Il catamarano di Land Rover BAR impegnato in regata contro Artemis

La Coppa America scalda i motori, per Land Rover BAR un pit stop come le Formula1

di Giorgio Ursicino
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BERMUDA - Entra nel vivo l’edizione numero 35 dell’American’s Cup. Sabato una delle sei imbarcazioni in rappresentanza di altrettanti paesi dovrà ammainare le vele e tornare a casa. I Defender di Oracle, che hanno preso parte ai primi due Round Robin, si faranno da parte lasciando agli altri quattro team l’onore di sfidarsi in semifinale per conquistare la Louis Vitton Cup e acquisire il diritto di regatare contro i detentori del più antico e prestigioso dei trofei.
 

 

Con questi catamarani, che somigliano più a degli aerei o quanto meno a delle Formula 1, sono sugli scudi i brand automobilistici partner e sponsor delle squadre migliori. C’è sempre BMW sulle vele e sugli scafi di Oracle, così come c’è Toyota e Pirelli in quelli di Emirates New Zealand, gli ultimi vincitori della Louis Vuitton Cup che persero in finale con gli americani nel 2013 solo per 9 a 8. L’impegno maggiore, però, è quello della Land Rover che è stretto alleato del team britannico Bar (Ben Ainslie Racing) a cui fornisce risorse tecnologiche e umane oltre a dare il nome alla barca.

Land Rover, che per l’occasione schiera la nuova Rita 1, è quella che si è meglio comportata nelle World Series disputate negli ultimi due anni fra i protagonisti della Coppa America, ma la coppa vera, si sa, è un’altra cosa. Appassionanti le regate fin qui disputate da questo mostri lunghi 15 metri, pesanti quasi 25 tonnellate con un albero che sfiora i 25 metri e una superfice alare superiore ai 100 metri quadrati. Eh sì, è proprio il caso di chiamarla così poiché le classiche vele non esistono più e queste strutture rigide si regolano con degli attuatori idraulici (al pari del foil e dei timoni) con una grande importanza per l’aerodinamica.

Le barche non navigano, volano, e chi tiene gli scafi in acqua anche per brevi attimi è inesorabilmente perduto poiché aumenta l’attrito e si perde velocità. Nelle statistiche è emersa ed è diventato subito uno dei parametri più importanti, la percentuale di tempo in cui la barca vola e Oracle alcune volte ha centrato l’obiettivo massimo del 100%. Spettacolare vedere come i sei velisti a bordo si impegnino secondo per secondo per evitare di poggiare l’imbarcazione in acqua, gli skipper più bravi del mondo dirigono l’orchestra comandando vele, timoni e foil grazie alla tecnologia ed alla forza di 4 “velisti” (ha ancora senso chiamarli così?) il cui unico compito e produrre energia idraulica (oltre mille watt ogni regata) indispensabile al funzionamento dell’astronave.

Al timone di Land Rover c’è Sir Ben Ainslie, il velista più vincente del mondo (si è messo al collo medaglie in cinque diverse edizioni dei Giochi Olimpici), a quello di Oracle il campione in carica Jimmy Spithill, a quello di New Zealand Peter Burling (il più giovane) che ha preso il posto di Dean Barker ora numero uno dei giapponesi di SoftBank. Frank Cammas guida Groupama francese, Nathan Outteridge gli svedesi di Artemisis.

Lo stretto legame con il settore automotive e con tutto il motorsport è testimoniato da quando accaduto a Land Rover nell’ultima regata quando nelle operazioni di verifica poco prima del via è emerso un non perfetto funzionamento del foil di destra. Il team di Sir Ben, il cui ceo è Martin Whitmarsh ex team principal della McLaren, non ha esitato un secondo a tirare il catamarano fuori dall’acqua ed a infilarlo ai box dove, come avviene per la sostituzione dei propulsori delle F1, è iniziata una corsa contro il tempo scandita dai secondi. Operazione completata sul filo di lana e gli inglesi pochi minuti dopo si sono messi alle spalle Artemis con una gran partenza ed una regata tutta in testa.
 

 

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Mercoledì 31 Maggio 2017 - Ultimo aggiornamento: 12-06-2017 15:19 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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