Un cambio gomme

Le Mans, il regno delle Michelin: le magiche scarpette ai piedi delle astronavi

di Nicola Desiderio
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LE MANS - Andare oltre. E non più solo contro se stessi. La Michelin punta infatti ancora una volta a migliorarsi alla 24 di Le Mans preparandosi a conquistare la 25ma vittoria, la 19ma consecutiva in una gara che esalta come nessun’altra la filosofia Total Performance di Michelin permettendo di sperimentare soluzioni applicabili direttamente agli pneumatici di serie per offrire più sicurezza, più durata e meno resistenza al rotolamento con più aderenza.
 

 

L’altra sfida è quella della Dunlop, che quest’anno calza 27 auto su 60 partenti invece delle 20 su 56 del 2015 – tra cui le Bykolles e le Rebellion, uniche LMP1 non ufficiali e con propulsione tradizionale – mantiene il predominio nella LMP2 e nella GTE Pro si è guadagnata la fiducia del team ufficiale Aston Martin. Questo ha permesso alla casa di Clermont Ferrand di condurre un lavoro più specifico per ciascun costruttore concentrandosi sulle prestazioni, nel tentativo di recuperarne parte (almeno un secondo a giro) rispetto a quanto perso dalle vetture per ottemperare alle ancora più restrittive regole sul consumo, visto che c’erano già stati enormi progressi negli anni precedenti sulla durata, triplicata dal 1998 ad oggi.

Invariate invece le specifiche che riguardano gli pneumatici stessi: la LMP1 monta 31/71-18 su tutte le ruote, stessa misura al posteriore per la LMP2 e la GTE che invece davanti monta, rispettivamente, 30/65-18 e 30/68-18 dove i primi due numeri sono la larghezza dello pneumatico e il diametro esterno in cm mentre l’altro è il diametro del cerchio in pollici. Le LMP1 possono usare 12 set di gomme per la gara e 7 per prove libere (escluse quelle del 5 giugno), qualifiche e warm-up, al pari delle LMP2 che invece in gara possono contare su 4 set in più come le GTE che hanno invece 8 set per le prove.

Tutte le classi hanno 4 pneumatici supplementari da usare come jolly. La Michelin porta nella Loira 6 tipi di coperture: tre slick soft (basse temperature, alte temperature e alte temperature+), 2 per il bagnato (“wet” e “full wet”) e la famosa “hybrid”, una slick impiegata dal 2012 che, grazie alla sua particolare mescola, può essere usata come un’intermedia ed è ideale per condizioni di umidità e temperatura variabili, come avviene in una gara e su un circuito lungo come Le Mans.

In generale, tutto lo sviluppo ha mirato a coprire una gamma di utilizzo che va dalle 6 alle 24 ore di gara e da condizioni climatiche che vanno dal caldo del Bahrein o di Austin fino al freddo umido di Spa o Silverstone dove invece è caduta la neve durante le prove del sabato e ci sarebbero voluti gli invernali.

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Giovedì 7 Luglio 2016 - Ultimo aggiornamento: 19:25 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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