciale, l’ultima bandiera a scacchi di una carriera gloriosa. Lewis e Seb, nove mondiali in due, senza pensarci un attivo hanno dato strada alla monoposto arancione e, come due cacciabombardieri, lo hanno scortato fino al traguardo dando vita ad una parata già entrata nella leggenda.

Prima dell’ultima curva, come ragazzi che scorazzano in motorino, Lewis ha fatto cenno a Fernando di non rientrare ai box, ma di seguire lui e Seb sul rettilineo del traguardo per festeggiare insieme. Raggiunta la linea d’arrivo una nuvola di fumo che ha oscurato le tribune ha chiuso il sipario su una delle era più combattute della F1: Fernando, Lewis e Seb, senza più la preoccupazione di dover salvaguardare i motori, si sono messi a fare degli spettacolari “burnout” trasformando i loro bolidi in eleganti ballerine.  «È vero, senza visibilità potevamo scontrarci, ma in quel momento nessuno di noi si è preoccupato di eventuali danni alle macchine...», ha commentato sorridente e senza un filo di tristezza lo spagnolo.

Una carriera da eroe quella di Fernando: 314 gare disputate in F1, 32 trionfi, due titoli mondiali, 97 podi, 22 pole, 23 giri veloci e quasi duemila punti. Una bacheca ricchissima che poteva essere molto più zeppa se il ragazzo di Oviedo non si fosse trovato spesso al posto sbagliato nel momento sbagliato, nonostante abbia avuto sempre al suo fianco come consigliere Flavio Briatore, uno dei manager più abili in circolazione. Proprio con Briatore lo spagnolo ha vissuto i momenti migliori. Nando aveva esordito in F1 giovanissimo (19 anni) con la Minardi nel 2001 e la stagione successivo Falvio lo porta in Renault come terzo pilota avendo visto in lui uno straordinario talento.

Promosso titolare fu 6° in Campionato nel 2003, 4° nel 2004, poi conquistò due titoli di fila (2005-2006) mettendo fine al dominio Ferrari-Schumacher e diventando il più giovane iridato del Circus, record che poi gli hanno tolto prima Lewis e poi Seb e che ora è nel mirino di Verstappen. In questa sua prima carriera in F1 (non ha mai escluso un ritorno) lo spagnolo è preceduto nella classifica dei GP disputati solo da Barrichello, in quella dei giri fatti in gara da Schumi (di una manciata), ma è il driver che ha visto più volte il traguardo (253) e che ha percorso più chilometri. Seb e Lewis sanno bene che, con vetture diverse, anche Fernando avrebbe potuto conquistare più titoli.

Fernando è forte, ma irrequieto lascia la Renault per la McLaren dove litiga di brutto con il compagno che è l’esordiente Hamilton. Buttano il Campionato e Fernando torna in Renault senza gloria, poi 5 stagioni in Ferrari con due titoli sfiorati che per un soffio sono finiti a Sebastian con la stratosferica Red Bull. Cambia ancora, punta sulla gloriosa McLaren e sul ritorno della Honda, ma è una scelta sbagliata: 4 stagioni buttate al vento con tanta fatica e nessun risultato. Nel frattempo il sogno della “triple crown”: è stato in testa alla 500 Miglia di Indy (ci riproverà nel 2019) e ha dominato la 24 Ore di Le Mans (2018). E con la tripla corona in testa come solo Graham Hill ha saputo fare potrebbe riaffacciarsi nei gran premi se qualcuno gli darà un’auto che merita.

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Sabato 1 Dicembre 2018 - Ultimo aggiornamento: 02-12-2018 04:49 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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